Il Messaggero, 19 settembre 2021
Un solo batterio può cambiare la storia
Con perfetto tempismo, un economista della Banca Mondiale, esperto di storia del progresso, di sviluppo tecnologico e commercio mondiale, parte dal Covid per riscrivere la storia dell’umanità attraverso le malattie infettive che sin dalla notte dei tempi hanno provocato le grandi epidemie di peste, vaiolo, tifo, colera, tubercolosi, fino all’Aids, all’Ebola e alla Sars dei nostri giorni. Il fatto è che, malgrado i notevoli progressi medici e sanitari, seppure la danza della peste non abbia più la violenza del passato, continua a condizionare la crescita e il declino delle nazioni. Sicché la guerra dell’umanità contro le infezioni non finisce mai, e per vincerla anziché chiudersi e isolarsi, bisogna cooperare sul piano globale, sanificare costumi letali, finanziare la ricerca, vaccinarsi e denunciare l’impostura dei no vax.
AVVINCENTE
Ma la cosa strabiliante di questo libro, oltre la sterminata bibliografia, è la vivacità del racconto che soffermandosi su una serie di dettagli ora osceni, ora rivoltanti, ora semplicemente incredibili, tiene incollato il lettore come un insetto sulla carta moschicida. Sulla scia di Harari, Charles Kenny parte da lontano, dall’Eva mitocondriale, comune origine ancestrale dell’umanità, che risale a più di centomila anni fa, prima dell’avvento civilizzatore dell’agricoltura stanziale, quando le larve del verme di Guinea sguazzavano nelle pozza d’acque finché, inghiottite da una pulce, non pentravano nell’intestino umano, riproducendosi in embrioni, e colpendo le primitive comunità di cacciatori e raccoglitori del virus di peste bubbonica, toxoplasmosi, febbri emorragica, cancrene, botulismo e tetano. Risultato: bassi tassi di natalità, ricorso alla violenza, e infezioni fuori controllo per una popolazione globale ferma nell’ordine dei milioni di abitanti. Con l’avvento della civilizzazione, fu tutto un germogliare di nuovi batteri e agenti patogeni. L’espansione dell’umanità in aree temperate, nell’arco di 30 mila anni, grazie alla cura dei campi e all’irrigazione, segnò la crescita demografica ma scatenò una tempesta di malattie: le piaghe d’Egitto di cui parla la Bibbia, malaria, trichinellosi, causata da carne infetta di maiale che si ciba di rifiuti (donde il divieto nel Deuteronomio), la taenia solium colle cisti larvali del verme solitario che raggiunto il cervello umano provocano convulsioni e morte.
SALTO DI SPECIE
Effetto della civilizzazione e dell’addomesticazione, la densità della popolazione favorisce il salto di specie e il propagarsi dei contagi. Chi sopravvive diventa immune, ma intanto le nuove malattie, malaria, vaiolo, morbillo, diventano endemiche e plasmano società e economie, come dimostrano gli studi degli archeologi sugli scheletri primitivi e sui resti di feci umane (coproliti). L’alta mortalità mantiene malthusianamente bassi i livelli di popolazione. Non per niente, le morti da contagio diminuiscono drasticamente solo negli ultimi due secoli, quando l’urbanizzazione, la nuova rete fogniaria in pendenza, come quella realizzata dall’ingegnere londinese Joseph Bazalgette con 160 km di fognature e 724 km di collettori collegati alle tubature esistenti, l’intensificazione dell’agricoltura, e la prosperità dovuta all’industria toccano vette prima impensabili. Ma i contagi continuano a navigare coi commerci e con gli scambi, come nell’antichità. Ai tempi della polis greca, la peste di Tucidide (vampe alla testa, occhi rossi, sangue dalla laringe, tosse e nausea, ulcere e diarrea), causò la sconfitta di Atene contro Sparta e l’ascesa di Roma su Equi e Volsci, secondo Tito Livio. All’epoca di Giulio Cesare, quando l’impero contava 50 milioni di abitanti dalla Gallia al Nilo, le infezioni circolavano sempre con merci e schiavi. Duecent’anni dopo i mercanti romani spingendosi dall’Egitto e dall’Etiopia nell’Oceano indiano arrivarono via mare a Nord del Vietnam per spostarsi via terra nell’altro impero mondiale, la Cina degli Han, mentre la peste antonina raggiungeva le truppe impegnate in Mesopotamia, uccidendo più di una persona su quattro, e prefigurando lo scenario di un secolo dopo, con sfondamento delle difese dei confini e le devastazioni barbariche delle tribù germaniche e dei goti.