Al Sud, tra 30 e 50 anni
È più facile trovare persone scoperte al Sud, in Calabria (il 25,8% degli abitanti è ancora senza vaccino) o in Sicilia (25,9%). Non vanno bene neanche Bolzano (26,8%) e la Valle d’Aosta (23,5%). I meno protetti hanno tra 30 e 49 anni. Poi ci sono i cinquantenni, che preoccupano perché sono più fragili di fronte alla malattia. Oltre il 18% (1,7 milioni) è del tutto scoperto. «In buona parte sono persone confuse — dice Crisarà — Magari si informano molto e probabilmente si sono ubriacate di notizie. La vicenda del richiamo eterologo per AstraZeneca, ad esempio, è stata una botta dura da digerire, ha fatto vacillare molti».
Anche laureati
Alberto Chiriatti, medico di famiglia di Ostia, mette in guardia: «Attenzione, non dimentichiamo che i non vaccinati sono trasversali dal punto di vista sociale. C’è tra loro una discreta fetta di laureati e comunque di persone di buon livello culturale». Bennato aggiunge che «non è questione di titolo di studio. Se ho una resistenza valoriale, il livello culturale non conta. Esercito il mio scetticismo». Del resto ci sono anche medici, infermieri e insegnanti che hanno rifiutato il vaccino.
Il No Vax
Le Regioni sono impegnate a recuperare chi non è stato ancora coinvolto nella campagna. Con i No Vax, però, non c’è niente da fare. «Sono persone che verso il vaccino hanno blocchi ideologici enormi — spiega Bennato — Non si confrontano, frequentano canali social a senso unico. Alle spalle di tutto c’è un’industria che vive del loro rifiuto e quindi lo fomenta. Un mercato sorretto da piattaforme che monetizzano anche le visualizzazioni su YouTube».
L’impaurito
Quella di chi ha paura è forse la categoria più numerosa. «Una paura che è quasi genetica — dice Chiriatti — Con queste persone servono dialogo e molti numeri. "Il vaccino è sperimentale", dicono. E noi gli facciamo capire che questa sperimentazione in Europa ha già riguardato mezzo miliardo di persone. Sai quanti effetti collaterali troveresti, se somministrassi il comune paracetamolo a 500 milioni di cittadini?».
L’ex malato
L’esponente di questo gruppo ha avuto il Covid ormai tanti mesi fa, o ha scoperto di essere stato positivo, ma asintomatico. «Queste persone impazziscono con i test sierologici, stanno sempre lì a controllare gli anticorpi — racconta ancora Chiriatti — "Ne ho tanti, non mi vaccino", ci dicono. Il punto è che non ci sono evidenze su quale sia il livello di anticorpi che protegge dalla malattia. Cerchiamo di convincerli a fare comunque almeno una dose, se non è passato troppo tempo dalla positività ». Altrimenti ce ne vogliono due.
Il paziente a rischio
Sembra strano, ma molti non vogliono fare il vaccino perché soffrono di malattie cardiache, tumori o altre patologie importanti. Sono i cosiddetti fragili. «Spesso invece la somministrazione è più indicata proprio per i loro problemi: dobbiamo fargli capire che sono fragili e devono essere protetti. A volte succede anche con le donne incinte».
Il procrastinatore
Infine, c’è chi aspetta. Non è proprio contrario alla vaccinazione, solo titubante. Al medico dice che la farà più avanti. «Sono persone che aspettano di capire quali sono le reazioni avverse o sperano che arrivino altri vaccini», dice Chiriatti. Crisarà aggiunge che a dare la spinta decisiva spesso sono i più giovani: «Si fanno meno problemi, affrontano il vaccino più serenamente. A volte i ragazzi vengono in studio con i loro genitori e ci aiutano a convincerli».