negarlo, che l’attitudine si è fatta vocazione.
Come è entrato in "Lovely Boy"?
«Ho incontrato Lettieri, ho pensato che si potesse fare una cosa divertente sullo sfondo della trap. È un mondo che conosco. Passo da Paolo Conte a Sfera Ebbasta in un quarto d’ora, sono una puttana dell’ascolto».
E cantare?
«Non serviva una gran voce, ti aiuta l’autotune, ma il coach ha detto a me e Enrico Borrello: siete meglio di gente con cui ho a che fare.
Rivedendo il film mi sono fatto schifo, ma non sul palco».
La scena più complicata?
«Ho avuto un attacco di panico in quella in cui mi faccio una pera».
Fa personaggi diversi, che sembrano tutti cuciti su di lei.
«Ovvio che ci sei tu, il naso, la bocca, il mento, i lobi ridicoli, ma li muovi in modo diverso. E poi ci sono i tanti fratelli e sorelle che abbiamo dentro. La recitazione è sopravvivenza. Ai personaggi non metto retorica o sovrastrutture. Il mio musicista non pensa mai alla rinascita, neanche al rehab, la sua è sopravvivenza quotidiana a 300 pensieri l’ora. È anche un po’ ridicolo e mi piace, è reale».
Il suo trapper ha qualcosa di Arturo "Side Baby" Bruni, ex Dark Polo Gang: la dolcezza, il rapporto con i genitori. Avete girato insieme il film di Bruni, suo padre.
«Ho osservato tante anime di quel mondo lì: le movenze, gli sguardi, parlare da solo al telefono, il modo di postare le storie».
Lei ha contributo al personaggio.
«Sul set si scambiano pensieri, sensibilità, si comunica senza parole, si creano cose inaspettate. L’unica qualità che mi riconosco è che le cose cerco di farle bene, prima per gli altri che per me. Il film è dei registi, ci metto tutto quel che ho, penso solo a quello: non esco, non vedo mia madre, nessuno.»
I D’Innocenzo sono qui in gara.
«Siamo sempre insieme, siamo fratelli. Ci piacciono le stesse cose, siamo diversi e in sintonia. America Latina è meraviglioso e lo sarebbe anche se fosse andato alla sagra della salsiccia. Ho incontrato anime artistiche diverse e mescolarle nella mia testa è un esercizio bellissimo».
Cosa l’aspetta ora?
«Ho finito un film con Chiara Bellosio, ha una sensibilità silenziosa e bella. Si chiama Calci in culo, interpreto Amanda. Unisco tre cose che per la mia sanità mentale non sarebbero buone: passo da un giovane travestito al San Francesco della Nicchiarelli nel film Chiara ».
Quando non è sul set?
«Non faccio nulla. Che è il lavoro più grande. Perché devi frenare i pensieri, ed è complicato».
Se non avesse fatto l’attore?
«Non avevo un piano A, figuriamoci se ho un piano B».