La Stampa, 12 settembre 2021
Bergoglio a tu per tu con Orban
Il Papa a Budapest vede Orbán “Ma non è una visita di Stato"
città del vaticano
Oggi papa Francesco giunge nel cuore dell’Europa – e del nazionalismo – per incoraggiare alla solidarietà in tempi di crisi internazionali e questioni migratorie. E le diplomazie vaticana e ungherese sono in fibrillazione. Stamattina a Budapest ci sarà l’attesissimo faccia a faccia (che alcuni alla vigilia mettevano in dubbio) tra Jorge Mario Bergoglio e Viktor Orbán, nella prima giornata del viaggio papale (il 34° del pontificato) che proseguirà già oggi in Slovacchia fino a mercoledì, due mesi dopo l’intervento al colon. L’incontro tra Francesco e il premier ci sarà, come da programma. Ma avrà forma ed esito incertissimi e imprevedibili.
Il Pontefice e il suo entourage non hanno mancato occasione in questi mesi di ribadire che Bergoglio non compie una visita di Stato in Ungheria: la sua presenza di poche ore nella capitale è per celebrare la Messa conclusiva del 52/o Congresso eucaristico internazionale. Il Pontefice sarà a tu per tu con Orbán – «informalmente», evidenziano vari alti prelati – presso il Museo delle Belle Arti insieme al presidente della Repubblica Janos Ader, come conferma il direttore della Sala stampa della Santa Sede Matteo Bruni. Questo viaggio «sarà un pellegrinaggio spirituale. Non bisogna mischiare elementi che possano travisarne la natura. La centralità del pellegrinaggio eucaristico caratterizzerà tutta la visita, in Ungheria e Slovacchia», puntualizza il Portavoce vaticano, a scanso di equivoci politici. Dalle Sacre Stanze emerge una voce e un pronostico unanimi: la stretta di mano e il colloquio non saranno propriamente graditi a Francesco. Il Papa non ha intenzione di essere strumentalizzato a fini propagandistici da un primo ministro noto per avere visioni distantissime dalle sue in tema di immigrazione e solidarietà, promotore della chiusura delle frontiere – «costruttore di muri che dividono», per usare il linguaggio bergogliano – così come fautore di una limitazione delle libertà individuali e di espressione. Populista ed euroscettico, oltre a essere agli antipodi di Francesco dal punto di vista umanitario e sociale, Orbán è anche leader della galassia cattolica tradizionalista e sovranista, spesso in forte e dura opposizione al pontificato argentino. Francesco ha anticipato all’Angelus di domenica alcuni messaggi che pronuncerà nei prossimi giorni: ha invocato i «tanti eroici confessori della fede» dei due Paesi, «i quali testimoniarono in quei luoghi il Vangelo tra ostilità e persecuzioni», affinché «aiutino l’Europa a testimoniare anche oggi, con opere di misericordia, il buon annuncio del Signore che ci ama e ci salva». È uno dei moniti che Francesco lancerà all’Europa, in due Stati dove i cattolici sono maggioranza (61,19% in Ungheria e 73,71% in Slovacchia): dimostrarsi cristiana non solo a parole «ma soprattutto con i fatti», dunque con atti «di accoglienza». Pensando alle migliaia di profughi in arrivo non solo dall’Afghanistan.