Il Messaggero, 12 settembre 2021
Usain Bolt s’è dato al raggae e fa meglio Bob Marley
Usain Bolt punta al Grammy. Il velocista detentore del record del mondo nei 100 metri piani, 200 metri piani e staffetta 4×100 si è prefigurato un nuovo traguardo ma questa volta non nell’atletica leggera, dove ha già scritto più di una pagina di storia. La sua nuova gara si sta per consumare in un altro terreno di gioco: la musica. E poiché di record se ne intende, Bolt ha iniziato rompendone uno. Il suo album di debutto intitolato Country Yutes, di cui è produttore, cantante e co-autore, è il numero uno nella classifica reggae di iTunes. Per intenderci, più dei mostri sacri che quel genere lo hanno fatto conoscere nel mondo, come Bob Marley. «Un’associazione con una leggenda» che Bolt ha definito «una benedizione», nel ringraziare i fan per il supporto ricevuto in così poche ore.
IL PREMIO
Alle otto medaglie olimpiche Bolt ora vuole aggiungere anche il trofeo più prestigioso nell’ambito musicale, il Grammy Award «il premio più alto di tutti» che sarebbe «una grande cosa» e che è proprio ciò verso cui stanno lavorando, come ha raccontato al quotidiano britannico Times. «Se avete seguito la mia carriera in questi anni ha spiegato il velocista in un comunicato stampa mi avrete visto ballare e ascoltare molta musica. Non è un segreto che la amo. È sempre stata parte del mio Dna». In effetti in più di una occasione aveva confessato di essersi preparato alle Olimpiadi di Londra 2012 con i suoi artisti preferiti in cuffia, tutti del genere reggae: tra questi Bob Marley, Buju Banton e Vybz Kartel. Prima di passare da assiduo ascoltatore a produttore, e di concentrarsi su rime e arrangiamenti, Bolt si era messo alla prova in un altro campo, quello di calcio. Tra il 2017 e il 2018 si era messo a disposizione delle squadre migliori d’Europa senza però ottenere un interesse concreto. Dopo una breve parentesi australiana è stato lo stesso Bolt a comunicare la decisione di chiudere l’esperienza calcistica da professionista, di fatto ancor prima che iniziasse. In quell’occasione era rimasto sul vago, spiegando di essere impegnato in diversi tipi di attività e di avere molte cose in cantiere che però non erano inerenti lo sport. Nel frattempo è diventato padre di ben tre figli (Olympia Lightning e i gemelli Thunder e Saint, avuti con la compagna Kasi Bennett), dai quali racconta di aver imparato la pazienza. E la decisione di concentrarsi su un disco dancehall, sottogenere del reggae, deve averla maturata proprio in questi ultimi anni. «La musica ha sempre fatto parte della mia vita», ha spiegato al quotidiano inglese nel precisare come l’impegno profuso in questo disco sia la dimostrazione che quello per la musica non è un flirt passeggero ma un impegno ben più serio. «Tutti sanno che non sono uno che si accontenta nel fare una cosa sola. Mi metterò sempre alla ricerca di nuove sfide», ha detto al Jamaican Observer. Nel suo primo album, formato da quattordici brani e creato insieme all’amico di infanzia Nugent NJ Walker, molti dei testi sono autobiografici. Come RIP My G, dedicata all’amico Germaine Mason, atleta di salto in alto di origini giamaicane morto in un incidente di motocicletta nel 2017. «Eravamo molto amici, viaggiavamo insieme, uscivamo. Quella canzone significa molto per me», ha detto al Times.
L’INFANZIA
Nato in una cittadina di 1500 abitanti, Sherwood Content, Bolt non ha avuto un’infanzia semplice e il titolo del disco si riferisce proprio ai ragazzi cresciuti come lui, nelle aree rurali della Giamaica. C’erano giorni in cui aveva a che fare «con la morte degli amici, e altri in cui si aveva fame ma non c’era abbastanza cibo in casa». Il suo sogno, crescendo, era quello di riuscire a possedere una Honda Civic. E ora che vale 90 milioni di dollari, Usain Bolt ha un altro desiderio: conquistare il gotha della musica.