Da “la Stampa”, 17 ottobre 2021
SAPEVATE CHE “YESTERDAY” È NATA COME UNA CANZONE SULLE UOVA STRAPAZZATE? – LA RIVELAZIONE DI PAUL MCCARTNEY: “HO SENTITO QUESTA MELODIA IN UN SOGNO. PER MEMORIZZARLA HO BUTTATO GIÙ ALCUNE PAROLE POSTICCE - DOPO UN PAIO DI SETTIMANE È DIVENTATO CHIARO CHE NON ESISTEVA, SE NON NELLA MIA TESTA – MA PER IL TESTO AVEVO SOLO LA FRASE ‘SCRAMBLED EGGS, OH MY BABY, HOW I LOVE YOUR LEGS, SCRAMBLED EGGS.’ VOLEVO MANTENERE LA MELODIA COSÌ COM'ERA, E SAPEVO CHE DOVEVO ADATTARVI LE SILLABE DELLE PAROLE. RICORDO ANCHE DI AVER PENSATO... - VIDEO -
Estratto del libro “The Lyrics. Parole e ricordi dal 1956 a oggi” - Il testo che segue, scritto da Paul McCartney si riferisce alla canzone “Yesterday”
Da qualche parte, in un sogno, ho sentito questa melodia. Quando mi sono svegliato, ho pensato: «Mi piace questa melodia. Che cos' è? È Fred Astaire? È Cole Porter? Che cos' è?». Sono sceso dal letto e il pianoforte era lì, proprio a fianco a me. Ho pensato Di cercare di capire come facesse la canzone. Credevo fosse un vecchio standard che avevo sentito anni addietro e poi dimenticato.
Avevo solo questa melodia, e adesso anche qualche accordo. Per memorizzarla ho buttato giù alcune parole posticce: «Scrambled eggs, oh my baby, how I love your legs, scrambled eggs». Usare parole posticce non era una cosa che facevo spesso. Anzi, piuttosto di rado. Comunque, avevo questa melodia e mi pare che la prima persona che ho visto quel mattino fuori da casa sia stato John.
Gli ho chiesto: «Che canzone è?». E lui: «Non lo so. Non l'ho mai sentita». Ho avuto la stessa risposta da George Martin e da una mia amica, la cantante Alma Cogan, che aveva una conoscenza piuttosto ampia di canzoni popolari. Dopo un paio di settimane, è diventato chiaro che nessuno conosceva la canzone e che non esisteva, se non nella mia testa. Allora l'ho rivendicata come mia e ho passato diverso tempo a rimetterci le mani sopra, arricchendola e perfezionandola.
È stato come trovare una banconota da dieci sterline per strada. Non molto tempo dopo che la canzone mi era arrivata, stavamo lavorando al film Help! .(....) , e non appena ce n'era la possibilità chiedevo di avere un pianoforte sottomano, in odo da poter lavorare alla canzone. Credo di avere scritto il middle eight sul set. E siamo arrivati al punto che il regista del film, Richard Lester, ha cominciato a infastidirsi di sentire di continuo la canzone.
Un giorno ha urlato: «Se la sento ancora una volta, faccio portare via quel maledetto pianoforte!». Non credo che abbia aiutato molto il fatto che quando mi ha chiesto il titolo della canzone, io ho risposto: «Scrambled Eggs» («Uova strapazzate»). Per mettere insieme la musica è andato tutto bene, ma per il testo avevo solo la frase «scrambled eggs, oh my baby, how I love your legs, scrambled eggs».
Allora, durante una pausa delle riprese, io e Jane siamo andati in Portogallo per una breve vacanza, siamo atterrati a Lisbona e abbiamo noleggiato un'auto. (...) ero sui sedili posteriori dell'automobile, e non stavo facendo niente. Faceva molto caldo, e c'era polvere, ed ero tipo mezzo addormentato. Una delle cose che mi piace fare in questi casi è provare a pensare. «"Scrambled eggs, blah, blah, blah . . ." Che cosa può essere?» Ho cominciato a elaborare alcune opzioni.
Volevo mantenere la melodia così com' era, e sapevo che dovevo adattarvi le sillabe delle parole. «Scrambled eggs - da-da-da.» Ci sono possibilità come «yes-terday» e «sud-den-ly». Ricordo anche di aver pensato: «Alle persone piacciono le canzoni tristi». E ricordo di aver pensato che pure a me piacevano le canzoni tristi.
Quando siamo tornati a casa ho portato la canzone alla band e, anche se qualche volta in concerto l'abbiamo suonata in quattro, per la registrazione Ringo ha detto: «Non credo che potrei suonarci una parte di batteria». George ha aggiunto: «Be', non sono nemmeno sicuro di poterci mettere molta chitarra». E poi John ha detto: «Non mi viene in mente niente. Penso che dovresti farla da solo. È davvero una canzone solista».(...)
È ancora strano per me quando la gente mi dice cose del tipo che Yesterday è la canzone pop numero uno di tutti i tempi. Pare che Rolling Stone l'abbia definita la miglior canzone del ventesimo secolo. Mi sembra tutto così enorme per una cosa che è venuta al mondo in modo così misterioso. Per molti è difficile credere che io avessi solo ventidue anni quando ho scritto Yesterday. Ogni volta che arrivo al verso «I' m not half the man I used to be», mi ricordo che avevo perso mia mamma circa otto anni prima.
Mi hanno suggerito spesso che questa è una canzone sul genere «ho perso mia mamma», al che io ho sempre risposto: «No, non credo proprio». Però sai, più ci penso - «Why she had to go I don't know, she wouldn't say» - più mi accorgo che, dopotutto, questa cosa potrebbe essere stata parte del suo background, della parte inconscia che sta dietro la canzone. È strano che non parlassimo mai della morte di nostra madre a causa del cancro.
Sapevamo a malapena cosa fosse un cancro, ma adesso non mi sorprende che quell'esperienza sia venuta a galla in questa canzone, dove la dolcezza gareggia con un dolore che non si riesce in un nessun modo a descrivere.(...) Tempo fa, qualcuno mi ha chiesto se a mano a mano che invecchio inizio a relazionarmi alle mie canzoni in modo diverso.(...) Quando ho scritto Yesterday mi ero da poco trasferito a Londra da Liverpool, e stavo cominciando a vedere un nuovo mondo di possibilità che si apriva davanti a me.
Tutti i miei ieri coprivano un lasso di tempo piuttosto limitato, a quel tempo. Adesso la canzone mi sembra addirittura più importante - sì, più commovente -, perché è passato tanto tempo da quando l'ho scritta. Lo ammetto, è un aspetto dello scrivere canzoni e del suonare musica che amo molto.