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 2021  settembre 20 Lunedì calendario

Intervista a Franco Nero

«Sergio intimava al direttore della fotografia: mi raccomando, illumina bene quei laghetti azzurri! Mi fanno guadagnare un sacco di soldi!». I «laghetti azzurri» erano gli occhi di Franco Nero, che ricorda Sergio Corbucci, il regista con cui ha girato tanti film, con nostalgia. «È stato il genio del cinema popolare: non ha vinto l’Oscar, ma ha vinto l’Oscar del pubblico».
Nero, al secolo Sparanero: nomen omen profetico si direbbe. «È vero, ho sparato tanto negli western e Sergio ci scherzava, dicendo: oggi quanti ne ammazziamo?». Non a caso, è stato presente a Venezia78, insieme a Quentin Tarantino, per celebrare il regista nel documentario Django&Django: «Un bell’omaggio a Sergio con tanti ricordi miei e di Quentin».
Il Tarantino che, per il suo Django Unchained, si è ispirato al vostro Django.
«Quentin era appassionato dei nostri film e, quando iniziò a lavorare al suo Django, mi chiede di partecipare. Io, contento, gli proposi un’idea per il mio ruolo».
Gli piacque?
«No e dopo qualche tempo me ne propose una sua, che era migliore della mia. Girare con lui è stata un’avventura straordinaria».
Ora è protagonista di un film senza sparatorie: dopodomani presenta alla Casa del Cinema di Roma, in una anteprima organizzata dall’associazione Visioni Illusioni, Havana Kyrie. Che storia è?
«Impersono un vecchio direttore d’orchestra al Teatro Rossini di Pesaro, dove ho riscosso grandi successi ma ora sono in crisi e resto senza lavoro. Mi riduco a fare il barbone, finché mi propongono di andare a dirigere un coro di bambini a l’Avana: lì dovrò fare i conti con l’allegria cubana, eseguendo poi il Kyrie eleison di Rossini».
Intanto sta finendo di girare a Torino un altro film, da regista, L’uomo che disegnò Dio, dove ha affidato un ruolo a Kevin Spacey, il Premio Oscar bandito da Hollywood per le accuse di molestie.
«È ispirato a una storia vera: un artista cieco, impersonato da me, riesce a ritrarre le persone solo ascoltando le intonazioni della voce. Ma viene accusato di un orrendo crimine, pedofilia nei confronti di una bambina africana, che invece aveva accolto in casa con la madre perché entrambe fuggite dalla guerra».
E il ruolo di Spacey?
«In una sorta di rovesciamento dei ruoli, impersona il commissario che indaga sulla vicenda. Riguardo alla sua vicenda di presunto molestatore, posso dire che tutti siamo peccatori, sfido chiunque a definirsi un santo. Kevin per me è un grande attore e l’arte non può essere cancellata. È venuto sul set con grande umiltà».
Nei film
ho sparato tanto
e Corbucci scherzava sempre: «Oggi quanti
ne ammaz-ziamo?»
Nel ruolo di un’insegnante di pianoforte, c’è sua moglie Vanessa Redgrave: una moglie sposata due volte.
«Una storia lunga la nostra, iniziata con il film Camelot. Io ero Lancillotto, lei Ginevra. Quando la incontrai la prima volta sul set, dissi al regista Logan: quanto è brutta! Era magra, struccata, indossava jeans strappati. Io ero abituato alle floride bellezze italiane! Ma Vanessa mi invitò a cena con altri attori. Suono alla porta e mi viene ad aprire una donna stupenda, non la riconosco e dico: buonasera, sono stato invitato dalla Redgrave. Lei ride ed esclama: sono io! Poi il nostro legame ha preso il volo in una serata romantica a San Francisco: unione sentimentale e di lavoro».
Una lunga carriera, la sua, iniziata in teatro.
«Certo! Da ragazzino, a Parma, organizzavo spettacolini in dialetto. I compagni mi prendevano in giro, però rispondevo “vedrete!”. Infatti, sono stato allievo di Strehler e, quando iniziai la mia carriera, il grande maestro mi raccomandò: devi dire che hai studiato con me!».
Un altro maestro, John Huston.
«Maestro di scena e di inglese: la mia conoscenza della lingua era maccheronica e mi costrinse ad ascoltare dischi dove famosi attori recitavano Shakespeare».
Eppure, lei avrebbe dovuto entrare nell’Arma, seguendo le orme di suo padre.
«Era maresciallo e sognava che diventassi ufficiale. Quando intrapresi la mia strada fu deluso, poi è diventato mio fan. Un padre severo, mi ha aiutato a non montarmi la testa».
A novembre compie 80 anni.
«Ma ne dimostro 60! E ho tanto da fare».