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 2021  settembre 19 Domenica calendario

Gravidanza e virus: cosa dicono i dati

A Treviso ci sono tre giovani donne incinte intubate come conseguenza del Covid-19: due sono molto gravi e i medici sono preoccupati anche per i nascituri. Le pazienti, incinte tra la ventesima e la ventottesima settimana, non sono vaccinate. Una volta contratto il virus, le mamme corrono maggiormente il pericolo di dover mettere al mondo i figli molto prima del termine naturale, mentre il vaccino è sicuro per le donne incinte e i nascituri.
1Le mamme positive al Covid finiscono per partorire prima? Di quanto? 
La media è molto variabile perché dipende da vari fattori, tra cui la carica virale, ma anche altri elementi che determinano la severità del quadro clinico della madre. In generale il rischio di prematurità aumenta, anche se questo può voler dire spesso «prematurità lieve» (dalle 34 settimane di età gestazionale in poi, quindi con problemi neonatali relativamente lievi) e a volte «prematurità grave» (sotto le 28 settimane, con problemi ben più seri).
2 Quali sono le conseguenze per la futura mamma?
In media una donna gravida che contragga l’infezione da SARS-CoV-2 ha un rischio più elevato di malattia, anche severa, rispetto a donne di pari età non in gravidanza. Dati preliminari di uno studio francese, che coinvolge anche vari centri europei, mostrano che il rischio di prematurità è direttamente proporzionale alla carica virale materna, cioè più copie di virus ha la madre, maggiore sarà il rischio di dover procedere a un parto prematuro.
3 Quali sono le conseguenze negative sul piccolo?
Per il bambino esistono due tipi di rischi: quello di acquisire l’infezione e sviluppare il Covid-19 neonatale, che però, è estremamente basso e quello di nascere prematuramente, eventualità non trascurabile. I parti prematuri sono in maggior parte di natura iatrogena, cioè dovuti alla necessità di far nascere il bambino con parto cesareo, permettendo così una migliore assistenza (anche intensiva) della madre. La nascita pretermine purtroppo però si associa a tutta una serie di conseguenze negative che possono interessare tutti gli organi ancora non compiutamente sviluppati, soprattutto il polmone, il cervello, l’intestino o gli occhi del piccolo. La mortalità dei prematuri e il rischio di avere delle sequele in questi organi è inversamente proporzionale all’età gestazionale alla nascita.
4 Il SARS-CoV-2 si trasmette da madre a figlio? 
Sì, anche se raramente. L’insieme degli studi finora effettuati mostra che l’infezione dalla madre al feto/neonato avviene nel 3-4% dei casi al massimo. La metà circa dei neonati con infezione da SARS-CoV-2 non ha alcun sintomo. L’altra metà ha sintomi minimi o lievi. I casi di Covid-19 neonatale grave esistono, ma sono rarissimi.
5 In che modo avviene il contagio?
Generalmente il passaggio «verticale» del virus dalla madre al bambino avviene attraverso la placenta, la quale agisce come un polmone per il feto.
6 Il virus riesce a oltrepassare la placenta?
Quando la reazione infiammatoria della placenta é particolarmente sostenuta, questo sembra facilitare il passaggio del virus nella circolazione fetale. Sarebbe un effetto collaterale dell’eccessiva reazione infiammatoria placentare. Per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito il SARS-CoV-2 nella lista degli agenti infettivi trasmissibili dalla madre al feto.
7 Quali sono le armi a disposizione delle mamme per evitare i rischi?
La vaccinazione con vaccini a mRNA è di importanza capitale per le donne gravide. Questa riduce in modo estremamente significativo il rischio di sviluppare il Covid-19, proteggendo così anche il bambino dal rischio di prematurità e aborto precoce. I dati dimostrano chiaramente un’efficacia elevatissima dei vaccini. Ove anche la madre si infettasse nonostante la vaccinazione, avrà una carica virale in media molto più bassa e, di conseguenza, non svilupperà il Covid-19, o lo svilupperà in forma lieve con un rischio di prematurità molto più basso.
8 Ci sono controindicazioni alla vaccinazione? Quali? 
Nessuna. I dati accumulati prima nelle sperimentazioni animali, poi nei trial clinici randomizzati e infine i dati clinici accumulati in «real life» dopo milioni di dosi somministrate anche in donne in gravidanza dimostrano chiaramente che non esistono controindicazioni reali. Nessun rischio per il feto, che peraltro non viene neppure raggiunto dal mRNA iniettato. Al contrario, i dati mostrano che gli anticorpi prodotti dalla vaccinazione arrivano nel latte materno e, parzialmente, nella circolazione fetale, proteggendo il piccolo. Molte organizzazioni e società scientifiche internazionali raccomandano la vaccinazione nelle donne incinte allo stesso modo di come è raccomandata in qualunque altro soggetto. 

* Con la consulenza del professor Daniele De Luca, Ordinario di Neonatologia all’Università Paris Saclay e consulente pro-tempore dell’Organizzazione mondiale della sanità.