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 2021  settembre 11 Sabato calendario

Le città post pandemia secondo Carlo Ratti

Come dovranno cambiare le città e gliuffici dopo il Covid? Carlo Ratti, architetto torinese, classe 1971, docente di Urban technologies and planning al Mit di Boston, dove dirige il Senseable City Lab , è convinto che dopo la pandemia non possano più essere le stesse. Ma come cambieranno? Sono i temi su cui l’ha intervistato ieri sera, al Teatro Carignano di Torino il direttore Maurizio Molinari, durante la seconda puntata, dopo l’esordio romano, del Festival di Salute. Un’ora di colloquio, con una certezza: «La città ha vinto, ha dimostrato di saper reagire. È il momento di implementare con le tecnologie un modello che è cambiato.
The City is back . Ma è diversa».


I nuovi uffici
Una trasformazione che passa anche dal lavoro. Lo smart working resisterà, ma torneremo negli uffici, che non sono morti, come sosteneva Twitter un anno fa: vi andremo con più flessibilità, in spazi più soft, dotati di salotti in cui incontrarsi. Perché, se si resta isolati, si perde la forza dei legami deboli, per dirla con il sociologo Usa Mark Granovetter: «Analizzando i Big data al Mit, vediamo che se lavoriamo solo in digitale, solo su Zoom, manteniamo i legami forti, la rete degli amici e degli amici degli amici, ma i legami deboli diventano più deboli e li perdiamo. Eppure è da questi che nascono le idee».


I borghi
Un anno fa tutti dicevano che ci saremmo trasferiti nei borghi, ma anche questa profezia si è rivelata errata: «I centri urbani — sostiene Ratti — non sono stati sconfitti dalla pandemia. Anche in questo la città si è rivelata vincente, non ha perso la sua forza magnetica. Ma è sempre stato così, durante le epidemie. Pensiamo a Venezia, a come si è ripopolata dopo la peste».


La metagenomica
Un’ora di colloquio in cui c’è stato posto anche per la metagenomica: attraverso i dati si analizza il microbioma, l’insieme di virus e batteri che sono in ogni individuo. «Al Mit abbiamo creato la startup Biobot, che può monitorare interi quartieri attraverso analisi sulle acque reflue, dicendo molto sulla salute delle persone. Durante il Covid 300 città Usa si sono rivolte a noi per le analisi».


Le nuove sfide
Una grande sfida quella della città post-Covid, con più verde e maggiore attenzione alla microcircolazione: lì entra in campo Superpedestrian, un’altra startup nata nel campus di Boston: «Se non si devono percorrere grandi spazi, perché spostare un’auto, che inquina assai più di un mezzo leggero, come una bici, un monopattino o uno scooter? Con le nuove tecnologie potremo creare reti ibride, in cui alternare i mezzi a disposizione ».


La forza delle idee
«Quattro anni fa — racconta Ratti — il vicesindaco di Parigi Jean-Louis Missika, appena eletto, mi ha chiamato e mi ha chiesto consigli per rilanciare la città. Ha accettato il fatto che debba partire dalle idee. Se sono buone, vanno perseguite. Solo in un secondo tempo entrano in gioco le motivazioni economiche». La domanda finale di Molinari riguarda il coinvolgimento delle persone: che non può che aumentare, è la risposta, in una situazione diversa, in cui le idee possano partire anche dal basso. L’auspicio è una “architettura open source” (è anche il titolo di un saggio di Ratti uscito con Einaudi — cui ogni cittadino possa contribuire, partecipando alla creazione della nuova città.