Corriere della Sera, 12 settembre 2021
L’importanza di chiamarsi Giuseppi
L’importanza di chiamarsi Giuseppi. Da quando il premier Giuseppe Conte è stato ribattezzato Giuseppi, nel famoso tweet di endorsement del presidente Donald Trump, ebbene da allora la maledizione della svista, del lapsus, del refuso è scesa su di lui. Implacabile. Conte fa tappa a Milano per supportare la candidata sindaca Layla Pavone, ma la chiama Romano (il profilo social di tale Layla Romano è a luci rosse). Scuse per la gaffe. Giorni prima, cita lo stato di povertà di 200 mila bambini milanesi. Ma, secondo la casistica Istat, la popolazione under 14 a Milano è ferma a 175 mila persone. Non tutte povere.
Ai primi di settembre a Roma, il leader del M5S interviene a un comizio a sostegno della rielezione di Virginia Raggi ma confonde l’Atac, l’Azienda municipalizzata per i trasporti, con l’Ama, che invece è l’Azienda municipalizzata dei rifiuti. Scuse per la gaffe. Vi ricordate quando a Potenza esordì con «quale Presidente della Repubblica sono garante della coesione nazionale», spostando Palazzo Chigi al Quirinale? O quando, parlando di «Mes confezionato», confuse il governo Monti con quello precedente di Berlusconi?
Parlando di Mike, Umberto Eco sosteneva che la gaffe nasce sempre da un atto di sincerità non mascherata. Va trattata con leggerezza: non è una provocazione come la sincerità mascherata.