Il Sole 24 Ore, 18 ottobre 2021
Il flusso sospetto di contanti in Italia
Un flusso monstre di contanti versato soprattutto a mezzo sportello automatico e cassa continua. Banconote movimentate attraverso banche, Poste, istituti di moneta elettronica (Imel) e di pagamento (Ip), che nei primi sei mesi del 2021 hanno raggiunto la soglia di 100,5 miliardi di euro, in aumento del 4% rispetto allo stesso periodo del 2020. In tutto sono 19,8 milioni le operazioni con denaro liquido che hanno lasciato traccia nei database e che l’Uif di Bankitalia sta incrociando con le «segnalazioni sospette» (Sos) per stanare il riciclaggio di proventi illeciti, come l’evasione fiscale.
Gli analisti dell’Antiriciclaggio ritengono che «la facilità di utilizzo del contante», che da sempre caratterizza il nostro Paese come dimostrano le relazioni della Banca d’Italia, «e la non tracciabilità delle operazioni possono risultare funzionali ad agevolare il riciclaggio di risorse di origine illecita».
Comunicazioni oggettive
La movimentazione del denaro è seguita attraverso l’analisi delle «comunicazioni oggettive». Si tratta di uno strumento in vigore da marzo 2019, che ha consentito una svolta nell’accertamento: i soggetti che gestiscono il risparmio sono, infatti, obbligati a comunicare tutte le operazioni a partire da 10mila euro – anche frazionate in singole transazioni da 1.000 euro – compiute nel mese di riferimento dalla propria clientela. Sono essenzialmente diverse dalle segnalazioni sospette in quanto l’obbligo di comunicazione nasce dal raggiungimento delle soglie di valore, a prescindere da qualunque valutazione sulle finalità delle operazioni.
La traccia
Le comunicazioni oggettive, dunque, lasciano una traccia ma che diventa alert di riciclaggio quando è intrecciata con le segnalazioni sospette su operazioni di finanza sporca. Nel 2020, per esempio, le Sos che hanno presentato raccordi con le comunicazioni oggettive sono state il 52,8% del totale. Di queste, il 62% ha fatto emergere sospetti «riferibili a fenomeni di evasione fiscale», scrive l’Antiriciclaggio nel dossier. Si stima, in termini assoluti, che circa un quinto delle Sos sia connessa a violazioni della normativa fiscale e alla circolazione del contante.
Attività economiche a rischio
Stando ai dati dell’Uif, commercio e ristorazione – comparti che più di altri compiono transazioni per importi ridotti ma che risultano anche tra le attività maggiormente permeabili all’infiltrazione criminale – rappresentano da soli il 64% delle persone giuridiche e delle ditte individuali a cui sono riferibili le operazioni in contanti monitorate dall’Antiriciclaggio nel 1° semestre 2021. Ed è indicativo riscontrare che proprio in questi due settori si concentra, secondo l’ultima relazione «L’economia non osservata nei conti nazionali» dell’Istat, buona parte del sommerso economico.
Circolazione denaro
Già lo scorso anno gli investigatori della Guardia di finanza e dell’Antiriciclaggio hanno individuato una circolazione anomala di contanti.
Le informative stanno arricchendo i fascicoli giudiziari soprattutto delle procure della Repubblica del Centro-Nord, dopo che l’Uif ha messo a punto uno specifico indicatore sulla circolazione del denaro. In Italia la percentuale di utilizzo di liquido presenta una distribuzione polarizzata: bassa nelle province del Centro-Nord e più elevata in quelle del Sud e delle Isole. Un divario che secondo gli analisti «è imputabile a fattori socio-economici e finanziari», quali «le abitudini di spesa».
Ma la nuova analisi “econometrica” sviluppata dall’Antiriciclaggio ha consentito di isolare «la quota di operatività in contanti potenzialmente anomala – e quindi sintomatica di condotte illecite – nei casi di sistematica incoerenza con i fondamentali socio-economici e finanziari osservati a livello locale». In sostanza, anche se nelle province del Sud risulta una maggiore operatività di denaro contante, è nelle aree più produttive del Nord che questa circolazione di soldi rischia di alimentare il riciclaggio.