la Repubblica, 17 settembre 2021
Viaggio a Tavullia, la casa di Valentino Rossi
TAVULLIA — Di fronte alle mura del castello, quelli del fan club hanno appeso uno striscione giallo lungo 25 metri. Con un invito: “Lasciate un messaggio per Vale”. In meno di 24 ore e a 2 giorni dalla gara, non c’è quasi più posto per scrivere. «Grazie per 26 anni di corse. Per aver fatto impazzire milioni di persone. Ora goditi la vita, tua figlia e la famiglia» firmato Tobi, che è arrivato dalla Germania. «Quanti momenti da ricordare con te: The Doctor, per sempre il migliore» Dominic, Francia. «La MotoGp non sarà più la stessa cosa» Gareth, Galles.
Sono arrivati già da ieri e da ogni parte del mondo, sono tantissimi. Chissà quanti ancora, fino a domenica: tutti con qualcosa di giallo addosso, lo sguardo eccitato di chi non vede l’ora di raccontare agli amici. È l’ultimo saluto, prima che tra meno di 2 mesi il campione scenda per sempre dalla moto. Sono venuti qui, a casa sua, dove il Doc continua a vivere e con un po’ di fortuna potrebbero incrociarlo: «Forse è al Ranch», «No, è in azienda», «Macché, deve passare dalla pizzeria». Sostano davanti alla scuola elementare ‘Giunta’, è lì che Valentino giurò alla maestra: diventerò un pilota. Poco più sopra c’è la fonte di Bugodoro: all’asilo, lui e il suo amico Uccio si lanciavano giù per la discesa coi tricicli, altro che pallone. È tutto così vicino. E non è cambiato nulla. Sull’altro lato della fortezza, accanto alla stradina dove le telecamere della Rai riprendevano un Rossi adolescente che impennava con l’Ape Piaggio, hanno allestito lo Yellow Park: percorso per bambini con la riproduzione delle scenette più divertenti che il pilota regalava negli anni belli, dopo un successo. Ci sono il Pollo Osvaldo, i Sette Nani, il podio con scritto: ‘Rossifumi Vord Cienpion’. I piccoli ascoltano rapiti i loro papà che raccontano le imprese del pilota, sembra una favola: si fanno fotografare, come se al posto del numero 46 ci fossero loro. Molti non lo hanno mai visto vincere – l’ultima volta è stata 4 anni fa, in Olanda – però non importa: «Sembra un personaggio dei cartoni animati», ridono contenti.
Lo Yellow Park dal prossimo anno sarà replicato nei paddock di tutti i circuiti del mondo. Ci saranno altre gag anche per i più per adulti: come quella dei vigili urbani che all’arrivo fanno la multa, il bagno chimico. La bambola gonfiabile con su scritto Claudia Skiffer (per prendere in giro Max Biaggi)? No, quella meglio di no. «Nonostante la pandemia, lo scorso anno 7.000 persone sono salite quassù per scattarsi un selfie accanto alla Yamaha con cui Vale vinse a Welkom, nel 2004. La gente vuole un ricordo con Rossi, rivivere un’epoca irripetibile. Scanzonata, felice. Qualcuno avrebbe messo su un museo: noi abbiamo pensato a qualcosa di più allegro. Divertente, vivo. E gratuito, come tutte le nostre iniziative: perché Valentino è stato un dono, ed è giusto condividerlo». Fulvio Fratesi, uno dei 12 fondatori del fan club dedicato al 9 volte campione del mondo. «Siamo ancora tutti insieme e sono passati 26 anni. Sembra ieri». Il loro deve essere un record, in ambito sportivo. «La cosa incredibile è che col passare del tempo il numero delle tessere ha continuato ad aumentare, anche se lui non vince più». Ci sono iscritti da 88 Paesi diversi, compresa la Nuova Caledonia, il Madagascar, l’Alaska, la Mongolia. Dall’Uruguay ha versato la sua quota ‘Pepe’ Mujica, l’ex presidente- contadino. «È stato gentilissimo. Ci ha mandato una lettera: ‘Avrei voluto avere un figlio come lui. Uno che regala felicità’. Che belle parole». Fulvio ha 64 anni: all’asilo e alle elementari di Tavullia ci è andato con Rino Salucci. Il padre di Uccio, migliore amico di Valentino. Un’altra bella coppia. «All’inizio ha provato anche mio figlio, però non era la stessa cosa: dopo 5 mesi abbiamo venduto la minimoto», spiega Rino. «Uccio è più portato per il volante». In passato ha corso in auto col Doc, che dal prossimo anno si dedicherà all’Endurance. «Vale non ha ancora scelto il team, ma vi posso assicurare che farà le cose con grande attenzione ai dettagli. Come sempre. E chissà che non si dimostri un fuoriclasse anche con le 4 ruote».
«Sono felice di aver fatto divertire così tanta gente: dai bambini ai nonni», ha raccontato il campione. «I più piccoli con lui hanno sempre avuto un rapporto speciale», conferma Fratesi. Che da 13 anni in nome del pilota fa visita agli ospedali pediatrici. «Una trentina di appuntamenti l’anno, anche se Vale preferisce non farsi pubblicità. Era cominciato tutto con Riccardo, aveva 8 anni ed era ricoverato a Milano. I medici ci hanno detto che si stava lasciando andare, che sarebbe stata questione di giorni. Allora Vale gli ha detto: lottiamo insieme, se vinco il titolo festeggiamo. Sono passati due mesi: dopo il trionfo di Motegi, era il 2008, siamo andati a trovarlo col cappellino e tutte le cose che indossava sul podio. Lui in cambio ha disegnato a matita su di un foglio il contorno della sua mano: ‘Per quando non ci sarò più’. Ha resistito ancora sei mesi. Da allora siamo stati in tutta Italia, in Slovenia. ‘Non vi dovete affezionare’, ci dicono i medici. Ma è dura».
La festa in piazza per Valentino è appena cominciata, sperando che domenica in gara regali emozioni. Ieri un corso di mototerapia, un’esibizione difreestyle. Hanno montato un palco, la sera si fa musica. Il raduno delle lady-biker, l’esposizione e la parata di una collezione di moto da gp dagli anni ‘60 agli ‘80: quelle dei trionfi di Schwantz, Barry Sheene («Vale vuole provarla l’anno prossimo, ma è un segreto»). Sabato ancora esibizioni di minimoto, le evoluzioni acrobatiche degli aeroplani. «Non abbiamo un secondo di tregua, ma che meraviglia questo genere di ‘problemi’. A proposito: dovremo replicare il 24 ottobre, perché si correrà ancora a Misano». Tre settimane più tardi, Valentino Rossi chiuderà una carriera infinita. Di sicuro lo rivedrete qui a Tavullia. Gli amici di tutta una vita, la semplicità del paese: forse è stato questo, il suo segreto. ‘Se bevi l’acqua di Bugodoro, rimarrai sempre qui’, dice in dialetto la gente di Tavullia.