Corriere della Sera, 18 settembre 2021
Marco Bellocchio vive con ottimismo i suoi 81 anni
«Vivo con ottimismo i miei 81 anni. Ho mille progetti e vorrei realizzarli tutti». Marco Bellocchio si dice grato a un 2021, anno secondo della pandemia, che «in un contesto globale così complicato» gli ha regalato tre momenti felici: la Palma d’onore a Cannes, l’uscita di un film «straordinariamente importante» per la sua vita e la sua carriera come Marx può aspettare, sul suicidio del fratello gemello Camillo, e le riprese di Esterno notte, la serie tv Rai sul rapimento e la morte di Aldo Moro: dalla strage di via Fani, avvenuta il 16 marzo 1978 mentre si insediava il nuovo governo guidato da Giulio Andreotti, fino all’omicidio e al ritrovamento del corpo dello statista in via Caetani dopo 55 giorni di sequestro. Gli interpreti sono Fabrizio Gifuni, che è Moro, Margherita Buy, Toni Servillo e Fausto Russo Alesi, che impersona Francesco Cossiga.
Bellocchio parla di «una sorta di controcampo» di Buongiorno, notte, il film del 2003 con Maya Sansa e Roberto Herlitzka sui giorni della prigionia. «Cambia il punto di vista: stavolta siamo all’esterno della tragedia sicché prendono rilievo personaggi come Cossiga, Paolo VI, la moglie di Moro, i terroristi». Aggiunge: «Una serie tv risponde a regole diverse da quelle di un film. Ho cercato di seguire i fatti. Ma la realtà si integra con la fantasia. La formula è la stessa di Buongiorno, notte. Succedono cose vere e avvengono cose inventate. Mi sono preso quelle libertà che per me sono necessarie». Sostiene che mai gli erano piovuti addosso «tanti apprezzamenti, che mai aveva raccolto condivisioni sentimentali da tante persone come per Marx può aspettare. Il film nasce da una scelta personale e disinteressata. L’idea è venuta durante una cena in famiglia. A un certo punto ci sono dei conti da regolare, delle cose da capire, svincoli indispensabili». Sorvola sul fatto che Il traditore è stato il suo maggior successo al box office, venduto in 92 Paesi. Più volte ha dichiarato che tra i film di cui va fiero ci sono Il diavolo in corpo e Il regista di matrimoni.
Il cinema ha riempito la sua vita, dalla casa dei Pugni in tasca a Bobbio fino alla Palma d’onore a Cannes. «Ma non è stato tutto per me». Ricorda che a vent’anni voleva far l’attore, la regia è venuta dopo. «Avevo un incontrovertibile bisogno di esprimermi. Che fosse attraverso la pittura, la poesia o altro non importava. La strada che ho percorso mi ha portato al cinema. È andata così. Il riferimento che io posso applicare alla mia identità è il cinema». Ha attraversato fasi diverse. La fase arrabbiata e la fase dell’analisi. «Non rinnego nulla. Ho fatto anche degli sbagli. Ma tutto alla fine mi appartiene, sta dentro di me. Sento la colpa solo delle azioni che ho compiuto senza coraggio. Delle scelte coraggiose non mi sono mai pentito».
Il prossimo progetto è un film sulla vicenda di Edgardo Mortara, il bambino ebreo allontanato dalla famiglia nel 1858 per essere allevato, da cattolico, sotto la custodia di papa Pio IX. «L’idea di farne un film mi gira nella testa da anni. Il titolo provvisorio è La conversione». Alla storia si è interessato in passato anche Steven Spielberg. Gli sceneggiatori sono Stefano Massini e Susanna Nicchiarelli.
Bellocchio è uno degli ospiti, alla Triennale di Milano, della giornata odierna di Fuoricinema, la rassegna ideata da Cristiana Mainardi e Cristiana Capotondi. In programma anche incontri con Vincenzo Salemme, lo scrittore Niccolò Nisivoccia, Ron, Valentina Cervi, Leonardo Di Costanzo e Toni Servillo via streaming, regista e interprete di Ariaferma, che sarà proiettato subito dopo. Partenza alle 18.
Ieri spazio a due conversazioni sull’attualità. Temi: l’Afghanistan, con la regista Sahraa Karimi e Flora Ribera della rete solidale «Le donne per le donne», e l’eredità di Gino Strada, protagonisti Simonetta Gola, Nico Colonna, Massimo Moratti, Gino e Michele. Poi gli appuntamenti Note di viaggio con Mauro Pagani, Nina Zilli, Badara Seck e Poesie per immagini con il regista Uberto Pasolini e il film È stata la mano di Diodi Paolo Sorrentino. Proiezione esaurita, incasso devoluto a «Le donne per le donne»