Il Sole 24 Ore, 11 settembre 2021
E in Romagna l’anidride carbonia si trasformò in plastica biodegradabile
Ha già superato a pieni voti la prima fase di valutazione dell’European Innovation Council Accelerator, il programma comunitario per il sostegno finanziario delle piccole e medie imprese innovative con un potenziale di sviluppo a livello globale: in ballo c’è un finanziamento di 5 milioni di euro. Sta anche già trattando la concessione della licenza in esclusiva per la Cina con un grande gruppo chimico frutto di una partnership pubblico-privata di cui fa parte il governo del gigante asiatico. E con una multinazionale giapponese sta contrattando la realizzazione di un impianto pilota in Italia, che potrebbe essere costruito in Romagna. Del resto la sua invenzione è di quelle che lasciano il segno: ha messo a punto un sistema di fermentazione batterica che trasforma l’anidride carbonica in plastica biodegradabile. Una rivoluzione. E non solo sotto il profilo ambientale. Può infatti abbattere del 30-40% il prezzo delle bioplastiche, che negli ultimi mesi è schizzato alle stelle. È una storia tutta italiana quella di CO2 Bioclean. La start up ha sede a Francoforte, dove è stato sviluppato il progetto, ma la ricerca, iniziata nel 2017, è stata svolta in un laboratorio di Forlì. Soprattutto sono italiani gli artefici di questa innovazione, l’imprenditore forlivese Alessandro Carfagnini (figlio di Italo, ex presidente degli industriali della provincia romagnola) e Fabiana Fantinel, chimica di Verona, laurea e dottorato all’Università di Padova. Carfagnini opera da sempre nel settore della chimica, prima con l’azienda di famiglia, la Softer (poi ceduta sei anni fa a una multinazionale) oggi alla guida di Sabio Materials, start up specializzata nello sviluppo di nuovi materiali sostenibili ricavati da fonti rinnovabili. A loro si è aggiunto, con il ruolo di direttore finanziario, Mauro Andriotto, docente di Finanza aziendale all’Università Bocconi e all’Università statale di Pisa e membro valutatore della Commissione europea per Horizon Europe.«CO2 Bioclean, con questa innovazione, potrebbe da un lato contribuire al processo di decarbonizzazione avviato da Bruxelles e dall’altro lato risolvere il problema dell’approvvigionamento della materia prima a prezzi competitivi» dice Andriotto. Tutto è nato dall’incontro tra Carfagnini e Fantinel, che sono rispettivamente responsabile tecnico per lo sviluppo e l’applicazione della nuova tecnologia e l’amministratore unico della start up. «La domanda a livello globale di bioplastiche è sempre più forte – spiega Carfagnini -. Di recente due colossi come gli Stati Uniti e la Cina hanno approvato norme per incoraggiarne l’utilizzo. La sola Cina ne sta facendo incetta nel mondo». Una rincorsa a livello globale che ha portato il costo della bioplastica a 3.200 euro a tonnellata. «Siamo partiti dall’interesse per laPha, cercando vari metodi di produzione – aggiunge Fantinel -. La prossima tappa è la realizzazione dell’impianto pilota. Per fare i passi giusti prevediamo una capacità massima di due tonnellate. Punteremo a massimizzare il progetto per poi partire con la fase dello sviluppo del prodotto e dell’industrializzazione». I primi passi la start up li ha mossi tra il polo chimico di Francoforte, grazie a una collaborazione con la società tedesca Infra Serv, e Bruxelles, dove è stata incubata da Procter&Gamble.