il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2021
Metti una sera a cena Salvini e Malagò
Una sera di mezza estate. Un tavolo al Circolo Aniene, lontano da occhi indiscreti (ma non abbastanza). Seduti a cena, a chiacchierare di sport e politica, Salvini e Malagò. Coppia improbabile, praticamente mai vista prima, troppo diversi, così lontani. Fino a ieri. Che Malagò si interessi di politica non è una novità. Destra, sinistra, centro, non ha mai fatto differenza. Lui conosce, vede, incontra tutti. Ad agosto, come rivelato da Repubblica, era stato anche da Berlusconi a Villa Certosa. Qualcuno potrebbe pensare che stia preparando una discesa in campo, ma chi lo conosce giura di no, che pensa solo al Coni e alle Olimpiadi di Milano-Cortina.
La sorpresa, semmai, è vederlo con Salvini, con cui i rapporti non erano eccellenti, per giunta all’Aniene. Mediatore e altro commensale della cena (prima dei Giochi di Tokyo) è stato Francesco Zicchieri, deputato già vicepresidente della Lega a Montecitorio, promosso nel cerchio magico del Capitano e “grande amico” di Malagò, che ha conosciuto nella residenza estiva di Sabaudia, lui che è di Terracina. Appassionato di sport, milanista come il capo, nel 2018 era salito agli onori della cronaca perché citato (non indagato) nelle carte di un’inchiesta sul clan Di Silvio: la polizia aveva trovato dei suoi manifesti elettorali in macchina di un pregiudicato. Un equivoco, capita in un territorio scivoloso come la Pontina, roccaforte di vecchi fascisti e nuove criminalità. Da quelle parti viene anche il collega e amico Durigon, anche se i due pare non vadano più d’accordo. La tradizione però è la stessa: nipote di Mario Zicchieri, militante dell’Msi ucciso nel ’75 dalle Br, Francesco ha fatto la trafila in An, sul suo Facebook si ritrova ancora qualche vecchia croce celtica. Ma oggi c’è solo la Lega. E tanto sport.
Ha cominciato a dedicarsi a questo mondo che sa restituire molto a chi se ne occupa. Soprattutto, ha suggerito di farlo a Salvini. Gli ha portato in visita diversi dirigenti. Come Alessandro Londi, braccio destro del neoeletto dell’atletica Stefano Mei (Salvini fu uno dei primi a complimentarsi). Oppure Luca Stevanato, n. 1 dell’Asc (Attività sportive confederate), appena eletto nel consiglio Coni (in quota Malagò). Quello degli enti di promozione sportiva è un universo che conta 7 milioni di praticanti, società, dirigenti, volontari, un sacco di voti, dove ogni partito ha storicamente un’organizzazione di riferimento. Alla Lega manca. Sembrava l’Asi, quando il suo presidente e senatore Barbaro è entrato nella Lega, ma la sinergia non è mai decollata, poi Barbaro è passato a FdI e anche l’Asi (da sempre di destra) è tornata a casa.
L’ala salviniana ha cominciato a coltivare un orticello che fin qui nella Lega apparteneva a Giorgetti. Per Salvini lo sport può essere un nuovo bacino di consenso, con le elezioni alle porte e i sondaggi in picchiata. Malagò, invece, trova l’ennesima sponda, nel centrodestra c’era già il vecchio amico Gianni Letta, coi fidati renziani e il Pd ormai copre l’intero arco costituzionale. E poi fa sempre comodo uno scudo interno alle bordate di Giorgetti, unico antagonista rimasto al Coni. L’unione fa la forza. Nello sport, pure in politica.