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 2021  ottobre 15 Venerdì calendario

Calciatori vecchi, carissimi e fragili

E pensare che c’è perfino chi si lamenta. Come Ramsey: «Nella Juve non sanno gestirmi, il mio Galles mi cura meglio». Oppure come Sanchez: «Puoi valere molto, ma se sei nel posto sbagliato non brillerai». Per il cileno, in effetti, l’Inter non sembra essere il luogo giusto in cui esprimersi, però bisogna capire chi ci rimette di più dalla sua frequentazione milanese: lui, che in due anni e tre mesi ha incassato oltre 16 milioni netti, oppure il club nerazzurro, che lo ha pagato 7.732 euro per ogni minuto giocato in serie A?
Ramsey e Sanchez sono gli emblemi di una tipologia di calciatore che destabilizza i conti e società: include gli strapagati che non giocano quasi mai. A volte per scelta dell’allenatore, spesso per problemi fisici. Naturalmente gli infortuni non sono una colpa (lo diventano solo se sono conseguenza di una vita dissennata), semmai possono essere determinati dall’età che avanza: i muscoli si usurano, le articolazioni scricchiolano, i tempi di recupero si allungano, le ricadute sono frequenti. Ma non tutti quelli che giocano poco e guadagnano tanto sono avanti con gli anni. Il solito Ramsey è appena arrivato ai 30, eppure procede faticosamente tra un acciacco e l’altro. Tanto che, conti alla mano, nei suoi due anni e spiccioli a Torino è costato alla Juve 7.809 euro per ogni minuto disputato in campionato. Solo la Nazionale, come sostiene lui, riesce a rigenerarlo: in bianconero, tra campionato e Champions, da agosto a oggi è rimasto in campo 106 minuti; nel Galles ne ha messi assieme 170 in quattro giorni (90 una settimana fa contro la Repubblica Ceca, segnando anche un gol, e 80 lunedì contro l’Estonia). Effetti dell’amor patrio. «Mi sento bene quando vengo gestito correttamente. Se le mie prestazioni in partita sono elevate, avrei bisogno di maggiore riposo durante la settimana anziché passare tanto tempo in campo ad affaticarmi». I tecnici della Juve ci fanno quasi la figura degli aguzzini.
Le lamentele di Ramsey e Sanchez hanno indispettito Juve e Inter e fatto infuriare i tifosi. Ma c’è anche chi ha maggiore rispetto nei confronti dei presidenti che pagano lo stipendio. Vidal, almeno per ora, è uno di questi: ogni suo minuto in serie A gli ha portato in tasca 7.416 euro, ma per lo scarso utilizzo non se l’è presa con i dirigenti nerazzurri. Forse anche perché gli hanno perdonato lo show d’agosto sul cofano della Ferrari, con capriole, in un momento di lucidità dubbia.
È più moderato il romanista Smalling, e guadagna anche un bel po’ in meno, ma pure lui fatica a trovare un’affidabilità fisica accettabile. E pensare che il suo primo anno a Roma era stato convincente anche sotto questo punto di vista, tanto che era stato riscattato dallo United. Poi, il tunnel: 1.110 minuti nella scorsa stagione, un piccolo calvario anche all’inizio di questa. A Empoli, prima della sosta, sembrava essere riuscito a giocare finalmente una gara intera dopo quasi sei mesi. Macché: all’89’ l’adduttore lo ha mollato.
Ibrahimovic è un caso a parte. Nel 2020 (è arrivato a gennaio) ha cambiato volto al Milan, con i gol e la personalità. Operazione possibile perché era in campo: ha giocato 25 partite di campionato. Ma l’incantesimo si è rotto, da marzo a oggi ha partecipato appena a 6 incontri e, in questa stagione, solo a mezz’ora contro la Lazio. Con un gol, ovvio. Ieri è tornato a allenarsi in gruppo.
Poi c’è Javier Pastore, 4,5 milioni netti a stagione, che ha battuto ogni record: in tre campionati con la Roma ha giocato 1.184 minuti, ciascuno dei quali è costato 11.402 euro. La scorsa estate, finalmente, la società è riuscita a rescindere il contratto. C’è chi giura di avere sentito tappi di champagne volare in aria, dalle parti di Trigoria.