Corriere della Sera, 14 ottobre 2021
Virginia Saba, la fidanzata di Di Maio, ha scritto un libro
Per scrivere un libro sul senso della vita bisogna essere o molto pazzi o molto in pace con il creato. Virginia Saba sembra ascriversi decisamente alla seconda categoria quando racconta il suo Il suono della bellezza – note di vita e di filosofia, edito da If Press. Dice: «È solo il mio piccolo viaggio nell’anima, sono contenta se al lettore resta anche solo una frase». Le frasi suonano sulle Variazioni Goldbergh di Bach che ispirano riflessioni fra verità, fede, filosofia, arte. Chiede «Il Maestro»: «Puoi farti un selfie mentre suoni le variazioni?». Il maestro è un Bach immaginario che fa da contrappunto all’autrice, ma è anche il suo vero maestro spirituale. Saba ha studiato Teologia, è giornalista, lavora alla Commissione parlamentare per le questioni regionali ed è la compagna del ministro Luigi Di Maio. Lei spiega al Corriere: «Il nostro è un mondo che va di fretta, superficiale. Ho sentito il bisogno di fermarmi imbattendomi nella Pala di Brera di Piero della Francesca. Era il 15 dicembre 2015. Ho avvertito il senso del sacro. Da lì, mi iscrivo a Teologia e inizio a riflettere su cos’è la fede, se esiste la verità, se c’è un modo di leggere la realtà che non è vedere, ma sentire». Le variazioni, all’inizio, l’accompagnano per caso: «Con la ripetizione di otto note nascoste creano come un’ipnosi che ti porta fuori di te e poi ti riporta dentro e ti fa percepire la bellezza: è come togliere giudizi e pregiudizi e vedere meglio le cose». Saba si fa le domande e le risposte arrivano. C’è un prima e un dopo, nella sua ricerca. Lei lo racconta così: «Come nel capitolo sulle virtù e la Cappella degli Scrovegni, prima, ero l’incostante signorina con l’abito svolazzante che a ogni evento va da una parte o dall’altra, senza fermezza. Dopo, qualunque cosa accada, ho come un pilastro dentro». Il suo maestro non è famoso «è un uomo colto, con una vita sofferente, che ogni giorno, mi ha regalato cose da studiare». All’epoca, Di Maio non era ancora nella sua vita, ci arriverà a gennaio 2019. «Fu un colpo di fulmine a un pranzo elettorale in Sardegna», ricorda lei ora, «credo gli sia piaciuto parlare di temi ultraterreni, musica, arte. Lo guardavo fra tanti che gli facevano domande e pensavo: questo ragazzo non si può godere la vista del mare». Alla fine, nel libro, lo ringrazia «perché con lui ho capito l’amore». Ovvero che, oggi, «l’amore è da supermarket: vai, scegli, usi, poi ti stanchi... È prendere, non dare. Io sto con una persona che dà a tutti e quindi non ha mai molto tempo per me. Per cui, ho capito che l’amore, invece, è dare: è essere felici quando procuri un sorriso». Il segreto, assicura, è non accusare, non recriminare: «Amare significa comprendere il sogno dell’altro senza dimenticare il tuo». Il suo, giura, «era scrivere queste cose qua». Poi, affinché il miracolo del dare sia reciproco, «serve infinita pazienza. A volte scleri, discuti, ma è un percorso, un “tendere a”». Il ministro, con sorpresa della fidanzata, cita anche dei brani: «Uno è: hai fame quando lo stomaco urla.
Hai sete quando la bocca è riarsa... Però... Amare non è cercare ciò che ci manca». Le chiedi se l’amore è per sempre e lei: «Istintivamente, sì». Aggiunge: «Sa qual è un bell’esercizio di felicità? Anticipare i suoi bisogni. Anche solo accorgermi che sta finendo il dentifricio nel beauty».