Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  settembre 12 Domenica calendario

Groenlandia, il nuovo Eldorado

BRUXELLES – L’Unione europea sbarca in Groenlandia. O almeno ci prova. Di certo cerca di ricucire un rapporto che nel tempo si era slabbrato. E che ora, però, sta assumendo un’importanza crescente. La Commissione, infatti, ha deciso di aprire un sede a Nuuk, la capitale groenlandese. Una sorta di “consolato”, con un bel plotone di impiegati e funzionari.
Si tratta di una scelta non burocratica. Perché la Groenlandia, pur essendo territorio danese, non fa parte dell’Ue. È una sorta di area d’oltremare che non rientra nella competenza di Bruxelles. Anzi, nel 1985 si tenne addirittura un referendum per sancire l’uscita da quella che allora era ancora la Cee.
Rispetto agli scorsi decenni, però, quella parte di mondo sta diventando sempre più strategica. Non solo si tratta dell’isola più grande del pianeta, ma ha risorse minerarie e energetiche inesplorate e ingentissime. Una sorta di nuovo Eldorado. Che fa gola a tutti. Agli Usa, ma ancor di più a Russia e Cina. Per l’Ue, allora, è cruciale non perdere la posizione di vantaggio su quella frontiera. Deve sfruttare il legame con Copenaghen. Soprattutto dopo la nascita, a febbraio scorso, del nuovo governo “verde” di Nuuk che punta alla totale indipendenza dalla “madre-patria” danese.
L’Artico si sta via via trasformando nell’oggetto dei desideri delle “potenze” mondiali. Ci sono ormai diversi “report” della Nato, ad esempio, che legano l’emergenza climatica alla strategicità dei ghiacci del Nord, e quindi della Groenlandia. Non è un caso che due anni fa l’ex presidente americano Donald Trump fece scalpore chiedendo al premier danese di «vendere» quella gigantesca isola. La richiesta fu respinta al mittente ma dimostrava l’interesse per una landa desolata (gli abitanti sono meno di 60 mila in un territorio sette volte l’Italia) ma cruciale.
Sotto i ghiacci, infatti, ci sono immensi giacimenti di materie prime come oro e platino. Ma anche di gas e petrolio. E la Groenlandia viene considerata il “contenitore” più grande del mondo delle cosiddette “terre rare”, elementi fondamentali per le produzioni hi-tech.
Il fattore, però, che la sta rendendo attraente è costituito dalla sua futura posizione strategica. Lo scioglimento dei ghiacci, infatti, sta rendendo sempre più navigabile la rotta polare. Che unisce l’Est e l’Ovest del mondo. La Russia e la Cina saranno sempre più vicine a Europa e agli Stati Uniti d’America. Una situazione che apre uno scenario del tutto nuovo dal punto di vista commerciale e da quello militare.
Se la progressione del cambiamento climatico non si arresterà, ad esempio, quella rotta si rivelerà più comoda rispetto al canale di Suez. Ridurrà il percorso dal Pacifico di almeno un terzo. L’arrivo in Alaska e nel Mare del Nord, e quindi in Europa, sarà dunque assolutamente semplificato. E infatti la Cina ha stretto con la Russia un accordo proprio su questo punto. L’Ex Unione Sovietica, del resto, è il Paese più “Artico”, quello con la regione più estesa che si affaccia sull’estremo Nord. Pechino ha bisogno in questo di Mosca. E nel 2018 ha pubblicato la sua “Arctic St rategy” definendosi paese “semi-artico”. Un modo per fare capire in maniera piuttosto esplicita il suo interesse.
Tutto questo comporta una nuova sfida militare. La Nato, appunto, ne è consapevole. Gli Usa – che negli ultimi anni hanno creato la prima e unica base miliare in Groenlandia – e il Patto Atlantico hanno confermato in diversi dossier la necessità di rafforzare la presenza nella cosiddetta area GIUK (Groenlandia, Islanda Gran Bretagna). Proprio per tenere sotto controllo uno spazio che sta diventando vitale dal punto di vista della difesa. Lo stretto di Bering e la Rms, la rotta marittima settentrionale, sono ormai una decisiva prospettiva geostrategica.
Washington ha così già aperto un consolato a Nuuk. Il governo groenlandese – in base al diritto di autonomia concordato con la Danimarca – ha una piccola sede di rappresentanza a Bruxelles, presso l’Unione europea. Ma l’Ue non aveva alcuna presenza sull’isola di ghiaccio. Ha deciso di aprirla, avendo capito che non è più solo un territorio d’oltremare. Ma che rappresenta molto di più. In termini economici e militari.