Il Messaggero, 18 ottobre 2021
Biografia di Conor McGregor
Tre arresti, cauzioni per 62 mila dollari e una cifra imprecisata spesa in multe prese a ogni latitudine e dalle più disparate autorità. Con la chicca, in senso negativo si intende, di una maxi mazzetta da 900 mila euro che la leggenda metropolitana vuole abbia pagato alla mafia irlandese per risolvere una faccenda spinosa. Una delle sue tante aggressioni, di cui quella volta, in un pub di Dublino, fu vittima l’uomo sbagliato. Il curriculum extrasportivo di Conor McGregor è l’esatta antitesi di quello da lottatore: ricchissimo sì, ma di biasimo. Provocatore lo è sempre stato, aggressivo anche. Ma tutto era sempre rimasto all’interno del suo profilo da lottatore sporco, da fighter di strada. Ma quando nel 2017 è salito per la prima e unica volta su un ring di boxe per sfidare Floyd Mayweather qualcosa è cambiato. L’incontro, che mediaticamente ebbe un enorme risalto mondiale, garantì all’irlandese un compenso impossibile da stimare con certezza ma che, secondo le varie fonti, oscillava tra i 75 e i 100 milioni di dollari. Non che nella UFC Conor se la passasse male, ma queste cifre... Da allora lo showman ha avuto la meglio sull’atleta, lo sbandato ha preso il posto del campione, pub e locali notturni sono diventati il suo ottagono. I guai cominciano proprio nel 2017 – ad agosto la sfida con Mayweather, a novembre i fatti che andiamo a raccontare – quando in un pub di Dublino aggredisce per motivi imprecisati un uomo – si scoprirà poi – molto legato a uno dei più noti trafficanti irlandesi. È solo la sua fama (ed evidentemente le notizie che circolano sulle nuove spropositate dimensioni del suo conto in banca dopo la notte contro Pretty Boy) ad evitargli guai seri: la mafia locale gli fa intendere che per una cifra vicina ai 900 mila euro chiuderà un occhio sull’episodio. E Conor paga. Ma la china discendente è ormai stata imboccata.
Nell’ottobre dell’anno successivo McGregor è atteso dalla sfida con l’allora nuova icona delle MMA, Khabib Nurmagomedov, per il titolo dei pesi leggeri. Ma ad aprile l’irlandese pensa bene insieme a un gruppo di suoi amici teppisti di assaltare in un parcheggio il pullman dove il campione daghestano viaggia con altri lottatori. McGregor si segnala come il più scatenato degli aggressori, lanciando sedie e bidoni contro i finestrini del bus. Due colleghi rimangono feriti al volto e a McGregor, peraltro inchiodato dai video di sicurezza che diventano virali sul web, non rimane che costituirsi. Torna in libertà dopo aver pagato una cauzione da 50 mila dollari e ottobre viene sconfitto senza appello da Nurmagomedov. Qualche mese ancora e la fedina penale del fighter si arricchisce di una nuova macchia. Marzo 2019: davanti a un hotel di Miami Beach litiga con un fan troppo invadente, gli distrugge il telefono e lo aggredisce. Finisce di nuovo in cella e ne esce dopo aver pagato altri 12 mila dollari. Non sarà la sua ultima volta dietro le sbarre. Perché il lottatore, nel settembre del 2020, viene arrestato ancora, questa volta in Corsica, con l’accusa ancora più grave di violenza sessuale. Si sa poco dei fatti, lo denuncia una ragazza del posto per fatti avvenuti all’interno di un bar. McGregor viene trattenuto e interrogato per due giorni, poi rilasciato. Dopo otto mesi le indagini vengono archiviate per assenza di prove. Come avvenuto l’anno prima quando la stessa denuncia era arrivata da una donna che lavorava in un hotel di Dublino in cui alloggiava il lottatore.
Ma c’è un aneddoto in particolare che spiega meglio di tutto chi sia Conor McGregor. Nell’aprile del 2019, sempre in un pub di Dublino, il Murble Arch, prova ripetutamente a offrire da bere a un signore di una certa età che rifiuta la cortesia. Il risultato sono spintoni e schiaffi e la puntuale denuncia dell’anziano cliente. In tribunale McGregor ammette la propria colpevolezza e paga una multa di circa mille euro. Questione finita? Macché. Conor continua a pensarci e due anni dopo (due anni...) decide di comprare il pub teatro della rissa e di vietare l’ingresso a Des Keogh, il signore che lo aveva denunciato. Che a malincuore, ma forse nemmeno troppo, avrà dovuto trovare un altro posto di fiducia per sorseggiare un whisky in tranquillità.