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 2021  settembre 14 Martedì calendario

Periscopio

Sembra impossibile che non si comprenda che l’Italia è di fronte a una scelta secca: vaccinare o reintrodurre il lock-down che ci riprecipiterebbe nella crisi più nera compromettendo ogni speranza di ripresa e di ritorno a una vita quasi normale. Domenico Cacopardo. ItaliaOggi.
In Italia, in barba all’articolo 27 della Costituzione (“L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”), vige da almeno un trentennio la presunzione di colpevolezza, un veleno che sgorga dagli uffici di alcune procure, inzuppa i media e quasi sempre evapora nelle aule di giustizia, con sentenze di assoluzione che i manettari in toga e in redazione faticano a digerire e l’opinione pubblica spesso ignora, perché lo spazio dato al lieto fine è inversamente proporzionale rispetto a quello riservato all’angosciante inizio. Massimo Donelli. QN.
Il termine “magistrati” vuol dire quasi nulla. Ci sono gli inquirenti e i giudicanti. Sugli inquirenti, nessun dubbio: deve giudicarli il potere esecutivo. Per il semplice fatto che costoro sono espressione del potere esecutivo, cioè esercitano l’azione penale in nome dello Stato che deve avere il diritto di controllare se la esercitano bene o no. Quindi la prima cosa da fare è separare le carriere e portare i pubblici ministeri sotto l’ambito della politica. Come avviene in tutt’ Europa. Marcello Pera. (Fausto Carioti). Libero.

I magistrati fanno bene il loro mestiere quando non confondono penale e morale, quando combattono i reati e non i fenomeni, quando cercano prove e non teoremi e quando ricordano che investire sulla cultura del sospetto, come diceva GiovannI Falcone, non è l’anticamera della verità ma è l’anticamera del khomeinismo. Claudio Cerasa, direttore de il Foglio.
Sulla data per il rinnovo del Parlamento non ho elementi concreti, ma solo sensazioni. La mia impressione è che il Pd farà di tutto per non anticipare le elezioni, che nel 2022 perderebbe, e per assicurarsi che al Quirinale salga, come di consueto, una personalità vicina alla sinistra (Mattarella-bis subito, poi si vedrà). Dunque: si voterà nel 2023. Luca Ricolfi, sociologo (Gabriele Barberis). il Giornale.
Come si comporterà Conte in un’ipotetica coalizione Pd-5 Stelle? Posso solo dire che quanto più si insisterà sull’idea di coalizione, tanto più si porrà il problema della guida e, si alimenterà quindi la competizione per la leadership tra Conte e Letta. Ha presente la dinamica dei rapporti tra Meloni e Salvini? Ecco! Mi fermo qui. Siamo tornati all’antico, anzi all’antichissimo. Quando ogni partito prima delle elezioni prometteva di tutto nel presupposto di poter raggiungere da solo la maggioranza assoluta. E il giorno dopo il voto, una volta scoperta che la maggioranza assoluta non l’aveva raggiunta, ricominciare tutto da capo. E qui mi viene da piangere. Arturo Parisi, ideologo dell’Ulivo e cofondatore del Pd. (Francesco Bechis). Formiche.

Solo pochi giorni dopo la sua più intemerata tra le dichiarazioni (“il Covid è solo un banalissimo raffreddore”) Andrea Scanzi consegnava alle stampe (con uno strepitoso successo di pubblico che bene spiega l’invidia biliosa dei detrattori ma anche misura il gusto dei suoi lettori) i suo best seller il cui titolo è direttamente proporzionale alla ricercatezza della sua prosa: “I cazzari del virus”. Luigi Mascheroni. il Giornale.
Ricordate l’autoscatto della Cirinnà (Pd) col cartello “Dio, patria e famiglia: che vita di merda”? Certo, gender, Capalbio e cane snob è tutta un’altra cosa. Ma questi sono benefit riservati, specie di questi tempi, ai piddini doc e per essere un piddino doc ci vogliono precisi requisiti: una tenuta in Maremma, un giro d’affari ragguardevole, un cane di razza che custodisce tesoretti, un impegno indefesso sul sesso, un sano disprezzo per i poveracci, i cristiani, i diversi. E, naturalmente, per chi “odia”. Max Del Papa. ItaliaOggi.

Abbiamo un governo che, nato come un’ammucchiata di partiti in contrasto tra loro, ora Mario Draghi lo presenta come un monocolore operoso e solidale. Invece i leader dei tre principali partiti sono scontenti e polemici: Conte vuole un chiarimento con l’ex suo ministro Roberto Cingolani, Salvini attacca Luciana Lamorgese e la vaccinazione obbligatoria, Letta insiste sulla legge Zan e ora chiede una verifica: di fronte al monocolore, i tre reagiscono con iniziative divisive cosiddette identitarie, ma con alle spalle un’identità confusa e partiti travagliati. Ugo Finetti. ItaliaOggi.
A volte basta un lampo, un’intuizione, per far decollare una carriera: messo il proprio nome sulla lista degli invitati con quel piccolo trucco, per Wolf il più era fatto. Gli bastò aggirarsi tra i ricchissimi ed influenti invitati della serata organizzata da Bernstein a New York, con un taccuino in mano e registrare ogni dialogo che intercettava: tutti pensarono che lavorasse anche lui “per la rivoluzione”. «Penso che tutti abbiano creduto che se ero lì, ero lì per la causa. Erano molto orgogliosi di quello che stavano facendo». Invece Tom Wolfe lavorava per se stesso, per raccontare i camerieri in livrea (camerieri bianchi, cioè “latinos”, per non offendere gli ospiti afroamericani) che servivano tartine, mentre gli invitati si sdilinquivano per i rudi rivoluzionari Black Panters da loro invitati e che erano arrivati dal ghetto, ancora chiusi nei loro giacconi di pelle, per il loro eloquio brutale, da militanti, senza civetterie né finte gentilezze. Maurizio Pilotti, Libertà.

«Farinetti, 66 anni non sono pochi per scrivere un’autobiografia di 585 pagine?». «Non l’ho scritta io, ma la scimmietta che da sempre mi porto sulla spalla. Ognuno di noi è due persone. Essere uno solo sarebbe noioso. Oscar, ad esempio, è sereno, un po’ pigro, preferisce leggere piuttosto che scrivere. Ma la scimmietta che si porta sulla spalla è inquieta, non è mai contenta, mai stanca. E preferisce scrivere che leggere”. Oscar Farinetti, patron di Eataly (Aldi Cazzullo). Corsera.
Quest’anno chi ha vinto il tennis a Parigi ha preso un milione e 400 mila euro. A me nel ’59 e nel ’60 diedero 150 dollari e una coppetta grande come un bicchiere. Sono nato nell’epoca sbagliata. Però ai miei tempi bisognava anche saper giocare a tennis. Oggi non più. Sono macchine, li vede? Mi alzo in piedi solo per Roger Federer e Martina Navratilova. Nicola Pietrangeli, tennista. (Gaia Piaccardi). Corsera.
L’inferno è su questa terra. Se fosse anche nell’aldilà, sarebbe veramente troppo. Roberto Gervaso.