il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2021
Il Gruppo ministero, ovvero la lista dei funzionari che Federico Bianchi di Castelbianco doveva restribuire per aggiudicarsi gli appalti
C’è una “lista di persone da retribuire”, chiamata “gruppo ministero”. È l’elenco di persone che avrebbero dovuto ricevere un compenso per la “collaborazione” svolta con una delle società dell’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco, editore dell’agenzia di stampa Dire, finito in carcere due giorni fa con l’accusa di corruzione. È quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Roma, condotta dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Carlo Villani, che ha scosso il ministero dell’Istruzione, portando alla luce una presunta rete di corruzione negli appalti.
A telefonare ai candidati, per informare che presto sarebbe stata “formalizzata l’assunzione”, sotto forma di un “co.co.co., di un’assunzione a tempo indeterminato o di una prestazione a partita Iva”, era una collaboratrice di Giovanna Boda, importante dirigente del Miur ora indagata per corruzione. La dirigente, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto favori e regali da Bianchi, il quale si muoveva con “disinvoltura” all’interno del Miur, partecipando ad alcuni incontri riservati e ottenendo l’assegnazione di gare e progetti per un valore di 23 milioni e 537 mila euro, di cui 17,4 milioni già corrisposti. E tra le utilità offerte a Boda ci sarebbe anche un giro di assunzioni. “Senta le volevo dire che la dottoressa Boda aveva previsto per lei, un piccolo compenso (…) l’idea della dottoressa era dai mille e due ai mille e cinque euro”, dice al telefono una collaboratrice della Boda informando la candidata.
Dagli atti emerge anche l’interesse di Bianchi nel chiedere ad una sua dipendente di redigere un elenco di “vecchie e nuove incombenze” di cui dovrà farsi carico, “in previsione di un incontro con Boda al Ministero”. Favoritismi che però sembrano non bastare. “Si è̀ incavolata (Boda, ndr) ieri, che Federico Bianchi non ha chiamato una persona che doveva chiamare per fargli il contratto, ed è passato un mese…”, dice al telefono una collaboratrice di Boda a un collega.
Secondo il gip che ha emesso la misura cautelare, Bianchi era un habitué del Miur, dove aveva rapporti (per ora non oggetto di indagine) non solo con la Boda. L’imprenditore, scrive il gip, “era ed è talmente addentro alle dinamiche ministeriali che concorre a delineare il piano di destinazione dei fondi previsti dalla Legge n.440/1997”, collaborando con la Boda e “anche con altri dirigenti e funzionari del ministero, tra i quali Leonardo Filippone”. Quest’ultimo non è indagato, ma essendo un dirigente alle dipendenze della Boda, è spesso citato negli atti, per aver preso parte a diversi incontri ministeriali, e conversato con l’imprenditore, durante i quali si sarebbero decise le composizioni di progetti e gare. Ed è il gip a scrivere che la Boda aveva “demandato un vero e proprio potere decisionale” a Bianchi “in accordo con il Filippone”.
Di certo il rapporto stretto era con la Boda. “Non ci sto capendo più niente – dice Boda all’imprenditore nel corso di una conversazione –, per me fate quello che volete”. “Allora, per carità – risponde Bianchi – adesso quando tu tornerai ti trovi Valentina (collaboratrice, ndr) con tutto l’elenco: questo fatto, questo fatto (…) facciamo così dai”. “Basta che vi mettete d’accordo voi con i soldi”, dice la dirigente. E Bianchi la rassicura: “Guarda, andiamo benissimo! (…) ci pensiamo noi”.