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 2021  ottobre 15 Venerdì calendario

Eugenio Scalfari raccontato dalle figlie

Per un padre ormai vecchio, non anziano ma vecchio, avere le figlie che gli raccontano la vita fatta insieme è una cosa eccellente. Detto questo, la mia vita è molto complicata». Complicata, bellissima, ricca, un capitolo di storia italiana: questa è l’esistenza di Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, giornalista, editore, politico, scrittore, per sua definizione «poeta» e «in più amico del Papa». Ma anche, soprattutto padre. Scalfari, a sentimental journey, il documentario delle figlie Enrica e Donata insieme a Anna Migotto, con la regia di Michele Mally (realizzato da 3D Produzioni con Rai Documentari, sarà presentato il 21 ottobre alla Festa di Roma e andrà in onda il 23 su Rai3 alle 17.45) è, come dice il titolo, un viaggio sentimentale. Difficile confrontarsi con un padre monumento: Scalfari a 97 anni appare fiero e fragile, sfoglia foto, appunti, ricompone un puzzle in cui non mancano pezzi. «Sono stato innamorato del mio prossimo: signore donne ragazze ma anche uomini, situazioni, società. La vecchiaia» dice «qualcosa ancora ti regala: i ricordi». «Non è facile vedere cambiare un genitore, quando invecchia diventiamo noi figli genitori» spiega Enrica «certo, vent’anni fa, un documentario come questo non l’avremmo mai potuto girare… Come ha reagito alla nostra proposta? All’inizio era un po’ perplesso: “Chi lo vede?”, “Dove va?”. Poi si è convinto e si è anche divertito perché per due settimane ci siamo visti tutti i giorni, mattina e pomeriggio». La curiosità è intatta, «ma la fragilità di un vegliardo» dice Scalfari «è simile a quella di una statuina di porcellana. Non puoi fare pace con la morte, la morte c’è. L’ho chiamata “la regina”, arriva e ti tocca con un dito». Ma dice di non averne paura. «Eugenio» osserva Bernardo Valli «ha sempre un interesse per il presente, il grande psicofarmaco che lo tiene insieme». Ne ricostruisce la personalità con Ezio Mauro, Massimo Recalcati, Lucia Annunziata, Fabrizio Barca, Natalia Aspesi, Walter Veltroni, Paolo Sorrentino. Roberto Benigni lo definisce «narcisone» e lo paragona a Zeus. Repubblica (redazione a Piazza Indipendenza, tipografia al piano – 1) è la seconda famiglia, il grande sogno che si realizza il 14 gennaio 1976. Il nipote Simone gli mostra la foto con Carlo Caracciolo: «Eravamo due ganzi, eh?» commenta Scalfari. «Nessuno dei due si è sentito padre e figlio dell’altro, ma compagni, nel senso più leale e forte della parola: non siamo stati una coppia ma un tandem. Il nostro giornale era andato a 800mila copie, a volte toccava addirittura un milione, è stato importante con me e con Ezio Mauro. Repubblica è un giornale politico, è meno di un partito ed è più di un partito». Poi l’avventura finisce: «Caracciolo e io avevamo problemi successori, eravamo arrivati a un punto che gli affari erano diventati troppo grandi». Annunziata: «Non mi piacque per niente quello che successe». Scalfari: «Berlusconi era un avversario molto forte e molto ricco, un avversario politico, ci attaccò e ci ridusse a pezzi».
La guerra di Segrate dura quasi due anni, il vincitore è Carlo De Benedetti. Il 2 maggio 1996 dà l’addio a Repubblica, in assemblea cita un verso di Amleto : «Il rosmarino per i ricordi e le viole per i pensieri». Ma per il fondatore, il legame con il giornale è intatto. Il 6 aprile 2021 il direttore Maurizio Molinari per il compleanno collega la redazione per gli auguri. Scalfari sorride: «Io sono uno di voi». La famiglia d’origine, l’essere figlio unico, l’amicizia con Italo Calvino, l’innamoramento per il fascismo che li vede su fronti opposti. «Sono uscito a 18 anni dall’ipnosi del fascismo, fui espulso dal Guf nel 1943 perché avevo scritto su Roma fascista un pezzo sulla corruzione di alcuni gerarchi. Il vicesegretario mi alzò per aria, prese il cappello, mi strappò la camicia, le spalline, le calpestò e ci sputò sopra».
La pagina privata in cui Donata e Enrica parlano del lungo legame con Serena Rossetti, sposata nel 2008, dopo la morte della moglie Simonetta De Benedetti, è un momento di pacificazione. «Non è stato facile» dicono le figlie. Il padre spiega il triangolo: «Io non ero al vertice, eravamo tre persone: loro sapevano l’una dell’altra, all’inizio fu una contrapposizione durissima. Voi l’avete vissuta». «Tutta» dice Enrica. «Alla fine ci fu un accordo. Per anni non ci avete parlato della situazione, ho visto sofferenze e scontri». «Spiegai che stavo bene con tutte e due, voi avete in parte accolto e in parte no» dice il padre. «La moglie era una donna fantastica» commenta Aspesi «aveva capito che per lei era più importante quello che poteva avere da Eugenio rispetto a quello che avrebbe perso. Sapevano tutti della doppia vita. Non ci ha rinunciato e la capisco, non puoi vivere con un uomo come Scalfari e rinunciarci per gelosia».
Geniale e contraddittorio, figlio della sua epoca, maschilista – lo dice senza pudore, sarebbe stato diverso se avesse avuto figli maschi – ma allo stesso tempo visionario e aperto. Consiglia a Donata, iscritta al Pci, di andare alla manifestazione femminista vietata dal partito. «Sì», spiega Enrica, «emerge la contraddizione tra il suo maschilismo e il modo in cui siamo state educate, con una grande libertà e la consapevolezza delle proprie azioni: “Prima fate il vostro dovere e poi quello che vi pare”. Disse a Donata: “Sei una donna: studia, guarda le cose e vai al corteo"». Sorprendente l’amicizia con papa Francesco, che lo accoglie a Santa Marta. Cosa resta di questo viaggio? «La cosa più difficile» dice Enrica «è stata parlare del rapporto con Serena, ormai acquisito e metabolizzato, ma era complicato trovare le parole giuste perché non ci fosse il minimo dubbio». Lo dice sorridendo, nessuna scoperta: «Essendo fotografa e Donata giornalista televisiva, da quando siamo nate ci portiamo addosso una memoria visiva. Difficile fare scoperte. Il nostro passato è sempre stato molto presente, Anna Migotto è stata fondamentale per leggere il racconto, la memoria di papà è ondivaga. Lo sa bene Simonetta Fiori che aveva realizzato un documentario con lui, bisogna parlare ore». Scalfari svelato dalle figlie è un nonno perplesso – e tenero – quando il nipote gli dice che vuole fare il procuratore sportivo. I versi di Sentimental journey cantata da Ella Fitzgerald racchiudono il senso: «Farò un viaggio sentimentale/Metterò il mio cuore in pace».