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 2021  ottobre 16 Sabato calendario

Intervista a Riccardo Ruggeri (che vuole pubblicare libri che si leggono in mezz’ora e dar noia ad Amazon)

Libri da leggere in mezz’ora
Riccardo Ruggeri, (Torino, 1934) non finisce mai di stupire. Non solo la sua carriera incredibile che, a ripercorrerla, ogni volta fa strabuzzare gli occhi – da operaio Fiat a ceo di New Holland, licenziato dai vertici Fiat per «eccesso di successo» (copyright di Umberto Agnelli) -, non solo la sua seconda vita, da start-upper nella moda (ma tiene a precisare che il successo dell’azienda di famiglia non è per nulla ascrivibile a lui), a continuare a sorprendere è la sua terza vita, iniziata 15 anni fa, con l’abbandono delle attività remunerate, per creare una casa editrice non profit, la Grantorino Libri, e il parallelo percorso da scrittore e commentatore at large. La terza vita (e via), che ha già riservato creature come Zafferano.news, il simil quotidiano settimanale ad abbonamento gratuito per 15mila fedelissimi, propone ora un altro frutto: il LibroIncipit, un format editoriale, che promette agli autori di diventare editori di se stessi.

Domanda. Ruggeri c’entra questa novità con tutta la sua carriera precedente, di ristrutturatore d’aziende?
R. Da grande esperto di aziende in crisi, 15 anni fa, quando decisi appunto di dedicarmi a attività di «servizio pubblico», ho pensato che non c’era nulla di più in crisi, al presente e in prospettiva dell’editoria. Decisi di buttarmici.
D. Perché, che cosa deve fare un’azienda in crisi?
R. Deve abbattere i costi, anche facendo i salti mortali. Deve lavorare sul proprio processo complessivo, eliminandone i costi in sovrappiù.
D. E la sua casa editrice, infatti…

R. Abbiamo azzerato il costo del lavoro, tutti lavoriamo gratis. Alla fine di tutto, pagate le tasse, gli utili sono andati in beneficenza. Il sogno di uno che ha una certa idea di libertà. Con la certezza che né l’Agenzia delle Entrate né la Magistratura si occuperanno mai di te, semplicemente perché non c’è l’oggetto di interesse, non ci sono i quattrini. Si figuri che lo statuto prevede che il sottoscritto, come unico socio, possa fare solo eventuali aumenti di capitale ma non possa attribuirsi compensi o dividendi.
D. E come si arriva al LibroIncipit?
R. Dall’osservazione che, in tutto il mondo occidentale, le cose più importanti si fanno in mezz’ora: dall’acquisto di cibo, alla passeggiata, al mangiare, al sesso. Non solo: fra le giovani millennials euroamericame, molte e per vari motivi, decidono di partorire col cesareo, tempo medio: 28minuti. E se dalla vita ci spostassimo alla morte, scopriremmo che in Olanda, paese all’avanguardia per la cosiddetta «buona morte», si è arrivati a somministrarla, a casa, come fosse un pacco Amazon, in 30 minuti. Da qui l’idea di un libro che si faccia leggere in quella stessa mezz’ora. Un lungo incipit, appunto, che contenga tutti gli elementi di un pensiero completo.

D. Dal quarto d’ora di celebrità, di warholiana memoria, alla mezz’ora omnicomprensiva.
R. Direi amazoniana, per questo stiamo andando verso l’uomo Amazon.
D. Già, il primo LibroIncipit, che è appunto il suo, riflette molto sul modello di Jeff Bezos.
R. Grande idea, quella di Bazos, l’unico vero genio delle felpe di Silicon Valley: tutti siamo stati allevati in termini di prodotto mentre i processi erano secondari. Con lui diventa fondamentale il processo.
D. Prima era residuale.
R. Prima era successivo al progettare, al produrre, al fare marketing. Un modello di un’efficienza mostruosa, di genialità assoluta che, diventando monopolio globale, produce infinitesimi guadagni unitari che sommati, diventano utili monstre. La pandemia lo ha dimostrato. E io mi sono detto…

D. Si è detto?
R. Mi sono detto, come possiamo cavalcare in modo diverso questo modello? Come posso farlo io, un signore anziano? Riuscirò a creare un libro che si legga in 30 minuti, il ché corrisponde circa a 30mila caratteri tipografici?
D. Detta così pare facile.
R. E non lo è, mi creda. Ci ho dedicato un enorme lavoro di analisi e marketing, poi di sperimentazione. Un amico, professore universitario, mi ha detto che mi sono collocato all’estrema destra di Amazon.
D. Ha scavalcato Bezos a destra, si sarebbe detto una volta.

R. Ho dimostrato che si possa esser peggio di lui, in termini strategici. Analizzando il processo lettore-autore-editore, ho scoperto come tutti i costi da abbattere fossero su quest’ultimo. L’intuizione è stata trasformare l’autore in editore, una specie di affittacamere. Io, editore, non faccio più l’investimento sullo scrittore ma, avendo negoziato con i fornitori, amministrazione e informatico, il grafico, ho ottenuto, per lui, prezzi «onesti e competitivi».
D. E a lei cosa spetta?
R. Un fee, una cifra che mi permetterò di differenziare a seconda dell’autore. Per esempio, se è un giovane studente o una scolaresca, o un poeta il fee si avvicinerà a zero.
D. Che differenza c’è con la vanity press di cui parlava Umberto Eco, ossia l’editoria pagata, e profumatamente, da chi si illudeva così d’esser scrittore?

R. Il costo, senza dubbio, e un particolare non secondario: l’autore è il padrone del suo libroincipit, se sarà bravo a scriverlo, a promuoverlo, a lanciarlo, potrà goderne i benefici. A meno che non voglia essere fra quei 36mila titoli dei 70mila complessivi che escono ogni anno ma che vendono cinque copie soltanto.
D. E per chi potrebbe essere indicato questo format?
R. Penso ai saggi, ai racconti brevi ma pure ai romanzi, ai gialli (l’assassino si deve però palesare a pagina 30!) alla narrativa per ragazzi, che ha foliazioni più contenute ma che vende il doppio di quella per i grandi, ed è considerato dal sistema un parente povero.
D. E lei pubblicherà tutto?

R. Ho già detto di no alle prime tre proposte perché mi riservo come ovvio il rispetto della linea editoriale di Grantorino Libri. Per esempio, non potrei accettare, per la storia e il profilo della casa editrice e mio personale, di editare pubblicazioni NoVax oppure SuperSìVax, o dell’ignobile Cancel & Woke Culture, così come non voglio avere problemi legali di alcun tipo. Il mio è servizio pubblico basato sul massimo rispetto delle persone come si conviene a un apòta storico come me.
D. C’era bisogno di un nuovo canale editoriale? Le possibilità non c’erano già, anche aldilà della stampa per vanità richiamata sopra?
R. Ci provi, Pistelli. Se vuole pubblicare un libro, un qualsiasi libro, si scontrerà con un sistema del tutto chiuso, compatto, con tutti gli editori schierati, che le diranno: «Troppo lungo, troppo corto, è un argomento che non tira, etc. etc». Un sistema che ha il controllo, spesso la proprietà, di tutta la filiera, dalla scuderia degli autori, dei critici di sistema, dei recensori, della distribuzione, fino alla proprietà della libreria. A volte la possono pubblicare ma decretare la sua morte, non distribuendola.

D. Un sistema che non gradirà questa iniziativa, immagino.
R. Immagino di no, neppure mi hanno invitato al Salone del Libro. Non ne sono stupito perché è un mondo che sta scomparendo, mi ricordano i fabbricanti di carrozze mentre Henry Ford produceva le prime auto modello T.
D. In bocca al lupo al LibroIncipit, Ruggeri, ma veniamo al suo. Molto incentrato su Amazon. Praticamente un «libelloincipit»: lei dice che stanno preparando l’uomo-robot.
R. I dipendenti ai magazzini attuali lo sono già per cui il passaggio ai robot sarà aziendalmente dolce, facilitato dal turnover in essere. È stato il New York Times a rivelare come abbiano mediamente il 3% di turn-over di personale ogni settimana: ossia di gente che non ce la fa e lascia. Il che vuol dire il completo rinnovo degli addetti in soli nove mesi. Questo però non costituisce un problema…

D. Perché?
R. Perché è tutto spostato sull’automazione, la manodopera è sempre più marginale, scommetto che, entro cinque anni, sarà sparita del tutto. Spesso si legge Amazon assume 3mila addetti ma non si dice che, di contro, almeno 50mila abbiano chiuso o perso il lavoro.
D. Come nei negozi aperti di recente: supermarket completamente vuoti di personale, salvo quello che riassortisce gli scaffali.
R. Tranquilli, per loro il sistema inventerà una sorta di “divano di cittadinanza”. Comunque, il fatto che la manodopera si rinnovi frequentemente permette ai sindacati di non attecchire.

D. Ruggeri, lei storico apòta, dicevamo, si ritroverà con Marta Fana e tutti gli intellò della sinistra-sinistra. Non le fa problema?
R. Non è così, perché io mi interesso alla libertà ad ampio spettro. Per esempio, prenda il discorso dei NoVax, ma anche a quelli che si oppongono ai vaccini in nome della libertà.
D. Che cosa ne pensa?
R. Che è una balla: sono altre le libertà da difendere. Per esempio, da 15 anni Silicon Valley ci impone servizi gratis e ci porta via i nostri dati personali. Ne scrivo da sempre in un assordante silenzio di costoro. Saremmo più liberi, pagando un canone, anche se piccolo. Perché per prenderci i dati, dovrebbero chiederci il permesso. Eppure, questi amanti della libertà hanno taciuto.
D. E la proposta che fa anche Mauro Masi, delegato italiano alla proprietà intellettuale, proprio da queste pagine.
R. Spero che costoro combattano almeno sul tema del riconoscimento facciale. Lo faranno? Secondo lei perché Zafferano.news rifiuta la pubblicità che ci farebbe guadagnare un sacco di quattrini? Per continuare a essere liberi, come sarà per il LibroIncipit.