ItaliaOggi, 15 settembre 2021
Body Minute, Nivea e la guerra del logo
Nivea contro Body Minute. La battaglia legale in corso dal 2015 tra il colosso tedesco di prodotti per la cura della pelle Beiersdorf, proprietario del marchio Nivea, e la società svizzera di cosmetici BodyMinute, che si accusano reciprocamente di contraffazione e concorrenza sleale, si arricchisce di un nuovo capitolo. E registra la richiesta di BodyMinute (140 milioni la cifra d’affari 2020) alla casa madre di Nivea, Beiersdorf (7 mld di euro il fatturato 2020), di 10 milioni di euro di risarcimento in cambio dell’abbandono, dal 2022, del logo tondo con lettere bianche in campo blu sui propri cosmetici e dall’insegna degli istituti di bellezza.
Logo che Nivea ha ritenuto essere una copia della propria, famosa, scatola tonda e blu con la scritta in bianco che contiene la crema che l’ha resa celebre. Per questo ha trascinato BodyMinute in tribunale, a Stoccarda nel 2015 aprendo le ostilità che in sei anni si sono moltiplicate: 22 cause sono state avviate, a turno, da entrambe le imprese che reclamano diritti su alcuni dei propri prodotti. Il conflitto è finito nel 2016 all’ufficio Ue per la proprietà intellettuale (Euipo) che si occupa della gestione dei marchi. E dal 2018 altre due sono pendenti al tribunale di Parigi che si pronuncerà all’inizio del 2022.
Body Minute si difende sostenendo che è un’accusa infondata perchè il suo logo è nato nel 1997 con la società fondata da Jean-Christophe David, figlio di Jean Louis, creatore dei saloni di parrucchiere, mentre Nivea fino al 2011, ha detto BodyMinute, ha usato il logo tondo e blu solo per la crema. Estendendolo poi agli altri prodotti ha fatto concorrenza sleale.