Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  ottobre 16 Sabato calendario

Il cibo sprecato nel mondo vale 345 miliardi di euro


Oltre 400 miliardi di dollari, circa 345 miliardi di euro. È il valore del cibo sprecato ogni anno nel mondo. Equivale alla metà di tutti i fondi Next generation Eu messi a disposizione dalla Ue per la ricostruzione post Covid, di cui il Pnrr italiano è solo una parte.
I dati arrivano dal Food Sustainability Index di Fondazione Barilla, e sono dati preoccupanti con cui guardare alla Giornata mondiale dell’Alimentazione istituita dalla Fao, che si celebra oggi. La percentuale di cibo perso nelle fasi di trasporto, stoccaggio e lavorazione è attualmente pari al 13,8% a livello globale. Naturalmente, lo spreco di cibo non è uguale in tutto il mondo: quello di una persona che vive nei Paesi del G20 ammonta ogni anno a oltre 2 tonnellate, l’equivalente di un Suv di grandi dimensioni. Intanto, la quota di persone che nel mondo hanno fame è in crescita: solo nel 2020, sono state spinte in condizioni di insicurezza alimentare e costrette a soffrire la fame tra le 83 e le 132 milioni di persone in più rispetto al passato.
In Italia, ricorda sempre la Fondazione Barilla, guardando sia allo spreco domestico che a quello lungo la filiera alimentare, si prevede che a fine 2021 ogni famiglia avrà gettato nella spazzatura 67 chili di cibo, i servizi di ristorazione altri 26 e le vendite al dettaglio 4 chili. Anche il Crea ha fatto i conti in tasca agli italiani, e ha calcolato che ogni settimana finisce in pattumiera il 3,8% della spesa alimentare.«La Giornata mondiale dell’alimentazione offre una preziosa opportunità di riflessione sulle drammatiche conseguenze della pandemia, segnate dall’aumento dei livelli di povertà e malnutrizione – ha ricordato ieri il presidente della repubblica, Sergio Mattarella – lo stato della sicurezza alimentare nel mondo è sensibilmente peggiorato». Gli fa eco il vicedirettore generale della Fao, l’italiano Maurizio Martina: «Il mondo ha ancora fame. Oggi più di ieri, garantire cibo per milioni di persone in sofferenza rimane l’impegno fondamentale per affermare un diritto inalienabile dell’uomo». Numeri impietosi sono arrivati dal direttore generale della Fao, Qu Dongyu: «Durante l’ultimo anno le persone che soffrono la fame sono arrivate ad essere 811 milioni, nonostante si produca a livello internazionale cibo a sufficienza per sfamare l’intero pianeta».
Anche Papa Francesco ieri ha voluto intervenire sul tema: «La lotta contro la fame esige di superare la fredda logica del mercato, incentrata avidamente sul mero beneficio economico e sulla riduzione del cibo a una merce come tante, e di rafforzare la logica della solidarietà», ha scritto nel suo messaggio alla Fao.
Quest’anno il tema scelto dalla Fao per celebrare la giornata mondiale dell’alimentazione è il necessario connubio tra nutrizione migliore e sostenibilità ambientale della produzione. Sempre la Fondazione Barilla ha recentemente calcolato che i sistemi alimentari odierni contribuiscono fino al 37% delle emissioni di gas serra e al 92% dell’impronta idrica dell’umanità. L’attuale impatto medio per pasto di un cittadino europeo è di circa 1,8 chili di CO2, mentre grazie a scelte alimentari sane il peso di ogni pasto scenderebbe a un chilo.
I consumatori italiani stanno però facendo passi in avanti: secondo i dati elaborati dal Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione italiana food per la giornata della Fao, nel primo semestre 2021, il carrello green ha toccato i 10 miliardi di euro, segnando un +8% sul primo semestre 2020, mentre il 22% di tutte le proteine assunte in Italia ormai è di origine vegetale. Sono numerosi gli studi di settore che dimostrano come l’impronta ecologica delle principali tipologie di prodotti a base vegetale sia tra le più basse del mondo alimentare: è stato calcolato che se una persona consumasse un giorno a settimana, per un anno, una bevanda di origine vegetale invece dell’equivalente di origine animale, le emissioni di CO2 diminuirebbero di 104 kg, la stessa quantità prodotta da una settimana di consumi elettrici di una famiglia.