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 2021  settembre 18 Sabato calendario

Sull’intelligenza degli animali marini

Metazoa è un termine introdotto dal biologo tedesco Ernst Haeckel nel 1874 per riferirsi agli animali pluricellulari contrapposti agli animali unicellulari detti Protozoa. Oggi gli unicellulari non sono più considerati animali e tutti gli animali sono dei Metazoa. Che cos’è un animale? Tutti «gli esseri viventi costituiti da molte cellule che vivono insieme come una unità». Sono tali le giraffe come coralli, le vespe come le balene. La tassonomia scientifica stabilisce che è “animale” qualsiasi organismo si trovi su ramo dell’albero genealogico delle specie a prescindere da come viva e quale sia il suo aspetto.
Chi ha letto L’albero intricato ( Adelphi) – il libro di David Quammen, diventato celebre per Spillover – sa quanto sia complicata la stesura di questo albero, che poi tale non è più da quando Carl Woese, lavorando sui batteri, identificò gli Archea, i protobatteri, portando a tre i domini dei viventi: gli Eucarioti (con cinque regni: piante, funghi, animali, protisti e cromisti), Batteri e Archea.
Metazoa è il titolo di un libro di Peter Godfrey- Smith, biologo marino che da tempo si interroga su un problema complesso: trovare il ponte che collega la vita con la mente. Se da un lato può essere spiegata in termini materialistici ( i sistemi viventi sono composti degli stessi elementi chimici che compongono l’universo), dall’altro quella che definiamo “esperienza soggettiva”, o “coscienza”, sembra resistere a ogni spiegazione.
Nel 1974 il filosofo Thomas Nagel scrisse un memorabile articolo intitolato Cosa si prova a essere un pipistrello. Voleva capire se ad avere una mente si “prova” qualcosa e si “sente” qualcosa. Per dare una risposta a queste questioni Godfrey- Smith s’immerge da decenni nelle acque dei mari che circondano l’Australia; si occupa delle creature che vivono sui fondali, in particolare dei polpi. Se, come sostengono i neuroscienziati, la coscienza dipende dalla corteccia cerebrale, cosa succede negli animali che non la possiedono? Hanno una esperienza del mondo, del loro mondo, diversa rispetto alla nostra, oppure non hanno nessuna esperienza?
L’autore risponde che «le menti sono generate da una parte dall’attività che ha luogo nel mondo, spesso in assenza di mente». Detto altrimenti: esiste un universo di processi che pur senza essere coscienti di sé stessi genera l’esperienza “sentita”. La questione può sembrare astratta, e in un certo senso lo è, perché comporta anche un aspetto filosofico, oltre che biologico, ma diventa più facile da comprendere quando Godfrey- Smith racconta cosa fanno le spugne, un gambero con un braccio solo e i polpi. Le nostre menti non sarebbero altro che “configurazioni”, ma anche processi biologici, e quindi fisici di un certo tipo.
Metazoa non è un libro facile, e neppure lineare nell’esposizione, tuttavia fa riflettere non solo sugli animali marini che racconta, ma anche sul nostro cervello. Dall’acqua veniamo anche noi. Ad aprire la strada che ci ha portato sulle terre emerse sono stati gli artropodi, ordine di invertebrati cui appartengono ragni, scorpioni, crostacei, oltre a innumerevoli altre specie. Sono loro ad aver colonizzato il Pianeta emerso. Nel Cambriano, periodo in cui la vita esplose sulla Terra, queste creature scelsero di uscire dall’acqua. Oggi gli artropodi nuotatori, ad esempio i gamberi, non sono molti, ed è a loro che va l’interesse scientifico e persino umano di Godfrey-Smith.
Le parti più belle del libro sono quelle che riguardano la classe dei cefalopodi, di cui ha trattato nel suo precedente saggio di successo, Altre menti: i polpi, un’isola di complessità mentale nel mare degli invertebrati. Cosa è la mente di un polpo? Il suo sistema nervoso è decentralizzato: nel cervello ci sono due terzi dei neuroni mentre nelle braccia stazionano quelli superiori, per cui le braccia “pensano” da sole. Per noi esseri a simmetria bilaterale è difficile capire come pensa un polpo. Sono “intelligenti”? Godfrey-Smith parla di animali complessi e anche sensibili. Sono animali esplorativi, scrive: armeggiano, fanno tentativi, girano e rigirano il problema, fisicamente e non mentalmente, ma non sono riflessivi o “brillanti”. Esiste in loro la “coscienza”? Per capire di quale problema si tratta, Godfrey- Smith paragona il cervello di un’ape, che ha un milione di neuroni, con il braccio del polpo, che ne ha decine di milioni. Le singole braccia sono dei veri e propri sé’? Forse un giorno non troppo lontano l’organizzazione del polpo (1+ 8: cervello e braccia) ci costringerà a ripensare la stessa organizzazione umana ( 1+ 1: emisfero destro ed emisfero sinistro), e soprattutto l’idea di soggettività.
Un altro animale di cui si parla in Metazoa, il delfino, nostro “parente” in quanto mammifero, ha fatto il percorso inverso: è ritornato nel mare. Quando dorme spegne uno dei due emisferi e vigila con l’altro: un occhio chiuso e un occhio aperto, come certi personaggi delle favole.
Circa 380 milioni di anni fa il nostro gruppo di animali, i vertebrati, salì sull’albero dell’evoluzione; i nostri lontanissimi progenitori ridussero a quattro gli arti e trasformarono le sacche di galleggiamento in polmoni. Nel Triassico si dovettero nascondere per cacciare di notte, fino a che un asteroide colpì la Terra e si estinsero i dinosauri. I paleontologi calcolano che l’antenato comune a noi e ai polpi fosse un verme piatto, una creatura marina, esistita 600 milioni di anni fa. Un tempo lunghissimo, ma non così tanto, se è vero che la Terra esiste da 4,5 miliardi di anni e la vita c’è da 3,8 miliardi. L’evoluzionenon si ferma.