Specchio, 17 ottobre 2021
La censura russa contro Google
La Russia ha battuto un nuovo record, quello della censura di Internet. Google ha rivelato che negli ultimi dieci anni la maggior parte delle richieste di eliminare dei contenuti dal web – 123606 volte, per un totale di più di 950 mila pagine – è giunta da Mosca, che da sola invia al colosso di Mountain View più proteste di tutti gli altri Paesi messi insieme. È dal 2016 che l’ente di controllo russo, il Comitato per la vigilanza conosciuto con l’acronimo di Roskomnadzor, è il principale mittente delle proteste a Google, responsabile per il 60,6% di tutte le richieste di oscuramento di pagine che giungono al motore di ricerca più utilizzato del mondo. Google è finita al centro delle polemiche durante la campagna elettorale alla Duma del settembre scorso, accettando di oscurare l’app e gli YouTube di Alexey Navalny che contenevano le indicazioni di voto dell’opposizione liberale. I responsabili di Google Russia hanno rivelato al New York Times che sono stati costretti a piegarsi alle pressioni del Cremlino dopo la minaccia di arrestare i dipendenti russi della società. La maggior parte delle richieste russe di eliminare dei contenuti dal web riguardano proprio YouTube, anche se non tutte le contestazioni sono di carattere politico: moltissime riguardano la pirateria, la pubblicazione di film che violano i diritti d’autore, o contenuti che riguardano il gioco d’azzardo, la pornografia o le droghe.
Negli ultimi anni però, dicono a Mountain View, sono aumentate le richieste dalla Russia di oscurare link nel motore di ricerca. Tra le proteste più recenti, il Roskomnadzor ha chiesto di eliminare i riferimenti all’avvelenamento di Alexey Navalny, attribuito ai servizi segreti russi, e a un rapporto che rivelava il vero numero dei casi di Covid in Russia, secondo le stime degli esperti da tre a quattro volte superiore a quello dichiarato dalle autorità. A entrambe le richieste Google ha opposto un rifiuto, basandosi su motivazioni procedurali. Ma ora che Navalny è stato incriminato di “estremismo”, ed etichettato come “detenuto incline al terrorismo” in carcere, il rischio è che Mosca tornerà all’attacco con la scusa che i contenuti di Google violano le leggi russe. A settembre, la corporazione ha preferito cedere (insieme a Apple), anche perché si trattava di un blackout di pochi giorni durante il voto. L’alternativa potrebbe essere il blocco dei motori di ricerca e dei social occidentali in Russia, rischio che sempre più esperti considerano come molto probabile.