La Stampa, 18 settembre 2021
La nuova lista dei lavori gravosi
In cima alla classifica, inevitabilmente, ci sono tutti i lavori manuali, nel campo della manifattura, dell’edilizia e dell’agricoltura. Ci sono i conduttori di impianti e di macchinari pesanti ed i fonditori, il personale dei servizi sanitari e sociali ma anche i lavoratori agricoli e gli operai forestali, oltre agli addetti all’edilizia: stando a quello che riferisce la Uil sono in tutto 31 le categorie di lavoratori maggiormente gravosi individuate dalla commissione di esperti istituita dal ministro Orlando, il doppio delle figure ammesse sino ad oggi ai benefici dell’Ape sociale.
Anche questa, come Quota 100, scade a fine anno: in questo caso, però, la norma non verrà lasciata cadere ma al contrario si cercherà di rafforzarla ed estenderla.
La commissione istituzionale sui lavori gravosi presieduta dall’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano ha terminato giovedì la prima parte del suo lavoro (a seguire si occuperà di donne, inidonei e lavoro notturno) ed ha quindi consegnato al ministero la nuova lista che a breve sarà trasmessa anche al Parlamento. Di fatto si tratta di una nuova graduatoria – un indice unificato – che oltre ai vecchi lavori disagiati ne individua dei nuovi incrociando i dati raccolti da Inail, Inps ed Istat. In pratica, utilizzando per la prima volta criteri scientifici, sono state individuate tutte le categorie più esposte ad oneri fisici (malattie professionali, infortuni, ecc.) e stress lavorativi.
«Abbiamo suggerito una graduatoria che va dal lavoro più gravoso a quello meno gravoso, in totale sono quasi 100 le categorie prese in esame – spiega Damiano -. In pratica abbiamo indicato il perimetro dentro il quale agire per rivedere le norme, dando come indicazione sia l’esigenza di passare da un’Ape sperimentale ad un provvedimento che duri nel tempo, sia di allargare la platea. Adesso spetta alla politica decidere quante risorse stanziare e per fare cosa».
Dal lavoro della commissione emerge anche chiaramente che le aspettative di vita possono cambiare in maniera molto significativa a seconda della mansione che si svolge. E in questa logica, secondo Damiano, questo intervento nel campo della previdenza «diventa anche uno strumento di prevenzione»: perché uscire dal lavoro a 63 anni con l’assegno ponte dell’Ape sociale (al massimo 1.500 lordi al mese) chi è più esposto agli infortuni può servire anche a questo, in un momento in cui gli incidenti sul lavoro rappresentano un problema rilevante.
Non a caso la Commissione Damiano suggerisce un intervento specifico per i lavoratori edili in modo da diminuire i contributi loro necessari per accedere all’Ape passando dagli attuali 36 anni (con 63 anni di età) a 30, in considerazione della «gravosità del loro lavoro e la discontinuità della prestazione».
La commissione «ha svolto un ottimo lavoro. Il documento sui gravosi fotografa quello che la Uil sostiene da sempre: non tutti i lavori sono uguali», sottolineano il segretario confederale Domenico Proietti ed il segretario generale dei pensionati Carmelo Barbagallo. In vista del superamento di Quota 100 i sindacati chiedono più flessibilità nell’accesso alla pensione tenendo anche conto proprio della gravosità e dell’usura dei lavori. «Requisiti troppo elevati per la pensione – segnala la Cisl – riducono le aspettative di vita di molte professioni particolarmente gravose. È quindi indispensabile prevedere una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione». Ed in questo quadro «le istanze presentate nella piattaforma di Cgil, Cisl e Uil per l’accesso alla pensione a partire dai 62 anni, così come la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età per chi ha iniziato a lavorare in giovane età si confermano attuali. Perché le pensioni non sono un privilegio, ma un diritto dopo una vita di duro lavoro».