La Stampa, 12 settembre 2021
Quota 100, cronaca di un flop
L’ultima parola «ufficiale» sui destini di Quota 100 l’ha spesa giusto lunedì scorso il ministro dell’Economia. Commentando la richiesta dell’Ocse di cancellare sia l’anticipo pensionistico che «Opzione donna», per ridurre l’onere della nostra spesa pensionistica, Daniele Franco ha confermato che a fine anno l’anticipo pensionistico (uscita a 62 anni con 38 anni di contributi) varato nel 2019 dal governo Conte1 «verrà lasciato scadere».
Ma è un dato di fatto che Quota 100, che sta alla Lega come il reddito di cittadinanza sta ai 5 stelle, non abbia prodotto i risultati attesi. Lo conferma uno studio super partes pubblicato ieri dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani guidato da Carlo Cottarelli.
«Il numero complessivo di beneficiari attesi – scrivono Edoardo Bella e Luca Brugnara autori della ricerca – è stato stimato attorno 290 mila unità nel 2019, per poi raggiungere le 356 mila unità nel 2021 e infine decrescere sino a 155 mila nel 2028», «tuttavia, le domande di pensionamento accolte nel biennio 2019-2020 sono state inferiori al previsto: l’accesso a Quota 100 è stato riconosciuto a poco più di 193 mila lavoratori nel 2019 (-33,4% rispetto a quelli attesi) per poi raggiungere le 266 mila unità nel 2020 (-18,7%). In termini di nuove adesioni, nel 2020 si sono però avuti più pensionamenti di quelli previsti (73 mila, invece di 37 mila), forse perché alcuni lavoratori – notano Bella e Brugnara – che potevano andare in pensione nel 2019 hanno usufruito del beneficio solo nel 2020».
Stando agli ultimi dati raccolti dall’Inps che la Stampa è in grado di anticipare, a tutto luglio le domande accolte nel complesso sono salite a quota 334.757 (162.413 lavoratori del settore privato, 106.037 dipendenti pubblici e 66.307 autonomi). Le adesioni, insomma, sono migliorate un po’ ma restano sempre molto lontane dagli obiettivi indicati nel 2019 dal governo giallo-verde che sfioravano il milione in tre anni.
Anche il target dei beneficiari, come ha spiegato anche il presidente dell’Inps Pasquale Tridico in occasione della relazione annuale, non è stato esattamente centrato: la misura è infatti stata utilizzata prevalentemente da uomini, con redditi medio-alti e con una incidenza percentuale maggiore nel settore pubblico. Mentre nel settore privato ne ha approfittato soprattutto chi aveva problemi di salute.
Dettaglia lo studio del Cpi: «Le donne hanno utilizzato meno quota 100: il 28,8% di tutte le domande accolte al 2020 provengono da lavoratrici, mentre il lavoro femminile rappresenta il 42,5% del totale degli occupati». I lavoratori pubblici «hanno utilizzato Quota 100 più di quelli privati: il 30,9% delle domande proviene da dipendenti pubblici, più del doppio rispetto alla loro quota sul totale degli occupati (14%)».
Altro flop, quello del turn-over. «In media per 100 lavoratori andati in pensione ne sono stati assunti solo 40: il tasso di sostituzione è stimato essere stato dello 0,4 in ognuno dei tre anni di applicazione di Quota 100» certifica l’Osservatorio della Cattolica. Al momento del lancio dell’anticipo pensionistico sia Di Maio che Salvini erano invece arrivati ad azzardare un ricambio uno a uno, se non di più. «Col superamento della Fornero ci saranno decine di migliaia di posti di lavoro» aveva proclamato il segretario della Lega. È vero che nel frattempo è esploso il Covid, ma anche in questo caso non si arriva alla metà dell’obiettivo che avevano indicato i due vicepremier del Conte 1. Volendo rigirare la frittata ci si può consolare con l’andamento dei conti: il costo cumulato della proposta iniziale fino a 2028 era pari a 46,3 miliardi (3,7 miliardi nel 2019, per poi raggiungere un picco di 8,3 miliardi nel 2021 e quindi decrescere fino a 1,5 miliardi nel 2028), ma le minori adesioni lo hanno ridotto di un buon terzo (-33,8% nelle stime del Cpi) fermando i conteggi a quota 30 miliardi. Che comunque rappresenta un onere di tutto rispetto. Tant’è che l’Ocse ci ha suggerito di «lasciar scadere Quota 100 per contenere la spesa pensionistica». —