la Repubblica, 11 settembre 2021
Boeri e Laterza licenziati dal Festival dell’Economia
Alla fine ci sono riusciti. La giunta leghista della provincia trentina ha sfrattato dal Festival dell’Economia i suoi fondatori storici, l’editore Giuseppe Laterza e il direttore scientifico Tito Boeri. Dopo i rumors, le minacce e anche le ritrattazioni, ieri la notizia ufficiale da parte della Provincia dell’avvio di un confronto con il Sole 24 Ore, il quotidiano di Confindustria, per l’organizzazione della rassegna nei prossimi tre anni. Alla casa editrice barese, se vuole, una collaborazione ai margini.
Non mancano i motivi ufficiali per giustificare la scelta del quotidiano economico, come «la prospettiva di una promozione più ampia per il territorio, prolungata nel tempo», «il coinvolgimento dei media internazionali» o «una significativa compartecipazione economica privata». Ma i fulmini che hanno preceduto la decisione della giunta lasciano pensare che la vera ragione sia da cercare nel terreno politico, nell’ostilità dichiarata fin dal principio dal presidente Maurizio Fugatti verso la manifestazione, accusata di essere «eccessivamente sbilanciata a sinistra».
«Ma lo stesso Fugatti ha poi riconosciuto l’ispirazione plurale del festival», interviene Giuseppe Laterza, che confessa di sentirsi tradito. «Anche negli ultimi incontri il presidente della Provincia ha riconosciuto la grandissima qualità di una rassegna che in sedici anni ha portato a Trento svariati premi Nobel e il meglio dell’economia mondiale». Una decisione incomprensibile, ripete l’editore. «Io temo che la ragione di questa inopinata scelta sia da ricondurre all’autonomia del direttore scientifico: Tito Boeri è uno degli economisti che si è più distinto in questi ultimi anni per la sua indipendenza dai partiti politici. Per me è un grandissimo merito. Forse per la Provincia leghista è stato un problema?».
Il professor Boeri non è certo tra i più amati da Matteo Salvini. E il suo incarico alla presidenza dell’Inps non venne rinnovato dal primo governo Conte gialloverde. «Questa di Trento è stata una scelta politica, travestita in modo goffo», dice ora Tito Boeri. «Ho sempre difeso l’autonomia della cultura dalle pressioni che pure in questi ultimi anni ci sono state. Non sto qui ad elencarle i singoli episodi. Ma questo è il festival degli scienziati, dove il ceto politico è chiamato a misurarsi in un confronto vero – non televisivo – con il pensiero critico. Evidentemente questa nostra impostazione è risultata sgradita». Secondo Boeri «la decisione di togliere il festival a Laterza era stata presa da tempo, poi mascherata dietro questa procedura insolita dei progetti selezionati dal comitato tecnico della giunta».
Il presidente Maurizio Fugatti difende la sua scelta. «Abbiamo aperto la gara a diversi soggetti. E sia il Sole che Laterza hanno soddisfatto i criteri richiesti dal comitato tecnico. Ma la proposta del Sole ci è sembrata più convincente». I punti di forza del quotidiano economico, che sin dal principio fa parte del comitato organizzatore, consistono secondo Fugatti «in una prolungata promozione del territorio», «nella partnership di testate internazionali», «nello spessore del comitato scientifico», oltre che «in una significativa compartecipazione economica privata».
Giuseppe Laterza ha gioco facile nello smontare punto per punto gli argomenti di Fugatti. «Ci sono ricerche dell’Università di Trento che documentano lo straordinario indotto procurato dal festival: ricavi due o tre volte superiori alle spese sostenute per l’organizzazione. Quanto all’eco internazionale, devo ricordare che il Nobel Gary Becker l’ha definito “un’esperienza unica al mondo” e che Amartya Sen ne lodò “il vivace miscuglio di teorie intelligenti, con una grande gioia di comunicare”?». Sulla “compartecipazione economica”, l’editore segnala il contributo fin qui dato da vari sponsor, guidati da Banca Intesa. «Non conosco i nomi del comitato scientifico proposto dal Sole. Ma posso pensare che garantiscano una qualità superiore rispetto alle voci di Tony Atkinson e Zygmunt Bauman?». L’idea del Festival di Economia nacque sedici anni fa, «quando in pochi ci credevano», ricorda Laterza. «Fu Innocenzo Cipolletta a pensare a Trento come città giusta per realizzarlo. La prima edizione del 2006 fu un tale successo di pubblico che i giornali la paragonarono a un concerto rock». Lo scoiattolo e il logo del festival sono diventati nel tempo «sinonimo di qualità scientifica nel pluralismo delle idee. Non ci siamo mai schierati né a destra né a sinistra, né dalla parte del sindacato né dalla parte di Confindustria, secondo la tradizione liberale che è propria della casa editrice». Un’autonomia, aggiunge Laterza, che si augura possa continuare a essere la cifra del festival. Non intende accettare la proposta di collaborazione, formulata dal presidente Fugatti? «Lo escludo. Il festival è una macchina complessa che deve essere guidata da un unico soggetto. Abbiamo svolto questo lavoro per sedici anni. Sarebbe singolare se noi oggi accettassimo una partnership con il Sole in una posizione subalterna».
La partita però non è finita. Sia Laterza che Boeri confidano in un intervento degli altri due soggetti del comitato promotore del Festival: il Comune di Trento, guidato da Franco Ianeselli (Partito democratico), e l’Università. «Io spero in un ripensamento», dice Boeri. «Ma se anche loro dovessero avallare la scelta della Provincia, non ci resterebbe che prenderne atto».
Naturalmente sia l’editore che lo studioso non pensano affatto di chiudere con la fortunata esperienza di un festival economico. «Se la provincia di Trento dovesse insistere con il suo atteggiamento, porteremo la rassegna altrove», dice Laterza. «Ci dispiace molto per la città e per i trentini. Ma non abbiamo alternative».