Corriere della Sera, 19 settembre 2021
Renzo Arbore ricorda l’amore con Mariangela Melato
«Se fosse qui le regalerei una bacchetta magica per darle salute e amore, perché lei amava le fate. Oggi sono malinconico pensando a questo anniversario. Perdo il mio brio e la mia positività». Sì perché oggi Mariangela Melato avrebbe compiuto 80 anni. Una donna dal talento raro e prezioso. Come disse di lei Alda Merini, «una donna piena di grazia».
La sua vita artistica è così variegata, piena di successi teatrali, cinematografici, televisivi, musicali che sarebbe impossibile riassumerla. Ma ricordare lei, porta tutti noi a un nome: Renzo Arbore, oggi così triste. Un amore importante, una storia preziosa, un affetto e un’amicizia mai spenti. Fino all’ultimo.
Ci dispiace rattristarla Renzo, chiedendole di Mariangela
«Io adoro ricordare Mariangela, il suo talento straordinario, la sua grazia, la sua unicità. Certo gli anniversari portano con sé rimpianti e riflessioni. Sono felice però che venga ricordata, anzi bisognerebbe farlo di più. Giovedì 30 settembre andrà in onda “Illuminate” su Rai3 dedicata a lei, un bellissimo omaggio». (E sul libro «Mariangela Melato» curato da Maurizio Porro possiamo conoscere aspetti inediti della sua vita, ndr).
Quanti anni avevate quando vi siete conosciuti?
«Io 36-37 anni, lei 4 meno. L’ho incontrata al Teatro Sistina mentre ritirava un premio. Tra tutte le personalità presenti, la più moderna e curiosa era quella strana ragazza con i capelli corti bicolori, che parlava in fretta e con grande cognizione di causa. Un talento eccezionale. L’ho invitata una sera a casa mia ed è venuta con la sorella».
Come è proseguito il corteggiamento?
«Siamo andati casa di Agostina Belli dove c’era una festa. Avevo convinto il mio amico Lucio Battisti a venire con noi. Lucio non amava le feste e non andava da nessuna parte perché diceva: “Poi mi fanno cantare”. Io lo convinsi dicendogli: “Vedrai che non succederà, mangiamo una cosa e basta. Garantisco io”. Venne. E fu lui invece che, vedendo una chitarra, di sua spontanea volontà la prese e cominciò a cantare “Io vorrei, non vorrei, ma se puoi...come può uno scoglio...”. Io e lei ci guardammo. Eravamo già cotti».
E così è nata una grande storia d’amore...
«Cominciai a frequentare casa sua e nacque un amore indimenticabile, fortissimo, rispettoso, molto sorridente. Abbiamo riso tanto. Sì, una storia d’amore sorridente e straordinaria, senza mai una lite. Mai. Io rispettavo le sue opinioni e lei le mie».
Lei è stato «rapito» dalla sua anima.
«Mi piaceva tutto di lei. Mariangela si era fatta da sé, aveva una grande cultura, leggeva, studiava, studiava, studiava. Il teatro era la sua grande passione. Nella nostra storia io fingevo di non sapere e quando andavamo a teatro mi facevo spiegare la trama».
Con chi uscivate la sera?
«Frequentavamo tanti registi, soprattutto quelli che lavoravano con lei. Franco Rosi, Mario Monicelli, Ugo Tognazzi, Elio Petri, Gian Maria Volonté, Lina Wertmuller, Alberto Sordi, Giuliano Montaldo».
Stavate tanto a Roma?
«Sì molto, ma in quel periodo frequentavamo tanto anche Milano. I genitori di Mariangela vivevano lì e lei parlava un milanese straordinario, popolare. C’era una magica fusione anche culturale tra noi: la mia napoletanità e la sua milanesità che mi comunicava tramite la frequentazione con Jannacci, Gaber, Strehler, i Legnanesi».
Un momento impresso nella sua memoria?
«Un capodanno: avevamo tantissimi inviti a tante feste. Abbiamo dato buca a tutti e abbiamo passato quel capodanno a casa, a Roma, con cotechino e lenticchie, solo noi due. Eravamo troppo innamorati».
Perché e quando è finita la vostra storia d’amore?
«Mariangela, nei primi anni Ottanta, è andata negli Usa a tentare la carta americana. Allora non c’erano i telefonini e ci siamo distratti. E ce l’eravamo anche detto: “Attenzione che ci distraiamo”... Lei ha avuto incontri americani, io da solo a Roma mi sono distratto e così quando dopo quasi due anni è tornata ci siamo accorti che non ci divertivamo più insieme. Tacitamente ci siamo lasciati andare, senza litigare. È stato un allontanamento dolce, senza rancori. Salvo poi riprendere dopo anni (nel 2007, ndr). Più adulti, si è riformata la coppia e non ci siamo più lasciati fino al giorno della sua morte (11 gennaio 2013)».
Cosa le manca?
«Il grande affetto e i suoi codici: l’onestà, non pensare al danaro, la correttezza».
Melato artista
«Un talento unico, un’artista senza paragoni. Tantissimi grandi attori, tra cui Michele Placido, mi hanno sempre detto che è stata la piu grande attrice teatrale dei nostri tempi e Giancarlo Giannini diceva: “Io imparavo a recitare guardandola”.
Vi siete fatti tanti regali?
«Sì. Uno dei più belli è un autoritratto di Mariangela che aveva Mario Tullio Giordana. Gli sarò eternamente grato per avermelo donato. L’aveva fatto Mariangela con la stoffa della sciarpa che si vede nel film “La classe operaia va in paradiso”. Ce l’ho nella mia stanza da letto e tutti i giorni lo guardo e lei mi guarda sempre».