Il Messaggero, 19 ottobre 2021
La Spagna vuole abolire la prostituzione
La promessa è quella di abolire la prostituzione, processando e sanzionando non solo gli sfruttatori, ma anche i clienti che si rivolgano a escort indipendenti. «Abbiamo preso un impegno che porterò a termine: ci batteremo per abolire la prostituzione, che schiavizza le donne»: la sfida è del premier spagnolo Pedro Sánchez e l’annuncio è stato dato a Valencia, durante il discorso di chiusura del quarantesimo congresso del Partito Socialista spagnolo (Psoe), di cui il capo del governo è leader da più di quattro anni. La proposta del partito che il premier ha definito «femminista», in un Paese dove il movimento è molto forte, prevede l’elaborazione di una legge che dichiari la prostituzione illegale, mettendo un freno alla depenalizzazione. Attualmente, la pratica è consentita, purché non vi sia coercizione e non avvenga in spazi pubblici, anche se il favoreggiamento e lo sfruttamento sono ancora reato. Nel Paese, da quando l’attività è stata depenalizzata, c’è stato un vero e proprio boom, con circa 300mila prostitute attive. Da anni, però, la Spagna si trova ai vertici delle classifiche del business della prostituzione in Europa, con migliaia di donne costrette a vivere in condizioni di sfruttamento. Secondo stime basate sui dati delle Nazioni Unite, nel Paese iberico ci sono circa 350mila prostitute e quasi un uomo su quattro è disposto a pagare per fare sesso. La polizia spagnola calcola che oltre l’80 per cento delle donne che si prostituiscono sono forzate a farlo.
LA COSTITUZIONE
Escludendo i casi di coercizione e sfruttamento, quanto è realizzabile la proposta di Sánchez? In Italia, per esempio, «il sistema costituzionale non prevede la punibilità della prostituzione, ovviamente in assenza di favoreggiamento e costrizione, e la Cassazione già da tempo prevede la tassabilità di tale pratica, riconoscendole una patente di non proibizione», spiega Giovanni Maria Flick, giurista, accademico ed ex presidente della Corte costituzionale. «Il reato si ha in caso di favoreggiamento, induzione, reclutamento – aggiunge Flick – quando c’è l’attività di terzi che influisce sulla libertà». Dello stesso avviso anche il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli: «Nei limiti in cui l’attività si svolge in una sfera privata, senza obblighi, e quando è espressione di una vera libertà, si tratta di una situazione difficilmente perseguibile. Se invece ci sono situazioni in cui la libertà e la dignità vengono lese, allora lo Stato ha il dovere di proteggere e intervenire». Pure Mirabelli sottolinea che la Cassazione «considera la pratica indipendente un esercizio di attività produttiva da tassare: pur essendo considerato discutibile sul piano morale, non può essere ritenuto illecito». L’allarme c’è quando la prostituzione è collegata ad altri fenomeni, come la tratta di esseri umani a fini sessuali, anche di minorenni. Secondo Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna Ong, un’organizzazione che ha lo scopo contrastare la violenza di genere, «sarebbe sbagliato condannare chi è coinvolto nella prostituzione, visto che molto spesso per queste donne è l’unica possibilità di sopravvivenza», ma la proposta del premier spagnolo, se fosse attuabile, sarebbe positiva: «Dove un corpo si può comprare è difficile dare valore alla persona. La regolamentazione della prostituzione aumenta la criminalità, lo abbiamo visto per esempio in Olanda».
Sánchez e i suoi vorrebbero ottenere l’approvazione di una norma entro il 2023, quando scadrà il mandato di governo. Ma il dibattito sull’argomento è appena all’inizio. E nel Paese c’è chi si dichiara già apertamente contrario, come il sindacato delle lavoratrici sessuali Otras, che da anni chiede la regolarizzazione della situazione lavorativa delle prostitute, considerate lavoratrici del sesso.