La Stampa, 16 ottobre 2021
Le nuove regole per le morti sul lavoro
È pesante il giro di vite sulla sicurezza sui luoghi di lavoro deciso dal governo con il decreto varato ieri pomeriggio. C’è un rafforzamento dei controlli, aumentano le competenze di coordinamento assegnate all’Ispettorato nazionale del lavoro (nonostante la contrarietà delle Regioni), vengono accelerate le procedure per le assunzioni di nuovo personale (2 mila previste entro l’anno, più altre mille nel 2022), si investe in tecnologie e viene potenziata la banca dati sugli infortuni gestita dell’Inail in modo da unificare tutti i referti ed i verbali e rendere più agevoli i controlli. Ma soprattutto aumentano le sanzioni nei confronti delle imprese inadempienti, tanto più se recidive.
«Vogliamo dare un segnale inequivocabile: non si risparmia sulla vita dei lavoratori» ha dichiarato ieri il presidente del Consiglio Draghi, ricordando che in questo modo viene mantenuta la promessa fatta nei mesi scorsi ai sindacati ma non solo quando a fronte di «un numero inaccettabile di morti sul lavoro» il governo si era impegnato ad intervenire con decisione per arginare questo fenomeno.
Per il ministro del Lavoro Andrea Orlando «ci sono ancora passi da fare», ma quello raggiunto è «un primo passo per dare una risposta ad una situazione drammatica, un risultato importante, frutto del dialogo e collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti».
Non la pensa così il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, secondo il quale «il decreto sicurezza interviene solo ex post, mentre invece dobbiamo lavorare per fare in modo che questi fatti non avvengano. Sulla sicurezza sul lavoro vogliamo fare una battaglia senza se e senza ma, però anticipiamola, non trovo interlocutori con cui andare avanti su questo discorso e questo mi stupisce».
Lo stop alle attività
Il Testo unico sulla salute e la sicurezza del lavoro del 2008 con le novità introdotte ieri viene modificato ed irrobustito in molti punti. La novità più rilevante è quella che attribuisce all’Inl la possibilità di sospendere immediatamente l’attività di impresa, anche su segnalazione di altre amministrazioni, «a prescindere dal settore di intervento», a fronte di gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro anche se non si è in presenza di recidiva. Oltre a questo l’Ispettorato nazionale potrà imporre anche specifiche misure per far cessare il pericolo per la sicurezza o per la salute dei lavoratori.
Lavoro nero
In parallelo è poi stata abbassata dal 20 al 10% la soglia di lavoratori in nero presenti sul luogo di lavoro durante le ispezioni che fa scattare un analogo provvedimento di sospensione, misura questa fortemente criticata da Bonomi secondo cui «in un paese civile il lavoro nero deve essere pari a zero, non è accettabile che ci siano quote permesse».
Per ottenere la revoca del blocco delle attività, che tra l’altro comporta anche la possibilità di non poter contrattare con la pubblica amministrazione, le imprese a seconda dei casi dovranno regolarizzare la posizione dei lavoratori in nero, ripristinare regolari condizioni di lavoro e rimuovere le conseguenze pericolose delle violazioni che sono state accertate durante l’ispezione e comunque pagare pesanti multe.
Le nuove multe
Nelle ipotesi di lavoro irregolare, oltre alle sanzioni penali e civili, è previsto il pagamento di una somma aggiuntiva pari a 2.500 euro fino a 5 lavoratori irregolari e pari a 5.000 euro qualora gli irregolari siano più di 5. Le infrazioni alle norme sulla sicurezza, invece, sono sanzionate in base ad una specifica tabella nell’attesa che un apposito decreto ministeriale definisca meglio le varie casistiche. In tutto sono 12 le fattispecie che vengono indicate, con «multe» che vanno da 300 euro a dipendente, in caso di mancata formazione degli addetti, ai 2500 euro per la mancata elaborazione dei piani per la valutazione dei rischi e quelli di emergenza ed evacuazione sino ai 3000 euro in caso di mancata costituzione del servizio di prevenzione, di omessa vigilanza, di assenza di protezioni adeguate e di tante altre situazioni che mettono a rischio l’incolumità degli addetti.
Tutti importi che vengono poi raddoppiati nel caso l’impresa sia recidiva e negli ultimi 5 anni sia già stata destinataria di un provvedimento di sospensione.
Rischio arresto
Come già in passato per il datore di lavoro che non ottempera allo stop dell’attività rischia l’arresto, che a fronte di violazione delle norme sulla sicurezza può arrivare sino a sei mesi, mentre nei casi di sospensione per lavoro irregolare può andare va da 3 a 6 mesi oppure prevedere una ammenda che va da 2.500 a 6.400 euro. —