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 2021  ottobre 15 Venerdì calendario

Lo sciopero dei netturbini

Spazzini o netturbini, oggi sono i preziosi addetti dei servizi ambientali. Tra meno di un mese, l’8 novembre è in programma lo sciopero generale della categoria, organizzato da Fp-Cigl, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Fiadel. Una protesta dovuta alla rottura delle trattative sindacali per il rinnovo del contratto nazionale scaduto da 28 mesi.
Un contratto che coinvolge circa 100mila lavoratori operanti in tutti i 7.903 Comuni del Belpaese. I contratti applicati al 95% degli addetti sono Utilitalia Servizi Ambientali e Fise-Assoambiente Servizi Ambientali, le sei associazioni datoriali che applicano questi due contratti sono Utilitalia, Fise Assoambiente, Cisambiente- Confindustria, Legacoop Confcoperative e AGCI. La quasi totalità delle normative sui due contratti è uguale dall’inizio della trattativa «che era stata avviata nel 2019 – ricorda Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl –. Si era fermata a causa della pandemia e in quel periodo i lavoratori hanno dimostrato grande responsabilità, anche nella gestione dei rifiuti speciali. Nel giugno scorso – prosegue il segretario – è ripreso il dialogo, ma le richieste datoriali per noi sono inaccettabili».
Nel 2° livello dove c’è la maggiore presenza di dipendenti se si viene assunti con un contratto full time a 38 ore settimanali si può arrivare a stipendi di 1.300 euro netti al mese, ma nel settore, con l’allargamento degli appalti al massimo ribasso, si assume sempre di più con livelli inferiori, con lavoratori che, pur di avere un posto di lavoro, accettano di essere sotto-inquadrati rispetto alle mansioni svolte, o di farsi applicare un contratto non di settore alimentando dumping contrattuale e concorrenza sleale. Un problema non di poco
conto, ma tornando alla negoziazione ’saltata’, Pellecchia dice che «Non possiamo accettare le richieste datoriali, riassumibili in flessibilità estrema sull’organizzazione del lavoro attraverso il sistema degli orari; ridimensionamento del sistema delle relazioni industriali; precarizzare i rapporti di lavoro soprattutto per lavoratori part time. Ma anche – prosegue – eliminare totalmente il limite massimo dei lavoratori part time presenti; legare la parte economica esclusivamente agli indici inflattivi e alle dinamiche del corrispettivo economico del committente all’azienda e, infine, il mancato riconoscimento delle professionalità degli addetti agli impianti». Cosa chiedono allora le parti sociali? «Ccnl unico e di filiera attraverso l’allargamento del campo di applicazione verso gli impianti di riciclo; rafforzamento delle relazioni industriali grazie ad un sistema più partecipativo dei lavoratori; evoluzione delle condizioni di lavoro per tutelare la salute degli operatori; sviluppo delle norme sul mercato di lavoro e dei processi di formazione continua; miglioramento della classificazione del personale e perfezionamento degli articoli contrattuali relativi ai lavoratori degli impianti. Infine – conclude Pellecchia – accordo economico che non tenga conto solo delle percentuali inflattive e che sviluppi maggiormente il welfare contrattuale e le varie indennità».