la Repubblica, 17 settembre 2021
La resa di Lagardère a Bolloré
Vincent Bolloré è pronto a mangiarsi il gruppo Lagardère. Dopo quasi due anni di battaglia e colpi di scena, alla fine il patron di Vivendi ha ripreso la quota del fondo attivista Amber, convinto Bernard Arnault a mollare la presa e ora dovrà lanciare un’Opa sul gruppo di travel retail (boutique in stazioni e aeroporti) e media che possiede importanti giornali ( Paris Match, Journal du Dimanche ), una popolare radio (Europe 1) ma anche l’editore Hachette, che pubblica tanti famosi scrittori d’Oltralpe. Nell’editoria, Bolloré ha già Editis e quindi è previsto che dovrà superare l’ostacolo dell’Antitrust e proporre eventuali rimedi.
È l’epilogo di un lungo feuilleton. Il finanziere Joseph Ourghoulian, proprietario del fondo Amber Capital per primo aveva fatto breccia nel capitale Lagardère, alleandosi poi con Bolloré fino a decidere adesso di passare all’incasso, cedendo la sua partecipazione che ammonta al 17,93 per cento del capitale e al 14,34 per cento del diritto di voto. Quando la cessione sarà completata, Vivendi avrà il 45,1 per cento del capitale e il 36,1 per cento dei diritti di voto. A quel punto sarà costretto a presentare un’Opa.
Nella battaglia per mantenere il controllo del gruppo di famiglia Arnaud Lagardère aveva chiamato in soccorso il patron di Lvmh. Ma il miliardario Arnault alla fine si è pentito, non convinto dalle ambiguità del rampollo della dinastia famigliare nel cercare di rimanere alla guida. Lagardère ha infatti prima cercato di alzare la barricate contro Bolloré, ma poi ha cercato di scendere a patti. Nei mesi scorsi, il patron di Lvmh aveva anche proposto invano di comprare alcune testate del gruppo. A complicare il tutto c’è un’inchiesta aperta dalla magistratura francese sulla gestione di Lagardère. Le indagini riguardano sospetti di compravendita di voti, abuso di beni aziendali, conti inesatti e informazioni false o fuorvianti e che ha portato martedì alla perquisizione degli uffici parigini del gruppo.
L’attuale Ceo è stato costretto a cambiare la governance. Il 30 giugno ha dovuto trasformare il gruppo in una società per azioni e abbandonare l’accomandita di famiglia attraverso cui controllava il suo impero pur non essendo maggioritario nel capitale. Senza più lo scudo della holding personale, Lagardère è sempre solo e isolato, anche se ufficialmente nella rinegoziazione degli assetti societari ha ottenuto un mandato da Ceo per sei anni e Bolloré promette di non metterlo in discussione. All’inizio di settembre, la famiglia Arnault ha annunciato la fine del suo accordo di azionariato con Lagardère e la vendita della sua intera partecipazione nell’accomandita del dirigente, in cambio di azioni del gruppo.
Vivendi si dà tempo fino al 15 dicembre 2022 per realizzare l’operazione che richiede il via libera di varie autorità, tra cui la Commissione europea e il Consiglio superiore dell’Audiovisivo per i rischi di concentrazione nei settori dell’editoria e dei media. Le ultime notizie sulla contesa del gruppo francese hanno fatto balzare il titolo Lagardère del 19,45% alla Borsa di Parigi, a 23,28 euro in chiusura, mantenendosi quindi al di sotto dei 24,1 euro che Vivendi pagherà ad Amber e proporrà in seguito per l’Opa.