il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2021
Galan deve 5,2 milioni per il Mose. Finora ne ha dati 1.800
Anche dalla condanna a risarcire il danno all’immagine della Regione Veneto sono passati anni, ma finora la Corte dei Conti è riuscita a recuperare solo le briciole: circa 1.800 euro rispetto a un conto da 5,2 milioni di euro presentato all’ex governatore, Giancarlo Galan, per il suo coinvolgimento nell’inchiesta sulle tangenti legate alla realizzazione del Mose. Che gli è costata in sede penale una pena a due anni e dieci mesi patteggiata con l’impegno a farsi confiscare la dimora di Villa Rodella, valore stimato di 2,6 milioni di euro salvo poi la scoperta dell’esistenza di un mutuo sull’immobile pari a 1,8 milioni.
Poi però si era fatta avanti anche la magistratura contabile che ancora oggi continua una caccia al tesoro che prosegue da almeno un lustro. Come ricostruito dal Corriere del Veneto, la Procura della Corte dei Conti già nel 2016 aveva disposto il sequestro preventivo della quota di cui era comproprietario di un immobile a Padova (stimato 133 mila euro), vari terreni a Rovolon (valore 75 mila euro), la sua quota della società Margherita Srl (10 mila) e infine il quinto del vitalizio della Regione (3.351 euro) e dell’assegno di fine mandato della Camera dei deputati (5.200), su cui però ha avanzato pretese Equitalia, che vanta un credito nei confronti dell’ex doge di 500mila euro di tasse. Sequestri che a quanto pare hanno fruttato ben poco: da ultimo i magistrati contabili hanno chiesto un altro sequestro, quello delle azioni di Adria Infrastrutture costola del gruppo Mantovani che Galan avrebbe affidato in maniera occulta al suo commercialista e amico Paolo Venuti. Tutte iniziative che sembrano non aver scoraggiato l’ex presidente del Veneto già ministro e maggiorente di Forza Italia, convinto in cuor suo di aver subito una ingiustizia, anzi due: la condanna per via delle mazzette del Mose e ancor di più la destituzione dal seggio da deputato che, come ha sostenuto senza successo di fronte alla Corte europea dei Diritti dell’uomo, lo ha privato del diritto di rappresentare chi lo aveva eletto.