Il Messaggero, 13 settembre 2021
Il Giappone sta studiando un vaccino spray per immunizzare anche chi ha paura degli aghi
Anche il Giappone direi finalmente si affaccia sul mercato dei vaccini. Ci vorrà ancora un po’ di tempo (forse addirittura due anni, e sempre che si trovino i soldi per svilupparlo) ma potrebbe essere rivoluzionario. Sarebbe infatti il primo vaccino a non dover essere inoculato con una puntura, bensì inalato. Uno spray nasale, insomma. La soluzione migliore per tutti i tripanofobici, quelli che svengono solo all’idea di essere punzecchiati da un ago. Una vera e propria malattia che colpisce il 15% della popolazione mondiale, ma che in Giappone pare sia molto più diffusa: un giapponese su tre dichiara di essere in qualche modo aicmofobico (dal greco punta di freccia), di avere il terrore per qualsiasi cosa appuntita che possa provocare sanguinamento: spilli, siringhe, coltelli, seghe, pezzi di vetroetc etc.
Lo ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa on line dal suo laboratorio dell’Università di Mie, il professor Tetsuya Nozaka, che ha anche spiegato perché, a suo parere, la campagna vaccinale in Giappone, oltre ad essere iniziata in grave ritardo, va ancora a rilento rispetto al resto del mondo industrializzato (tra i Paesi del G7, il Giappone è il fanalino di coda, con appena il 40% della popolazione che ha effettuato la doppia dose). I giapponesi hanno paura. Non tanto e non solo degli effetti collaterali (numerosi casi anche mortali provocati in passato da altri vaccini, come la trivalente, hanno portato a onerose vertenze per lo Stato, che alla fine ha deciso di togliere l’obbligatorietà per qualsiasi tipo di vaccino) ma proprio del fatto di essere punti. Lo dimostra la reazione entusiastica che l’annuncio ha provocato sui social locali. «Ecco, ora sì che ragioniamo. Sono pronto a vaccinarmi», «Se il vaccino funziona usate pure tutte le mie tasse», «Abbiamo buttato via un sacco di soldi per le Olimpiadi, almeno questi sarebbero spesi bene» : sono alcuni di quelli usciti in diretta, durante la conferenza stampa del prof. Nozaka. Il quale ha messo però le mani avanti: «Per ora siamo solo ai primi test sugli animali. Che sono incoraggianti. Ma per andare avanti, ci vuole la volontà politica: parliamo di almeno 10 miliardi yen (9 milioni di euro) per arrivare alla commercializzazione effettiva, che speriamo possa essere estesa a tutto il mondo e non solo al Giappone». Questo per quanto riguarda i sogni. La realtà, per ora, è molto diversa. Archiviate Olimpiadi e Paralimpiadi che contrariamente ai mille dubbi e perplessità alla fine si sono svolte in relativa sicurezza, proiettando all’estero l’immagine tutto sommato positiva di un Paese capace di organizzare eventi di queste dimensioni in circostanze proibitive l’attenzione dei media si sta ora concentrando sulla situazione interna, tutt’altro che rassicurante, e che ha già causato le dimissioni del premier Yasuhide Suga, al governo da appena un anno. A fronte di un numero sempre ridotto di tamponi (appena 30 mila al giorno, costosi e non facilmente accessibili) il numero dei nuovi contagi giornalieri resta poco al di sotto dei 10 mila, con ospedali e soprattutto posti in terapia intensiva già da tempo in affanno. Migliaia di pazienti con sintomi lievi o moderati vengono lasciati a casa, con assistenza medica limitata se non inesistente, e molti vi muoiono, per mancanza di cure. In tutto questo, il governo, ancorché dimissionario, sta pensando di allentare le già più che generose regole imposte (meglio sarebbe dire, suggerite, visto che non vi sono sanzioni per chi le viola) in questi ultimi mesi, togliendo il divieto ai locali pubblici di servire alcol e di restare aperti fino a tardi. Si parla perfino di un rilancio del turismo (per ora solo interno) per far ripartire in qualche modo l’economia locale.
Ma si tratta solo di voci. In questi giorni, e fino alla fine del mese, tutta l’attenzione è rivolta alla corsa per la successione alla guida del partito liberaldemocratico, e quindi del governo. Il favorito sembra, al momento, Taro Kono, 58 anni, attuale ministro per le riforme strutturali ma soprattutto responsabile della campagna di vaccinazione. Una campagna iniziata in ritardo e tra mille difficoltà, ma che proprio Kono, con i suoi metodi spicci è riuscito in qualche modo a rendere più veloce ed efficace. Nonostante la sua giovane età (rispetto alla media dei leader politici locali), Taro Kono, figlio e nipote d’arte (suo nonno è stato vicepremier, suo padre segretario generale del partito e ministro degli esteri) ha già una lunga esperienza di governo ed è molto popolare tra le gente comune, grazie anche alla sua intensa attività sui social. C’è solo un possibile ostacolo alla sua elezione (che dipende dal voto dei colleghi parlamentari e da un certo numero di grandi elettori iscritti al partito): la sua posizione sul nucleare. Da sempre contrario, dopo la tragedia di Fukushima si era pubblicamente schierato tra i sostenitori del datsu genpatsu, l’abbandono immediato e definitivo del nucleare. Ma nel corso degli anni accettando di far parte del governo Abe prima e Suga poi, entrambi favorevoli al rilancio del settore si era, come dire, defilato. Ora dovrà uscire allo scoperto, e sembra che abbia già un piano preciso, una sorta di compromesso: mantenere in vita le (poche) centrali che hanno superato i recenti, rigorosissimi test di sicurezza, ma bloccare per sempre ogni progetto di costruirne altre.