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 2021  settembre 11 Sabato calendario

Così crolla il mito del prof. Barbero

Mi è caduto un mito e la cosa mi dispiace enormemente. Mi spiace perché il prof. Alessandro Barbero dell’Università del Piemonte Orientale è simpatico e appartiene alla simpatica schiera di quelli che amano fare battute e ancor più ridere delle loro battute.
Mi spiace perché più volte ho apprezzato le sue lezioni mediatiche (un divo di Rai Storia) che ribaltano l’immagine del professore triste celebrato dal cinema italiano (un film per tutti: La scuola di Daniele Luchetti con Silvio Orlando). Mi è simpatico perché è la dimostrazione vivente che la storia non è maestra di vita: così, almeno, insegnano nel Piemonte Occidentale. Mi è caduto un mito, quando, intervistato dal Fatto quotidiano, il prof. Barbero ha avallato le teorie di Tomaso Montanari sulla «falsificazione storica» delle foibe. Poi ha scritto un pezzo in cui ha preso le distanze dalla scivolata, con onestà; lo seguirò sempre ma l’amaro in bocca è rimasto.
Mi è caduto soprattutto quando ha firmato un manifesto di professori universitari in cui si straparla di discriminazioni a proposito del green pass: «I docenti sottoscrittori di questo pubblico appello ritengono che si debba preservare la libertà di scelta di tutti e favorire l’inclusione paritaria, in ogni sua forma». È successo poi che i firmatari non siano così famosi e conosciuti come il prof. Barbero (non lo sono affatto) e così tutte le accuse di ipocrisia, di non capire il dramma che stiamo vivendo, di fare distinzioni di lana caprina perché tanto lo stipendio corre lo stesso, siano cadute sulla sua persona. I professori firmatari, quando hanno potuto accedere ai vaccini per una corsia riservata, si sono ben guardati dal lanciare appelli. Tra apparizioni televisive, interventi su YouTube, attività pubblicistica e podcas