La Stampa, 18 settembre 2021
Gli 80 anni di Umberto Bossi
Nel menù della festa non dovrebbero mancare il salmone affumicato e lo zenzero candito, che hanno soppiantato come cibi favoriti l’accoppiata pizza & Coca-cola dei tempi ruggenti, ristoro del guerriero, di solito alle tre del mattino dopo comizi dalle due ore in su.
Domani Umberto Bossi compie 80 anni. Data e luogo di nascita (Cassano Magnago, provincia di Varese) sono fra i pochi fatti sicuri di una vita avventurosa, in cui Bossi è stato iscritto al Pci, si è spacciato per anni per medico, ha fatto il cantautore a Castrocaro con il nome d’arte di “Donato” e, anche questo è certo, ha rivoluzionato la politica italiana. Per la fausta ricorrenza, nessuna celebrazione particolare. I familiari hanno fatto sapere a chi annunciava visite o festeggiamenti che “l’Umberto” preferisce passare il compleanno nella casa di Gemonio con la moglie Manuela Marrone e i figli. Ma gli irriducibili del Senatùr, gli irredentisti della Padania, i leghisti della Lega ancora Nord intendono festeggiarlo comunque. L’ex ministro della Giustizia di Berlusconi, Roberto Castelli, ha lanciato la convocazione per domattina sul sacro pratone di Pontida, anche se probabilmente pioverà e quindi il raduno traslocherà al chiuso: previsto un collegamento video con Gemonio. E in ogni caso sono moltissimi i leghisti, ex o tuttora praticanti, a farsi vivi, a mandare auguri, messaggi, regali. A Bossi piacciono soprattutto i quadri, le stampe, i poster, insomma qualsiasi cosa si possa appendere tranne i vestiti. E infatti sui social e nelle chat circola un ritratto “in rosso” che è diventato il logo non ufficiale del genetliaco. Tanto calore fa da contrappeso a una certa freddezza della Lega “ufficiale": Salvini, raccontano, ha mandato degli auguri scritti.
Lui, il Senatùr, anzi il Capo come ancora lo chiamano i leghisti della prima ora, sta abbastanza bene. Qualche passo riesce a farlo; per percorsi più lunghi, usa la sedia a rotelle. La testa, però, è lucida, i giudizi sempre taglienti, lo sguardo critico (anche sulle vicende del suo partito, dicono). Si raccontano exploit notevoli, come quando, al referendum perso da Renzi, azzeccò non solo il risultato, ma anche le percentuali di sì e no, e al decimale. Però di politica attiva Bossi ne fa sempre meno, anche per colpa del Covid e relative restrizioni (a proposito, visto che il tema è caldo in generale e nella Lega in particolare: è vaccinato). L’ultima discesa nella Roma già ladrona avvenne al varo del governo Draghi, una specie di benedizione da parte del fondatore di quello che, a forza di corsi e ricorsi altrui, è il partito più “antico” presente in Parlamento. Da allora, Bossi si è spostato una volta sola, senza che lo sapesse nessuno anche perché è andato a Pecorara, in val Tidone, colline di Piacenza, insomma in zona bersaniana, ospite del capo dei locali vigili urbani. «Lui è fatto così: l’amicizia viene prima di tutto, anche della politica», racconta chi lo conosce bene.
A proposito di amici. Bersani, sarà il comune background padano e terragno, ogni tanto si fa vivo. Idem Tremonti e anche Berlusconi, con il quale i rapporti sono stati spesso difficili ma sempre calorosi. Soltanto Bossi ha potuto farsi fotografare mentre gli metteva una mano sulla spalla e per di più indossando la canotta, due circostanze, il contatto fisico e la trasandatezza vestamentaria, che Silvio aborre. E così i due guerrieri stanchi ancora si sentono. Come sentono Bossi anche molti leghisti in carriera: si racconta che Giancarlo Giorgetti l’abbia consultato prima di accettare il suo ministero.
Ma se domani Bossi festeggia 80 anni, mercoledì la Padania ne ha compiuti 25 dall’«indipendenza», quell’incredibile frullato di ampolle del Dio Po, simboli celtici e «Va pensiero». Quindi domani la Pontida bossiana rischia di diventare la chiamata a raccolta degli antisalviniani, di quei legisti ancora convinti che la «questione settentrionale» resti il core business del partito. «Ma no, sarà una celebrazione doverosa e affettuosa – dice Gianni Fava, ultimo avversario di Salvini a congresso -. Però, in un momento di evidente superamento del salvinismo, chi è disilluso vuole forse tornare alle origini». Il Senatùr resta un mito, un po’ acciaccato ma sempre sentito. Sentite Gianluca Pini, ex deputato romagnolo: «Se nella vita ho avuto fortuna, la più grande è stata incontrare Bossi. Lui nei libri di storia c’è già».