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 2021  settembre 18 Sabato calendario

Il candidato Vittorio Feltri insulta il centrodestra

La diplomazia appartiene ai politici di mestiere, non certo ai giornalisti. Ed è indubbio che Vittorio Feltri, capolista per Fratelli d’Italia alle Amministrative di Milano, si senta molto più direttore che candidato. E così, vestito elegante e sigaretta in mano nel suo ufficio nella redazione di Libero, si concede il lusso di massacrare alleati e colleghi. Matteo Salvini? “In confusione”. Luca Bernardo? “Non all’altezza”. Il centrodestra? “Una coalizione del cazzo”.
Direttore Feltri, le Amministrative milanesi ci offrono spunti interessanti…
A me non sembra, ormai è già tutto definito: è chiaro che vincerà Sala. È vero che i sondaggi sono una cosa e le urne un’altra, ma diciamo che servono come un termometro per farti capire che aria tira.
Ma se FdI battesse la Lega sarebbe clamoroso. 
Salvini è in difficoltà perché è in stato confusionale. È suonato sia dal suo partito che dai governi: da quello coi 5 Stelle uscì senza mai spiegarci davvero il perché, poi ha perso un po’ di voti ed è rientrato al potere non solo di nuovo col Movimento, ma anche con gli storici avversari del Pd. Sul Green pass non si è capito cosa volesse. E poi continua a rompere le scatole su Quota 100, su cui invece secondo me aveva ragione la Fornero.
Crede che nella Lega aspettino le Comunali per silurarlo?
No, perché non mi pare ci sia una personalità in grado di sostituirlo. È vero che hanno Zaia, Fedriga e qualche altro, ma nessuno ha uno spessore nazionale così importante. E poi non credo vogliano far fuori Salvini, la Lega da questo punto di vista è un partito molto tradizionale: prima che si muova un mattone ce ne vuole.
Come vive questa campagna elettorale da candidato?
Non sto facendo assolutamente nulla, non sono mai stato un politico e non ho la passione. Cosa significa fare campagna elettorale? Io vado per strada, la gente mi saluta, fortunatamente nessuno mi insulta e godo di un certo rispetto. Ma questo succedeva già prima.
Salvini ha preso male la sua candidatura? 
Non so, con Salvini ci siamo sempre parlati, poi un giorno se l’è presa perché in tv ho detto che aveva avuto un atteggiamento da banderuola, entrando e uscendo dai governi. Mi ha mandato un messaggino come si fa tra fidanzatini, dicendo che tra noi era tutto finito.
E pensare che la voleva al Quirinale.
Lì mi sono divertito: ogni volta che la Boldrini leggeva il mio nome aveva un’espressione disgustata.
Che idea si è fatto di Bernardo, il candidato sindaco della destra a Milano?
Lo conosco da molti anni ed è un bravissimo medico, ma ho l’impressione che come politico non sia all’altezza. Non lo dico con disprezzo, ma un conto è gestire il reparto – e il suo è un modello – e un altro è quel bordello della politica. È un po’ debole, per essere chiari.
Che rapporto ha con Giorgia Meloni?
È sempre stato buono. Agli inizi la trovavo persino un po’ stupida, frivola e poco incisiva. E invece è maturata moltissimo, oggi è la migliore. Ha la personalità per fare la leader del centrodestra.
Esiste ancora una coalizione?
È una coalizione del cazzo, è difficile impastarli. In ogni caso, se andassero alle Politiche uniti e la Meloni prendesse più voti, credo che la sinistra si scatenerebbe con l’argomento dell’antifascismo, anche se lei di fascista non ha niente. E questo sarebbe un ostacolo decisivo alla sua corsa a Palazzo Chigi.
Come va la sua permanenza a Libero? Con Sallusti i rapporti non sono granché.
Sono stato io a premere perché venisse Sallusti. L’ho assunto 5 volte perché è un uomo macchina straordinario. Ma invece adesso fa il deus ex machina, non più solo l’uomo macchina.
Davvero volevano cacciarla?
Ma no, sono in buonissimi rapporti con gli Angelucci per vari motivi. Il giornale l’ho fondato io e poi glielo ho venduto. E ho pure incassato una bella cifra, perché gratis non ho mai scritto neanche una cartolina. Non perché mitizzi i soldi, intendiamoci, ma perché i soldi ti evitano tante rotture di coglioni.