il venerdì, 15 ottobre 2021
Pochi soldi, tanti modi per pagare
Niente di meglio, per fare i soldi, che reinventarne il concetto. È il pensiero dietro all’irresistibile boom delle fintech, ovvero quelle aziende che hanno come ragione sociale quella di archiviare la vecchia idea che il denaro essenzialmente sia monopolio delle banche. “Come vuoi pagare?” ci chiede ormai anche il più basico negozio online. Apple o Google Pay? Paypal? Satispay? Anche Elon Musk aveva promesso per un attimo che le sue Tesla si sarebbero potute saldare in bitcoin.
Un database americano ha contato 326 fintech. Il sito immobiliare Zillow ormai compra case per rivenderle. Square fa concorrenza a Mastercard e in più offre mutui (il 36% dei prestiti americani oggi viene concesso da fintech contro il 5% del 2013). Klarna ha reinventato l’acquisto a rate. Troppa semplicità, quando si tratta di decisioni finanziarie importanti, non è quasi mai una buona notizia (vi ricordate i subprime?). In Australia uno su cinque tra chi compra a rate si trova poi a versare penali per i ritardi. E Robinhood, la piattaforma di trading gratis e divertente, è stata multata di 70 milioni di dollari per scarsi controlli e informazioni fuorvianti al pubblico. Nella lotta all’ultimo cliente le fintech, sostiene uno studio recente, fanno prestiti a gente con meno garanzie (ma va?). Il Covid ha contribuito alla frenesia. Con moltitudini a fare la spesa online sono moltiplicati anche i modi di pagare. Il venture capital ha cavalcato la tendenza erogando 52,3 miliardi di dollari nella prima metà dell’anno, calcola Kpmg. E anche le banche tradizionali, principali portate del banchetto, si sono messe a tavola, con Goldman Sachs e Citigroup che dal 2018 al 2020 hanno acquisito partecipazioni rispettivamente in 69 e 51 fintech. Facile profezia l’allungamento delle opzioni quando arriverete alla schermata “carrello”.
(Dalla newsletter Finalmente è Venerdì)