Corriere della Sera, 15 ottobre 2021
Il tour ecosostenibile dei Coldplay
Dodici canzoni per 12 pianeti. Music of the Spheres, nono album dei Coldplay in uscita oggi, è un viaggio nello spazio ambientato in un nuovo sistema solare, tra corpi celesti che hanno nomi ben precisi (Echo, Floris, Supersolis…) e sono raffigurati, in colori sgargianti, sulla copertina. L’idea, aveva raccontato il frontman Chris Martin, era partita vedendo Star Wars, domandandosi come potrebbero essere i gruppi musicali delle altre galassie e riflettendo sul fatto che, in fondo, «tutti siamo alieni da qualche parte».
Un concept immaginifico – con tanto di anteprima spaziale del primo singolo Higher Power che a maggio è stato fatto sentire all’astronauta francese Thomas Pesquet sulla Stazione Spaziale Internazionale per lanciare un messaggio di amore universale e riappropriarsi del proprio posto nell’Olimpo del pop.
Due anni dopo le sperimentazioni di Everyday Life, il quartetto britannico torna alle canzoni da classifica, a un album rapido (delle 12 tracce tre sono intermezzi musicali), ai synth, ai beat dance, a qualche ballata, con lo zampino del produttore svedese Max Martin, hitmaker che vanta 25 canzoni al numero uno di Billboard (da Baby One More Time di Britney Spears a Blinding Lights di The Weeknd).
E la band torna anche sul palco, dopo aver detto basta ai tour (prima che ci pensasse il Covid) fino a quando i concerti non troveranno un modo per essere eco-friendly: ieri i Coldplay hanno annunciato una tournée mondiale in partenza a marzo (l’Italia, per ora, non è inclusa) «il più sostenibile possibile», dopo essersi consultati per due anni «con i più grandi esperti».
Ma intanto, per celebrare la nuova uscita, si sono esibiti dal vivo all’O2 Shepherd’s Bush Empire a Londra davanti a una capienza piena, anzi pienissima, di duemila persone che sembrava davvero un altro universo rispetto ai distanziamenti italiani. Un luogo simbolo da cui ripartire, ha spiegato l’attore e amico del gruppo Simon Pegg presentandoli, perché lì si chiuse, nel 2000, il tour del primo album Parachutes: «Dopo quel concerto Chris mi disse che si sentiva sopraffatto e che se le cose fossero diventate più grandi di così non sapeva se ce l’avrebbe fatta a continuare». E invece eccolo, oggi 44enne, a ballare con una t-shirt attillata a riappropriarsi del palco tra laser colorati, cannoni spara-coriandoli e bracciali led distribuiti al pubblico, rigorosamente riciclabili, per ricreare il mondo multicolor con cui ha riempito gli stadi ovunque. In poco più di un’ora di scaletta, c’è spazio per cinque brani nuovi e poi solo per i successi più famosi, con Ed Sheeran super ospite a sorpresa.
I Coldplay guardano ai giovani e non solo scambiandosi sorrisi e canzoni con il 30enne cantautore dai capelli color carota: My Universe, loro secondo singolo, ha sancito la collaborazione con i BTS. «Per cantarla dovete sapere il coreano», ricorda Martin dal palco, spiegando che l’idea di duettare con la boyband fenomeno del k-pop gliel’ha data Tilly, cioè Matilda, figlia 12enne dell’amico Pegg.
Ma nell’album c’è anche Selena Gomez che canta in Let Somebody Go. E qua e là nei cori ci sono anche i figli di Martin, Apple e Moses, così come i figli di tutti i Coldplay e del produttore, in un’apertura ai giovanissimi a cui spera di consegnare un pianeta migliore. Così se tutti i proventi della serata londinese vanno a ClientEarth, associazione che si occupa di diritto ambientale, tutte le parole di Music of the Spheres ci ricordano la fortuna di essere vivi e di volerci bene, con un pensiero a chi non c’è più in Human Heart che Chris dedica alla madre, «ovunque tu sia».
Finale dello show con Coloratura, «ballata stile Coldplay da 10 minuti, siete autorizzati ad andarvene», scherza Martin. E torna il messaggio: «Alla fine quello che conta è solo l’amore che esprimi», canta.