ItaliaOggi, 15 ottobre 2021
Periscopio
L’Austria all’inizio del Novecento era il luogo di sperimentazione della fine del mondo. Karl Kraus.
No, detto papale, papale il ddl Zan va buttato via. Non serve. Per punire certi reati le norme esistono già. Mario Capanna. Adnkronos.
Il miglior pregio di Travaglio? Ha una capacità di lavoro mai vista in vita mia. Alle 4 del mattino è ancora lì che scrive. Il peggior difetto? Non dimentica mai. Ricorda le scortesie di 20 anni fa. Io no. Se perdoni, vivi meglio. Peter Gomez, giornalista. (Stefano Lorenzetto), l’Arena.
Come è stato dimostrato senza ombra di dubbio da Nicola Porro in tv, a Quarta Repubblica, in una piazza presidiata dalle forze di polizia, il neofascista Castellino ha urlato a squarciagola contro i sindacati e in particolare la Cgil invitando tutti a formare un corteo verso la sede del sindacato guidato da Maurizio Landini. Quell’arringa minacciosa è avvenuta in pubblico un’ora e mezza prima che si verificasse l’irruzione nella sede del sindacato di corso Italia. Come mai le molte e importanti forze di polizia presenti in Piazza del Popolo, che ne avevano il tempo e i mezzi, non hanno organizzato un’adeguata difesa della Cgil? E poi, perché Castelli, già colpito da un Daspo non era stato trattenuto in questura durante la manifestazione com’era successo in passato per casi di questo tipo? Insipienza del Viminale o desiderio che avvenisse l’aggressione? Terzium non datur. Franco Bechis. il Tempo.
Il processo di rinnovamento del sistema politico seguì, anziché le vie politiche, le vie giudiziarie (e solo ora emergono aspetti non edificanti intorno a singoli magistrati o a inaccettabili scambi sulle designazioni dei capi degli uffici giudiziari) che erano gradite al Pds, successore del Pci, e agli stessi agitatori intorno a Segni. Domenico Cacopardo. ItaliaOggi.
L’ ipotesi di me come vice di Bernardo era nata da un colloquio con Salvini. Mi ero reso disponibile per gratitudine. Dissi che andava bene qualsiasi candidato che avessero scelto eccetto Maurizio Lupi. Ma guardi che io non ho mai messo il veto su di lui. Anzi, quando ho espresso le mie perplessità sul profilo civico, ho anche suggerito il suo nome. Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano. (Andrea Senesi). Corsera.
Appena si affronta il discorso sulla ricchezza e sulle tasse scatta il riflesso pauperista, o il luogo comune: «Chi ha di più dia di più!». Ovviamente è già così: le aliquote sono progressive. Ma l’Irpef non fotografa la ricchezza degli italiani; fotografa i redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Molti tra i veri ricchi sono già al sicuro nei paradisi fiscali. Chi ha comprato due bilocali e un garage per affittarli non è un ricco; è ceto medio, che sarà punito dalla riforma. Forse è giusto farlo; ma non prima di aver varato una legge da una riga, «è vietato ai cittadini italiani prendere la residenza fiscale a Montecarlo». Già vale per i francesi; perché per noi no? Poi si dovrebbe chiedere all’Europa di mettere un freno alla concorrenza fiscale, e di trovare un minimo di uniformità tra i vari Paesi e i vari sistemi. Aldo Cazzullo. Corriere della Sera.
È il 10 maggio 1960, fredda sera di una primavera australe che vale il nostro novembre: è la notte in cui i servizi segreti israeliani catturano Ricardo Klement, nato a Termeno, Tirolo italiano, immigrato in Argentina nel 1950. Sotto quel nome taroccato, sotto quell’aspetto dimesso, si nasconde in realtà Adolf Eichmann, uno degli architetti dell’Olocausto, l’Obersturmbannfürer delle Ss cui faceva capo la logistica della Soluzione finale. Era stato Eichmann a ingegnerizzate e tarare il complesso meccanismo che trasportò milioni di persone ai campi di sterminio. Con efficienza e discrezione, senza protagonismi né vanterie pubbliche: un uomo in grigio, un invisibile burocrate della morte che anche per questo a guerra finita era riuscito a scivolare per due volte tra le maglie degli alleati, a sottrarsi al processo di Norimberga, a rifugiarsi in Argentina grazie alla efficientissima “Ratline”, la strada dei topi, la rotta clandestina che con diverse connivenze in Vaticano regalava un passaporto falso e un biglietto di sola andata per il Sud America. Maurizio Pilotti, Libertà.
Vorrei rendermi invisibile, ma non posso. Lavoro con troppa gente e per troppa gente. Ho scelto il mestiere sbagliato. Solo a Tokyo ci sono riuscito. Sono andato tra la folla con una telecamera e nessuno si è accorto che stavo girando un film. Werner Herzog, regista di Fitzcarraldo (Gabriele Romagnoli). La Stampa.
Papà calzolaio, sei figli, io ero il più grande, quello che, quando il papà si ammala, finisci le medie e vai a lavorare. Un giorno la professoressa d’italiano mandò a chiamare mamma, che subito mi diede due schiaffoni: era certa che la prof si voleva lamentare. Invece quella le disse che, quando scrivevo, non sembravo io: la dialettica era imperfetta, ma scrivevo pensieri più grandi di me. Disse: è un poeta che non sa parlare. È così che s’intitola il disco che esce: Il poeta che non sa parlare. Voleva farmi continuare gli studi, ma dovetti prendere il posto di papà malato, a vendere gelati alla stazione. Lì cantavo e la gente mi svuotava il banchetto. Poi iniziai a cantare ai matrimoni. Nino D’Angelo, cantautore (Candida Morvillo), Corriere della Sera.
Da 10 anni l’Istituto di neurochirurgia ha per direttore Giampietro Pinna, uno specialista nella lotta alle neoplasie cerebrali, con oltre 8.000 operazioni al proprio attivo, cresciuto alla scuola del leggendario Giuseppe Dalle Ore, Beppi per gli amici, morto a 90 anni nel 2014. Il quale, non sapendo separare il lavoro dalla poca vita privata che l’ospedale di Borgo Trento gli lasciava, aveva sposato una neurochirurga, Giusi Scimone, sorella di Claudio, il direttore d’orchestra fondatore dei Solisti Veneti. La coppia considerava Pinna più uno di casa che un allievo, tanto che il discepolo ha replicato nel privato lo schema di vita del maestro. Anche lui ha sposato una neurochirurga, Marcella Rossi, nata a San Michele Extra, che gli ha dato due figli e lavora al Sacro Cuore di Negrar, nel centro di neuroriabilitazione. Stefano Lorenzetto. l’Arena.
Nella redazione del “Settebello” a Roma, in via Sistina, diretto da Cesare Zavattini e da Achille Campanile incontro per la prima volta Indro Montanelli piatto come un’acciuga, funzionale, l’orecchio già teso al volgere degli eventi. Franco Monicelli: “Il tempo dei buoni amici”, Bompiani, 1975.
Nobel inventò la dinamite ed il premio per la pace per chi non la usasse mai. Lorenzo Jovanotti, cantante.
La vita è degna di essere vissuta quando ci sfida, non quando ci blandisce. Roberto Gervaso, scrittore.