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 2021  ottobre 18 Lunedì calendario

Intervista a Flavia Pennetta


All’eterna ragazza di Brindisi è sempre piaciuto mettere il naso davanti alle altre. Prima tennista italiana della storia a entrare nelle top 10 della classifica mondiale (agosto 2009), prima n.1 del ranking in doppio (febbraio 2011), unica ad aver conquistato un titolo Slam sia in singolare (Us Open 2015) che in coppia (Australian Open 2011 insieme all’argentina Dulko). E pazienza se Francesca Schiavone si era annessa un Major cinque anni prima (Roland Garros 2010): l’onore di vedersi candidata per un posto nella Hall of Fame del tennis di Newport, prima italiana e terza in assoluto dopo le icone Nicola Pietrangeli e Gianni Clerici, è toccato a Flavia Pennetta in Fabio Fognini, tra un mese mamma per la terza volta (il sesso della creatura verrà presto svelato sui social ma di certo avrà un nome che comincia con la F, come da tradizione di famiglia).
Flavia, comincia la campagna elettorale per farsi votare dai tifosi (vote.tennisfame.com) e dal comitato della Hall of Fame presieduto da Stan Smith.
«E qui iniziano i guai: mio padre Oronzo dice che sono una pessima politica, e ha ragione. Io sto mandando messaggi agli amici, userò Instagram, vedo tanti appassionati di tennis italiani entusiasti, mi colpisce l’attenzione mediatica data alla notizia. Va bene, tutto fa brodo per mantenere alta la visibilità rispetto agli altri candidati».
Passiamo in rassegna i rivali. Cara Black e Lisa Raymond non sembrano pericolose. Molto di più lo è Ana Ivanovic, sposata con l’ex calciatore tedesco Schweinsteiger, attivissima sui social.
«Insieme a Serena Williams, la mia bestia nera, peraltro. Non riuscivo a capire dove tirasse, mi mandava ai matti. Cinque confronti, tra singolare e doppio, e cinque sconfitte da Wimbledon 2005 a Miami 2014. Che rabbia...».
E poi i due uomini da battere: gli spagnoli Carlos Moya, suo ex oggi coach di Rafa Nadal, e Juan Carlos Ferrero.
«Scontrarmi con Moya è buffo, mi fa ridere: sarà un osso duro perché con Rafa è rimasto nel circuito e gode di grande visibilità. Ferrero mi impensierisce di meno».
Perché, secondo lei, la sua candidatura è arrivata prima di quella di Francesca Schiavone, che la precedette?
«Probabilmente per una questione di situazioni: al comitato della Hall of Fame non è sfuggito che sono stata la prima italiana nella top 10 e, forse, ha voluto premiare anche la costanza in doppio. Naturalmente tutto ciò diventerà oggetto degli sfottò tra me e la Franci!».
Qualcuno le aveva messo una pulce nell’orecchio?
«Macché. È stata una sorpresa totale. Ricevo una mail da Stan Smith: ciao Flavia, mi dai il tuo numero di telefono? Penso a una bufala, ma dopo un controllo scopro che è tutto vero!».
Perché i membri della Hall of Fame dovrebbero votarla (short list entro fine anno, ammissione nel 2022)?
«Ho dato anima e corpo al tennis, mi sono divertita rispettando sempre le avversarie, ho avuto una carriera bellissima, terminata con una vittoria Slam a 33 anni. Penso di aver regalato qualcosa, in termini di risultati ed emozioni, al mio sport».
Le piace il suo sport, oggi? Per la quinta stagione consecutiva i quattro Slam hanno avuto quattro regine diverse.
«A me non piace. Quello che sta succedendo, questa fortissima discontinuità, a mio parere non è un bene per il tennis. Ai miei tempi non sarebbe mai potuto succedere che una ragazzina partita dalle qualificazioni, come Emma Raducanu a New York, vincesse uno Slam. Le atlete al top facevano troppa differenza. C’è qualcosa che non va. Manca il carisma, così il tennis femminile è più difficile da vendere».
Il declino dello strapotere di Serena Williams ha aperto la porta a chi è più in forma.
«Le giovanissime, Raducanu e Fernandez, è tutto da dimostrare che si confermino. Una regina Slam non può sparire nel nulla. Io non sono mai stata tra le superstar però sono durata ad alto livello quindici anni, e Francesca Schiavone idem».
Naomi Osaka saprà uscire dalla sua crisi personale?
«Naomi ha già dimostrato consistenza: di Slam ne ha vinti quattro. Ha peso. Che non riesca a essere continua è un altro problema: i social e l’attenzione mediatica possono distruggerti. Oggi il bombardamento è continuo: gestirlo non è affatto facile. Non farei cambio con la Osaka».
Kim Clijsters, 38 anni e tre figli, è tornata a giocare. In questo tennis così fluido non ci sarebbe spazio anche per Flavia Pennetta?
«Noooo. Capisco la voglia di riprovarci, perché l’adrenalina del match non la ritrovi più da nessuna parte. Io non avrei più la forza mentale per stare in campo. Sta per arrivare il terzo figlio, che è l’ultimo. Mi ha fatto sorridere il tweet di Andy Roddick: nella Hall of Fame deve entrare la Pennetta perché resiste al fianco di suo marito Fabio Fognini, un risultato straordinario!».