Il Sole 24 Ore, 17 ottobre 2021
Nel Nord smog in calo continuo da 20 anni
Con ordine, i dati della scienza e i fatti come sono. I dati e i fatti sono contenuti negli studi degli scienziati raccolti dal programma europeo Prepair sulla qualità dell’aria nell’Italia del Nord e in Slovenia.
Primo. Da più di 20 anni la qualità dell’aria nelle regioni dell’Alta Italia migliora in modo continuo. È un ricordo remoto l’anidride solforosa che fino agli anni ’90 rendeva acida la pioggia da Torino a Venezia, da Verona a Forlì; continuano a ribassare ossidi di azoto, ammoniaca, polveri fini (tranne quando piove la sabbia sahariana che fa risalire le Pm10 e le Pm2,5). Lo dicono gli scienziati.
Secondo: l’aria migliora, sì, ma non basta. Lo conferma una condanna irrogata un anno fa dall’Ue all’Italia. Bisogna lavorare ancora molto perché troppo spesso sono superati gli obiettivi europei e il piano padano – per la sua natura di bacino chiuso, umido e brulicante di vita vegetale e animale – è condannato ad avere per sempre aria lercia, anche quando sarà estinta la nostra disgraziata razza umana.
Terzo. I cittadini padani sono straconvinti (circa il 63%) che no, che ogni anno l’aria sia sempre più irrespirabile e che la qualità peggiori in modo nettissimo. [Indagine d’opinione «Valuta l’aria», 2019].
Quarto, ciò che forma le polveri fini respirate da emiliani, lombardi, piemontesi, romagnoli, veneti viene da camion e furgoni merci (21%), agricoltura e allevamenti (19%), riscaldamento a legna o pellet con camini e stufe (17%). Sono fuori dal podio le emissioni delle fabbriche (16%), auto e moto (13%), il riscaldamento a gas o a gasolio (3%), le centrali elettriche e la produzione di energia (3%), altre fonti (8%). [«Il progetto Prepair per il miglioramento della qualità dell’aria», Paolo Ferrecchi].
Quinta analisi degli scienziati sull’aria padana. Il confinamento sanitario della primavera 2020 è stato rilevato dall’olfatto dei sensori, ma non tantissimo e in modo contraddittorio. [«Le emissioni dei precursori del PM10», Alessandro Marongiu]. Nelle settimane più dure di clausura virale sono calati gli ossidi di azoto (traffico) mentre le polveri hanno avuto una flessione poco accennata: invece di creare traffico, i padani si sono chiusi in casa e hanno inquinato facendo marciare a manetta gli impianti di riscaldamento. E nell’ora più buia della clausura più rigorosa lo smog addirittura è salito nei giorni 5-13 marzo e 15-22 marzo 2020. [«Qualità dell’aria e Covid», Arianna Trentini].
Per due giorni all’inizio di ottobre a Venezia il programma europeo Prepair ha riunito scienziati e pianificatori di Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto con le altre regioni e province autonome del Nord Italia e con i vicini della Slovenia. Gli assessori regionali all’Ambiente Irene Priolo, Raffaele Cattaneo, Matteo Marnati e Gianpaolo Bottacin hanno promesso nuovi investimenti, si sono impegnati con la delegazione di ambientalisti, come Barbara Meggetto presidente della Legambiente Lombardia e Giorgio Zampetti direttore generale della Legambiente nazionale.
Certo, le Regioni si sono impegnate in sforzi significativi dal 2005, coordinate dall’Accordo del bacino padano, ma i risultati importanti sono lontani dagli obiettivi. Più piste ciclabili, più metropolitane e così via, però le fonti primarie dell’inquinamento dicono che il contributo ambientale di biciclette, pannelli solari e blocchi alle auto è utile ma non risolve.
Ciò che ha fatto scendere l’inquinamento, dicono gli scienziati, sono stati soprattutto due processi grandi e poco visibili. Le grandi fabbriche di una volta, che sfoggiavano ciminiere fumose come simbolo di attivismo, producono in altre parti del mondo. E, soprattutto, sono cambiate le tecnologie: azzerate le caldaie a carbone, quelle a gasolio sono rare; i motori emettono decine di volte meno inquinanti, i processi industriali sono migliori. La scomparsa dei grandi inquinamenti ha reso evidente ciò che una volta era in secondo piano, come l’agricoltura o i caminetti. Gli assessori del Nord Italia protestano perché nel Pnrr non è compreso il progetto interregionale per l’aria con interventi quantificabili in 2 miliardi di euro.
Nel frattempo, l’altra settimana l’Oms ha indicato quali livelli di inquinanti sono tollerabili per un’aria sana. L’Ue potrebbe adottarli. Sbotta, con la voce roca e il tono diretto che lo caratterizzano, l’assessore lombardo Cattaneo: «Il piano padano non raggiungerebbe questi obiettivi nemmeno se si deportassero i 25 milioni di abitanti». Cattaneo ha ragione, ma per fortuna la sfida ambientale non prevede soluzioni così drastiche.