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 2021  settembre 18 Sabato calendario

Il Papa e l’aborto, viva il Medioevo!

Chissà se le ultime dichiarazioni di papa Francesco riusciranno finalmente a dissolvere la falsa aureola di progressismo che lo circonda da otto anni, nonostante l’evidenza contraria della sua storia personale precedente il pontificato, e dei suoi atti pubblici successivi alla sua elezione. Uno dei fraintendimenti che ha generato fin dagli inizi quell’aureola è stata la sua famosa frase: “Chi sono io per giudicare un gay?”, immediatamente interpretata dai media compiacenti come un’apertura verso gli omosessuali e un preludio all’accettazione dei loro matrimoni. In realtà, quell’affermazione non era altro che l’imbarazzata scusa del neo-eletto papa posto di fronte alla scoperta, da parte dei media meno compiacenti, che uno dei suoi primi uomini di fiducia (monsignor Battista Ricca) era stato coinvolto in uno scandalo sessuale quand’era alla nunziatura di Montevideo. Come punizione, all’epoca il prelato era stato fatto rientrare a Roma, e degradato da diplomatico a economo di Santa Marta: qui Bergoglio l’aveva trovato, e poco dopo l’aveva promosso a suo rappresentante personale allo Ior, con una decisione appunto inescusabile. A proposito dello Ior, un altro fraintendimento su papa Francesco derivò dalla sua altrettanto famosa frase: “San Pietro non aveva una banca”, anch’essa immediatamente interpretata dai media compiacenti come un preludio allo scioglimento della chiacchierata istituzione. In realtà, dopo otto anni di pontificato “progressista”, la Banca Vaticana rimane dov’era, e monsignor Ricca anche. E ora Francesco ha finalmente ammesso che di matrimoni omosessuali non se ne parla, in Vaticano: per gentile concessione, il papa ammette che lo Stato può fare ciò che crede al proposito, ma quanto a lui ribadisce che le regole della sua Chiesa rimangono le stesse dei papi conservatori che l’hanno preceduto. La cosa era d’altronde prevedibile, se non altro perché da cardinale di Buenos Aires il futuro papa aveva combattuto una reazionaria battaglia contro i matrimoni omosessuali, quando il Parlamento argentino li aveva proposti. I voti per far passare la legge scarseggiavano, ma furono proprio le posizioni considerate “medievali” di Bergoglio, che aveva organizzato manifestazioni di protesta analoghe ai nostri Family Day, a provocare un atto di orgoglio del Parlamento. Fu così approvata una legge che consente i matrimoni omosessuali, e non solo le unioni civili: le uniche che papa Francesco ha ora ribadito di considerare accettabili. Paradossalmente, dunque, è grazie al conservatorismo di Bergoglio che oggi l’Argentina ha una legge più avanzata della nostra!
Fra le recenti dichiarazioni di papa Francesco, le più imbarazzanti sono però quelle sulla procreazione: l’equiparazione dell’aborto a un “omicidio”, da un lato, e della diminuzione della popolazione a un “inverno demografico”, dall’altro lato. Sulla gestazione il papa non sembra avere le idee molto chiare: dice, ad esempio, che “alla terza settimana dal concepimento tutti gli organi stanno già lì, anche il Dna: è una vita umana”. A parte l’equiparazione del Dna a un organo, forse il papa non sa che il Dna di ciascuno di noi sta in tutte le nostre cellule, fin dal primo momento del concepimento. E che, in ogni caso, ci vuole ben altro che un abbozzo di organi, per avere una vita umana! La concezione del pontefice sulle prime fasi della vita è rudimentale e squallida: “l’aborto è un omicidio, e il medico abortista un sicario”, senza se e senza ma. Come se il “qualsiasi libro di embriologia per studenti di medicina”, da lui improvvidamente citato, non dicesse invece che almeno fino alla morula le cellule sono completamente indifferenziate: ciascuna è un individuo in potenza, e tutte insieme formano dunque una popolazione in potenza, e non un singolo individuo! In tal caso, semmai, il papa dovrebbe parlare di “genocidio”, ma non certo di omicidio.
Lo schierarsi con Orbàn a favore della crescita della popolazione e delle leggi a favore della procreazione, analoghe a quelle del Fascismo, mostra infine che anche il supposto ecologismo di papa Francesco non è altro che un ennesimo mito, visto che proprio la sovrappopolazione è la causa prima dei ben noti disastri ambientali e climatici. A dimostrazione del fatto che “morto un papa se ne fa un altro”, ma la Chiesa rimane sempre quello che era, è e sarà: conservatrice e reazionaria.