Il Sole 24 Ore, 16 settembre 2021
Rien ne va plus. A perdere questa volta sono i casinò
A perdere stavolta sono i casinò. Non al tavolo di blackjack ma in Borsa. E la cifra non è affatto irrilevante. È stato sufficiente l’annuncio del governo cinese di una stretta sui casinò di Macao e i big, quotati ad Hong Kong, hanno segnato una perdita di valore di mercato complessiva di 18,4 miliardi di dollari. L’onda asiatica, però, è arrivata a travolgere anche il mondo del gaming a Wall Street, dove le vendite si sono concentrate sulle società con interessi a Macao.
D’altra parte la riscrittura delle regole e delle condizioni da parte del governo cinese non si preannuncia affatto lieve. In arrivo ci sarebbero diverse misure a partire dalla revisione delle licenze. La scadenza di quelle attuali sarebbe stata il prossimo giugno e già questo creava incertezze, ora poi di fronte alla revisione normativa la fibrillazione è arrivata ad avere risvolti pesanti anche sui mercati azionari.
A innescare le vendite l’annuncio da parte di Lei Wai Nong, segretario per l’economia e le finanze di Macao, della volontà del governo di avviare un periodo di consultazione di 45 giorni sull’industria del gioco d’azzardo di Macao a partire da ieri, indicando la necessità di far fronte a carenze nella supervisione del settore. Saranno nove gli ambiti della consultazione e riguarderanno il numero di licenze, una migliore regolamentazione, il benessere dei dipendenti, oltre all’ipotesi di introdurre rappresentanti del governo per supervisionare le operazioni quotidiane del casinò. Il governo, inoltre, prevede di aumentare il diritto di voto nelle concessionarie di gioco per i residenti permanenti di Macao, ma potranno anche arrivare nuove regole sulla distribuzione degli utili agli azionisti. Tutte indicazioni che hanno messo in allarme gli investitori dei casinò americani con interessi nell’amministrazione speciale di Macao. Wynn Resorts ha ceduto fino al 10,5% negli scambi mattutini a New York dopo un calo dell’11% il giorno precedente, segnando la flessione più elevata in due sedute dal marzo 2020. Vendite anche per le azioni di Las Vegas Sands, Melco Resorts & Entertainment e Mgm Resorts International. «Le vendite sui titoli di Wynn e Sands possono essere giustificate dal timore di un possibile esito nella direzione dello scenario peggiore della revisione della legge sul gaming. I limiti ai dividendi e ai requisiti di investimento non legati al gioco potrebbero ostacolare gli investitori stranieri dei casinò, mentre le licenze rinnovate – con le proprietà straniera sotto esame – potrebbero essere più brevi dei termini iniziali di 20 anni» ha scritto in un report Brian Egger, analista del settore dei giochi della Business intelligence di Bloomberg. Ma la portata dell’azione del governo cinese potrebbe essere ben più ampia. «Si tratta di una nuova azione che va nella direzione di un aumento della regolamentazione in uno degli ambiti di maggior crescita dell’economia» ha commentato Greg Taylor, capo degli investimenti di Purpose Investments, aggiungendo: «Probabilmente renderà gli investitori ancora più riluttanti ad espandere i propri investimenti in Cina».
D’altra parte l’attenzione del governo cinese verso il settore del gaming non è recente. Da anni Macao ha intensificato il controllo sui casinò per reprimere il traffico di flussi illeciti di capitali dalla Cina continentale e per stroncare il giro di prestiti clandestini e di trasferimenti illegali di denaro. Pechino ha anche intensificato la lotta ai flussi transfrontalieri di fondi per il gioco d’azzardo. Insomma, un giro di vite che ora è arrivato al dunque e che preannuncia un ridisegno completo del comparto nel più grande parco giochi del mondo.