Corriere della Sera, 14 settembre 2021
Caterina e Melissa, scambiate in culla e ora come sorelle
MAZARA DEL VALLO (Trapani) Sulle carte di identità hanno ancora i nomi scambiati, ma Caterina e Melissa adesso ci ridono su con le loro due mamme e i loro due papà. Una storia che finalmente possono raccontare con i veri nomi. Dopo vent’anni passati a depistare i cronisti. Pronti tutti, genitori e figlie, a svelare anche con un film e un libro i retroscena dello scambio in culla avvenuto la notte di Capodanno, nel 1998, nell’ospedale di Mazara del Vallo, stesso ginecologo, stessi infermieri distratti stappando bottiglie in corsia. Con Mamma Gisella e Mamma Marinella ad allattare e crescere la bimba sbagliata per tre anni. Fino al giorno in cui a una nuova maestra, all’uscita dell’asilo, vedendo quanto Caterina somigliasse alla signora Marinella Alagna, sembrò naturale affidargliela.
«Non è mia figlia...», obiettò cercando con affanno la «sua» Melissa che, invece, aveva proprio i tratti di Gisella Foderà. Primo inquieto dubbio, seguito dal tormento di notti passate da entrambe le mamme a discutere con i mariti. Fino al primo esame del sangue. Seguito dal test Dna, dagli incontri con avvocati, giudici, psicologi. Per capire con sé stesse se tacere, tenere la bimba sbagliata, far finta di niente. Ovvero se rivelare, sconvolgere due interi nuclei familiari, strappare ognuna delle due piccole a chi l’aveva fatta crescere. Un tormento, tutti a chiedersi a chi appartengono i figli, se a chi li coccola, accudisce, veste, o «solo» a chi li ha fatti nascere.
Per Mamma Gisella «fu un lutto», come dice rabbuiata per un attimo, superato con un sorriso solare nel suo abito verde acqua, seduta sul divano di casa Alagna, accanto a Mamma Marinella. Tutte e due abbracciate da Caterina e Melissa. «Le nostre figlie».
Gioiose nelle foto che scattano insieme. Tutti i compleanni festeggiati insieme. Due famiglie diventate una cosa sola. E le ragazze ricordano divertite come sconvolgevano la curiosità dei compagni di scuola: «Noi siamo un fenomeno: otto nonni, due papà e due mamme». Stesso banco, fino alla maturità. Poi, Scienza dell’educazione a Chieti. «Perché un’altra delle nostre sorelle s’era trovata bene in Abruzzo...». Sì, parlano di altre sorelle perché Marinella aveva già altre due figlie, Lea, oggi 29 anni, infermiera a Venezia, e Perla, 27 anni, educatrice per minori dopo la laurea a Chieti. Mentre Gisella e suo marito, dopo aver cresciuto per i primi tre anni Caterina, quando in casa è arrivata Melissa, hanno avuto Sofia. Cinque femmine. Una festa vederle tutte insieme. Caterina: «Facciamo sempre comitiva». E Melissa: «Noi cinque sorelle anche in vacanza con i cinque fidanzati. Un esercito...».
All’asilo insieme
La maestra si accorse della somiglianza di Caterina con la mamma di Melissa
Ecco la storia da leggere e da vedere in tv con «Sorelle per sempre», il refrain diventato titolo di libro che sta per uscire, per Rizzoli, da Mauro Caporiccio, sceneggiatore del film girato per Rai Fiction e «11 Marzo» da Andrea Porporati.
La serenità di Caterina, «estroversa, tutta pepe», e di Melissa, «più pacata, riflessiva», come le descrivono le due mamme, è frutto dello straordinario impegno di genitori e nonni seguiti sin dal primo momento da un avvocato-psicologo come Nicola Samaritano. Sono i personaggi che vedremo giovedì 16 su Raiuno con la potente interpretazione di Donatella Finocchiaro e Anita Caprioli, le due mamme, sostenute non solo da Vincenzo Castrogiovanni e Francesco Foti, i papà, ma anche da uno dei nonni interpretato da Andrea Tidona.
Il cinema c’era già arrivato ad evocare questo dramma maturato in riva alla città porto di Mazara, ma con l’ironia di Ficarra e Picone ne «il 7 e l’8». La stessa storia di Melissa e Caterina che, con mamme e papà, ricordano di essersi incrociate una volta in aeroporto con Salvo Ficarra. Solo il tempo di un selfie. Senza aggiungere troppo. Come invece sono adesso disposte a fare, anche volando verso gli studi dei pomeriggi televisivi. Con Mamma Alagna sincera: «Non vedo l’ora di incontrare Mara Venier...». Sorride Caterina spiegando che «non è voglia di mettersi in mostra». E Melissa aggiunge che «la nostra storia può essere un esempio». Come spiega Mamma Gisella: «Vogliamo comunicare, soprattutto con il libro di Caporiccio, che cosa ci è accaduto e come lo abbiamo affrontato». E la mamma di Caterina: «Ci sono famiglie che non accettano figli, genitori che adottano e poi non si ritrovano. È giusto che si sappia che cosa siamo riusciti a fare incrociando le nostre vite».
Un «modello Mazara» da divulgare? L’ironia di Caterina scatta con il suo pepe: «Cercando di non sbagliare ospedale ed evitando certi medici...». Un amaro sorriso passa sui volti delle due mamme pensando al ginecologo e agli infermieri di quella notte. «Sì, l’azienda sanitaria ha dato un risarcimento, ma loro hanno continuato a lavorare in quella nursery senza mai pagare», aggiunge Melissa, poi tornando a sorridere quando mostra la carta di identità con il cognome corretto e il nome di Caterina. Il nome dell’anagrafe che non corrisponde a quello dato dai propri genitori. «Il nome sbagliato che è quello giusto», giocherellano insieme. Un altro modo per sorvolare sulle angosce da loro cancellate in fretta. Grazie mamme, papà e nonni.