Corriere della Sera, 17 settembre 2021
Intervista a Valeria Marini e alla madre truffata
Valeria Marini si è accorta che qualcosa non andava dai silenzi della madre, dal fatto che si isolasse sempre di più, dalla tensione con cui aspettava le email: quelle che puntualmente rimandavano la restituzione del suo investimento. Era partita con cinquemila euro, aveva finito per affidarne 335 mila a Giuseppe Milazzo, produttore cinematografico, con il miraggio che sarebbero triplicati in pochi mesi grazie ai Bitcoin. Ora il sostituto procuratore di Roma Pietro Pollidori ha chiesto il rinvio a giudizio di Milazzo, con l’accusa di truffa aggravata ai danni della signora Gianna Orrù, 83 anni, la mamma di Valeria. La prima udienza è fissata per il 30 novembre. Ne parlano insieme, per telefono, fiduciose nella giustizia e nel lavoro che sta facendo l’avvocato Laura Sgrò, la stessa legale della famiglia di Emanuela Orlandi.
Come è stato possibile farsi raggirare fino a una cifra così importante?
Gianna Orrù: «È cominciato con cinquemila euro, ai quali ne avevo aggiunti altri 5 mila. Milazzo, che avevo conosciuto nel 2017 per un corto girato da Valeria che non mi era piaciuto, mi aveva proposto questo investimento in Bitcoin che poteva essere a un mese, a tre mesi o a sei mesi. Alla scadenza potevi decidere se reinvestire o ritirare i soldi. Poiché era una cosa veloce, e gli stessi soldi ce li metteva lui, ero tranquilla. I bonifici li facevo sul suo conto, peraltro: era tutto tracciabile».
Valeria Marini: «L’aveva proposto anche a me, ma io sono sempre di corsa, ne avevo parlato con il mio direttore di banca che mi aveva dissuasa. Però poi con mia madre non ne avevo più parlato».
Da cinquemila a 335 mila, com’è stato il passo?
G. O.: «Intanto, ma questo l’ho scoperto dopo, i soldi li mettevo solo io, Milazzo faceva finta. Mi mandava falsi rendiconti, aggiornamenti settimanali. Io sono stata una polla perché quando i presunti soldi sono diventati 96 mila euro, anziché chiedergli di ritirarli gli ho detto di reinvestirli. Ci sono cascata come una cretina: così gli ho dato prima centomila euro, poi altri duecentomila e ad agosto del 2018 gli ultimi 25 mila. A settembre sarebbe scaduto l’investimento ed ero determinata a ritirare tutto».
V. M.: «Avevo capito che qualcosa non quadrava e ingaggiato un investigatore privato. Ho cercato di mettere in guardia mia madre, ma non mi ha ascoltato».
In quel momento sono cambiati i vostri rapporti?
Vicinanza
L’attrice: «Lei per me
c’è sempre stata, ogni minuto, e io ci sarò sempre per lei»
G. O.: «Non potevo credere a Valeria. Milazzo mi diceva che litigava ogni giorno con il trader, tale Andrea Inturri, suo amico. C’erano in ballo anche i suoi soldi, mi rassicurava. Mi aveva messo in contatto via email con questo finto Inturri, che non esiste. Dalla piattaforma dell’investimento a Cipro, eToro, mi arrivavano le email di aggiornamento. Mi dispiace moltissimo di non aver creduto a Valeria, dopo le ho chiesto scusa. Non mi riconoscevo più, ero come imbambolata».
V. M.: «Io invece capisco che si possa essere truffati, è successo anche a me. Ho molta comprensione per mia madre. Non l’ho mai lasciata sola, dopo, perché lei per me c’è sempre stata, ogni minuto, e io ci sarò sempre per lei».
Qualche mese fa Milazzo, a Filippo Roma delle Iene che lo incalzava, ha detto che la signora Orrù aveva una storia di sesso con lui e che si era inventata tutto per dispetto. Per provarlo, millantava di avere foto di lei nuda. Salvo ritrattare settimane dopo. Come si è sentita?
G. O.: «Sul momento l’ho presa sul ridere: non esistono mie foto in costume, figuriamoci nuda. Però poi ho pianto, altroché, ho pianto di rabbia. E comunque Milazzo per quelle parole è stato denunciato per diffamazione aggravata. Devo ammettere che ho provato una grande vergogna, ma non per le stupidaggini che si è inventato questo signore. Mi faceva provare vergogna essermi sbagliata così tanto, io che non sono una sprovveduta. Sono stata male, ho avuto problemi di salute, ero in tensione 24 ore su 24. Soprattutto, ho allontanato i miei figli».
V. M.: «Ora dobbiamo solo guardare avanti e abbiamo fiducia nella giustizia. Penso però alle persone che sono sole, che non hanno qualcuno vicino per farsi consigliare. L’importante è parlarne, per venirne fuori».
Sperate di recuperare quei soldi?
G. O.: «Benimindi coru! In dialetto cagliaritano è come dire “aspetta e spera”».
V.M.: «A mia madre dico sempre: i soldi si riguadagnano, la vita non si ricompra».