la Repubblica, 18 ottobre 2021
Biografia di Alexandre Kojève
Se gli uomini più intelligenti e quindi presuntuosi di un’epoca, divisi su tutto e perciò uniti nell’autoriconoscersi il diritto di esserlo, concordano nel definire loro superiore un altro uomo, vale la pena chiedersi perché. Se poi quegli intellettuali frequentano caffè e salotti parigini, dove in genere non regna lo humour, la domanda si fa più pressante. Ma non avrà risposta. Soprattutto se quel genio si chiama Alexandre Kojève (1902 – 1968). Il più misterioso e influente pensatore e uomo di segreto potere prodotto dalla Francia.
Russo cresciuto in una ricca famiglia moscovita, nipote di Vassilij Kandinskij, autoesiliato negli anni Venti dopo che mamma gli ha riempito di diamanti le mutande, formato nell’accademia filosofica tedesca (tesi con Jaspers su Solov’ëv) ma capace di attingere alle più varie discipline del sapere, protagonista dei seminari su Hegel che negli anni Trenta radunano il meglio della cultura parigina, infine uno dei veri capi della Francia del dopoguerra: Kojève sfugge a ogni definizione.
Né possiamo sapere fino a che punto sia assimilato dalla sua nuova patria, lui che si definisce scherzosamente ma non troppo “la coscienza di Stalin” mentre scrive memorandum geopolitici per il generale de Gaulle. Kojève stesso stabilisce: «La vita umana è una commedia. Bisogna recitarla seriamente». Sicché quando produce, nel 1945, il suo saggio sull’ Impero Latino, necessità geopolitica per la Francia se non vuole congedarsi dalla potenza, nessuno può giurare fino a che punto faccia sul serio. Forse Kojève pensa alla sua patria di adozione quando dice: «Il solo dovere nella vita è cercare d’essere colui che non potrai diventare».
Dobbiamo a Marco Filoni, brillante filosofo della politica, l’opera probabilmente definitiva su vita, opera e misteri di Kojève. Grazie anche allo speciale accesso da anni acquisito ai suoi manoscritti e alla sua biblioteca, di cui è il curatore – Kojève non ama pubblicare i suoi lavori, migliaia di pagine restano inedite – Filoni ci offre il ritratto più completo e penetrante oggi reperibile nel crescente filone degli studi kojèviani. Insieme biografia e guida a un cifrario filosofico fra i più esoterici in commercio.
Il titolo è già l’interpretazione: L’azione politica del filosofo. La vita e il pensiero di Alexandre Kojève. L’accento è posto dunque non sul finissimo esegeta e reinventore di Hegel, filosofo completamente reinterpretato ed “esistenzializzato” da Kojève, ma sul direttore segreto della geopolitica economica francese negli anni Cinquanta e Sessanta. Grande negoziatore internazionale al cui apparire, specie se non accompagnato, le altre delegazioni entrano nel panico. Sapendo che saranno letteralmente derise. Per Kojève, che dell’ironia fa un’arte pratica, sedere in una conferenza negoziale è come accomodarsi a un tavolo da poker. Con la massima, giocosa serietà: «Adoro questo lavoro. Per un intellettuale il successo rappresenta la riuscita.
Qui è tutto diverso. Si riesce davvero a fare delle cose. Ho già detto del piacere che ho provato quando il mio sistema doganale è stato accolto. È una forma di gioco superiore. Si viaggia, si appartiene a un’élite internazionale, quella che ha sostituito l’aristocrazia». Kojève applica i suoi paradossi specialmente ai negoziatori americani, che spesso soccombono per stordimento. La sua opera è in fondo la risposta al celeberrimo appello del giovane Marx ai filosofi perché si dedichino a trasformare il mondo, non solo a interpretarlo. Lui che passerà alla storia come il pensatore della moderna fine della storia, la storia vuole contribuire a farla. Non per caso Giuliano l’Apostata, filosofo- re, è figura in cui ama specchiarsi.
Certo Kojève vorrebbe superare, non solo reinventare Hegel, fra un negoziato e l’altro. Il suo sistema filosofico, cui per decenni dedica le sue domeniche, resta incompiuto. Ma siamo certi che quando un infarto lo stronca durante una conferenza a Bruxelles, si sta ancora divertendo.